Uno studente di una quarta dell’Itis Da Vinci di Carpi ha criticato sul suo profilo Facebook l’esperienza di «alternanza scuola-lavoro» in un’azienda metalmeccanica a cui sono obbligati tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori e ha ricevuto un «sei» in condotta dal consiglio di classe. Il provvedimento è stato così giustificato dal preside dell’Istituto Paolo Pergreffi: «Lamentava – ha detto alla «Gazzetta di Modena» – di non essere pagato per mansioni che considerava ripetitive. Questo proprio il primo giorno in azienda, quando le imprese, tra le prime caratteristiche che chiedono c’è la buona educazione, al di là delle competenze tecniche. Evidentemente la presa di posizione è dovuta a convinzioni ideologiche sull’alternanza scuola lavoro, probabilmente antecedenti rispetto all’inizio del periodo in azienda».
IL PRESIDE ha parlato di un «segnale» inviato allo studente che ha criticato l’alternanza scuola-lavoro: «La decisione presa dal consiglio di classe del 6 in condotta è stata un segnale che si è voluto dare al giovane, che peraltro va bene a scuola, nell’ambito di una valutazione non definitiva». Il carattere «esemplare» del provvedimento non dovrebbe ostacolare il percorso scolastico dello studente che, è stato sottolineato, non ha problemi a scuola. Gli scrutini sono stati fatti a gennaio, il periodo di alternanza scuola lavoro contestato a febbraio. Il 6 in condotta è stato comminato a marzo. «Si tratta di un giudizio intermedio – sottolinea Pergreffi – Non pregiudicherà la promozione del ragazzo, ma abbiamo voluto dare un segnale per un’inversione di rotta nel comportamento. Le affermazioni riportate in quel post sono state inappropriate sia verso l’azienda, sia verso gli insegnanti che si prodigano per portare avanti l’alternanza scuola-lavoro, che richiede molto impegno e coinvolge 500 ragazzi, fra quarte e quinte. Mentre per le terze è previsto l’affiancamento, a scuola, di un tutor aziendale».
LA NEGAZIONE della libertà di critica e il carattere ideologico della censura sono state stigmatizzate dal comitato Sisma.12, un’associazione nata dopo il terremoto del 2012 in Emilia, attiva anche nella scuola: « È un atteggiamento repressivo e antidemocratico» ha detto Aureliano Mascioli. Di «vergognosa» e «intimidazione gravissima» parla il movimento giovanile della sinistra. «Di ideologico qui c’è solo chi vuole una scuola fatta di tanti soldatini obbedienti, sottomessi e silenziosi»,
NELLA STORIA dell’alternanza scuola-lavoro, istituita nel 2015 dal governo Renzi, questo è un nuovo caso dopo quello della nota e del sette in condotta a fine anno richiesti da una tutor del Fai per gli studenti del liceo napoletano Vittorio Emanuele che avevano protestato contro il lavoro gratuito in un museo nella domenica delle palme (il Fai ha chiesto «scusa»). Il caso di Carpi evidenzia un’altra caratteristica del «patto formativo» sottoscritto con le scuole e le aziende con il quale i ragazzi si impegnano a rispettare una disciplina simile a quella degli apprendisti, stagisti o tirocinanti, pur non essendo considerati «lavoratori» che hanno diritto a compensi o indennizzi – particolari chiariti nel «patto».
FORZA LAVORO da sfruttare gratuitamente o soggetti in formazione a cui è negata la qualifica di «lavoratori», gli studenti si trovano in una zona di sospensione del diritto in cui non possono criticare l’istituzione, né l’azienda alla quale sono destinati. La «buona educazione» evocata nelle motivazioni della sanzione disciplinare è il segno che lo studente deve conformarsi a una disciplina morale in cui è vietata l’autonomia e l’indipendenza.
Roberto Ciccarelli
da il manifesto