Condanne per la contestazione a Minniti al Fla di Pescara
- dicembre 05, 2019
- in misure repressive
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In questi giorni sono arrivati dei decreti penali di condanna per la contestazione a Minniti dello scorso anno al Fla di Pescara.
Il decreto penale è un procedimento speciale con cui si salta sia l’udienza preliminare sia il dibattimento. E’ disposto dal giudice su richiesta del pubblico ministero quando quest’ultimo ritenga che possa essere applicata esclusivamente una pena pecuniaria anche se in sostituzione di pena detentiva. Contro di esso, poi si può far opposizione e ciò prevede diverse variabili che non è interesse spiegare qui.
Quel che invece interessa sottolineare, è come l’uso del decreto penale sia sempre più frequente da parte delle Procure che in tal modo ottengono condanne con celerità.
Nel caso specifico della contestazione a Minniti, le condanne sono per otto compagni/e, a 15 giorni di reclusione ciascuno, commutati in pena pecuniaria di circa 1700 euri a testa.
Per tutti/e pena sospesa, tranne per un compagno (non potendo più “beneficiare” della sospensione della pena) essa diventa esecutiva.
Ai/lle compagni/e viene contestato il fatto di essere andati fuori lo spazio MATTA, con uno striscione che recitava “MINNITI, SALVINI, FACCE DIVERSE STESSI AGUZZINI”, aver acceso un fumogeno ed aver intonato cori contro MINNITI, SALVINI e la Digos, nonostante, dicono, le “forze dell’ordine li abbiano diffidati a desistere dalla manifestazione di cui non avevano dato avviso”.
Le considerazioni al riguardo sono abbastanza scontate.
Soprattutto in relazione a chi, come in questo caso Minniti, si è posto come apripista delle politiche autoritarie e repressive che molti lamentano con l’avvento poi di Salvini.
Si sa bene, quindi, le politiche statali che direzione hanno al riguardo e che attenzione danno, come in questo caso, ad una semplice contestazione.
Con sbirri e procura diligenti nell’emanare condanne nei confronti di chi, ancora oggi, scende nelle strade per contrastare, o cercare di farlo, i nostri aguzzini.
E mentre chi lotta, ancora oggi, rischiando sulla propria pelle, è nel giusto ed è da sprone per tutti gli altri, chi reprime, come in questo caso, rincorrendo condanne, è nel ridicolo e merita lo scherno.
Oltre che l’odio!
da f(r)eccia