Da gennaio ad aprile sono stati 4.231 i migranti arrivati a Ventimiglia per attraversare il confine con la Francia, l’unica struttura di accoglienza autorizzata è il Campo Roja gestito dalla Croce rossa: 74 container con appena 444 posti. «All’ingresso c’è un grosso schieramento di polizia, perquisiscono tutti, controllano gli zainetti anche ai bambini. Per poter passare lì la notte bisogna rilasciare le impronte» racconta Chiara Romagno di Oxfam. Tutte misure che allontanano i migranti, che finiscono per accamparsi sul greto del fiume Roja, sotto un cavalcavia, o si disperdono nell’area intorno a via Tenda. Sono bloccati in un imbuto da quando tre anni fa la Francia, con una decisione unilaterale, ha ripristinato i controlli al confine per impedirne il passaggio. In che condizioni vivono è raccontato nel rapporto Se questa è Europa realizzato da Oxfam, Diaconia Valdese e Asgi. Nel 2017 sono stati circa 23mila gli adulti e i minorenni passati da Ventimiglia, provenienti in maggioranza da Eritrea, Afghanistan e Sudan, in particolare dal Darfur. Uno su 4 è un minore, cercano di ricongiungersi con familiari o conoscenti ma spesso viene loro negato il diritto di chiedere asilo previsto dalle norme europee.
HA PROVATO a dare una mano la parrocchia delle Gianchette: prima sono arrivate le proteste di un gruppo di abitanti e poi le minacce, intimidazioni arrivate anche al sindaco Enrico Ioculano. A Ventimiglia la Dda ha documentato la presenza delle Ndrine che non vogliono i migranti, troppa attenzione della stampa e della polizia. La pressione è tale che non si riesce ad aprire un centro per minori non accompagnati e neppure uno per donne. Ad agosto 2016 un’ordinanza del comune ha vietato la distribuzione di cibo ai migranti ad opera di volontari. Il risultato (raccolto in una ricerca di Refugee Rights Europe) è che l’80% di chi vive lungo il fiume non ha abbastanza acqua da bere, quasi il 60% non mangia tutti i giorni.
Vorrebbero andare in Francia ma la Francia non li vuole. A febbraio la polizia transalpina respinse Destiny, una nigeriana malata di tumore e incinta al settimo mese: l’hanno abbandonata a Bardonecchia senza avvisare nessuno, la donna si è aggravata ed è morta. Lo stesso mese i gendarmi trascinarono a forza giù dal bus ancora una donna incinta, il video in rete provocò le proteste dai due lati del confine. A marzo l’irruzione di cinque agenti armati delle dogane francesi nella sala della stazione di Bardonecchia è diventata un caso diplomatico.
I TRANSALPINI respingono persino i bambini, in violazione delle norme interne e internazionali. In base al Regolamento di Dublino, infatti, ai minori non accompagnati non si applica il criterio del paese di primo ingresso. «Eravamo in due, ci hanno fatto scendere dal treno strattonandoci e urlando, poi ci hanno spinti in un furgone nel parcheggio della stazione. Ci hanno dato un foglio (Refus d’entrèe, ndr) e ci hanno rimessi su un treno per l’Italia, senza spiegarci nulla» ricorda un quindicenne del Darfur. I volontari raccontano di guardie di frontiera che tagliano le suole delle scarpe dei bambini. «Dopo le sette di sera – si legge nel rapporto – non è più possibile effettuare respingimenti. Adulti e minori vengono trattenuti illegalmente all’interno di locali della polizia ferroviaria francese fino al mattino in condizioni di promiscuità, senza cibo né acqua, senza coperte o materassi, senza nessuna informazione. A questi locali non accedono né interpreti né legali». Gli abusi fisici e verbali sono la norma: «Gli urlano, gli ridono in faccia, li spintonano, gli dicono ‘tanto di qui non passi’. Ad alcuni aprono il cellulare e portano via la scheda con tutti i dati, i contatti della rubrica, dopo non possono nemmeno più telefonare ai genitori» spiega Daniela Zitarosa di Intersos.
«CI HANNO FATTO stare un pomeriggio e una notte in una stanzetta – racconta una donna fuggita dall’Iraq insieme alla madre, dopo aver subito torture dall’Isis -. Siamo rimaste accasciate sulle sedie, non ci hanno spiegato niente né ci hanno dato cibo o acqua. Ci hanno spinto e strattonato tutto il tempo. Mi hanno pestato con forza i piedi, ho gli alluci tutti neri».
Gli adulti vengono costretti a tornare indietro a piedi, racconta Simone Alterisio di Diaconia Valdese: «Lungo quella strada abbiamo incontrato persone che rientravano anche sotto la pioggia o il sole cocente. L’ultima è stata una ragazza eritrea, giovanissima, con una neonata di quaranta giorni in braccio». Oxfam, Diaconia Valdese a Asgi chiedono alle autorità francesi di bloccare i respingimenti illegittimi e all’Italia di applicare davvero le norme, soprattutto in tema di minori.
Adriana Pollice
da il manifesto