Il coronavirus ha fatto esplodere le carceri di tutto il mondo, ma nell’Italia complottista si evoca la “trattativa”
Durante l’apice della pandemia il malcontento carcerario, poi sfociato in rivolte, non è stato solo un caso italiano. Ma mentre in tutto il mondo nessuno ha visto un disegno criminale ordito da chissà quale “entità”, da noi il retropensiero ha fatto nuovamente da padrone scaturendo non solo interrogazioni parlamentari, ma addirittura inchieste giudiziarie.
Durante l’apice della pandemia il malcontento carcerario, poi sfociato in rivolte, non è stato solo un caso italiano. Ma mentre in tutto il mondo nessuno ha visto un disegno criminale ordito da chissà quale “entità”, da noi il retropensiero ha fatto nuovamente da padrone scaturendo non solo interrogazioni parlamentari, ma addirittura inchieste giudiziarie. Oltre al virus biologico, da noi c’è anche il virus complottista che ha infettato le nostre menti. Un problema che rende il nostro Paese uno “Stato di eccezione” anche per questo.
Prendiamo ad esempio l’Europa: oltre all’Italia, anche in Francia, Croazia, Svizzera, Romania e Grecia ci sono state rivolte e proteste da parte dei detenuti impauriti per lo stesso motivo nostrano.
Nella prigione francese di Uzerch il 22 marzo 200 detenuti hanno preso il controllo di uno degli edifici dell’istituto, incendiato diversi materassi e reso inutilizzabili quasi 250 celle; le ragioni principali delle rivolte sono state la paura del Coronavirus e l’interruzione dei colloqui. Nello stesso giorno diverse proteste di minore intensità sono state registrate anche in altre carceri francesi.
Il 14 aprile alcuni detenuti ristretti in Grecia hanno dato vita a una protesta che ha preso la forma di un’astensione dal lavoro; i detenuti, oltre a protestare per la sospensione dei colloqui, chiedevano serie misure per decongestionamento delle sovraffollate carceri, che non sono mai state adottate dal governo.
Nelle altre parti del mondo idem. Al carcere brasiliano di San Paolo c’è stata una enorme protesta, presa d’ostaggi ed una evasione di oltre mille detenuti.
In Colombia, invece, una rivolta nel carcere di Pasto, nella città di San Juan de Pasto. I detenuti hanno manifestato per due ore, appiccando incendi all’interno del complesso carcerario. Unità della polizia nazionale e la squadra antisommossa dell’esercito sono intervenute per sedare la rivolta. I detenuti chiedevano il rispetto dei loro diritti e la possibilità di ricevere visite dai loro parenti. Tra le richieste: anche la detenzione domiciliare per i reclusi non pericolosi. All’esterno del carcere, diversi membri della famiglia hanno richiesto un controllo della prigione da parte delle agenzie umanitarie.
Lo stesso giorno è scoppiata una rivolta nella prigione di Bouwer (provincia di Cordoba in Argentina). I detenuti hanno chiesto di poter scontare la pena ai domiciliari. Hanno denunciato il fatto che la prigione non aveva adottato alcuna misura sanitaria per proteggerli dal Coronavirus.
Oppure in Libano dove i detenuti, lamentando un grande sovraffollamento, hanno richiesto di essere rilasciati per paura di essere contagiati. Alcuni video hanno mostrato la rabbia dei manifestanti reclusi nelle proprie celle, mentre cercano di appiccare incendi o rompere le porte. Altri hanno dato avvio ad uno sciopero della fame. Tali episodi hanno causato il ferimento di diversi detenuti, alcuni portati in ospedale per ricevere l’assistenza necessaria.
Poi c’è l’Iran dove migliaia di prigionieri hanno organizzato proteste in almeno otto carceri dell’Iran per il timore che potessero contrarre il Covid-19.
Secondo fonti giudicate credibili da Amnesty International, le forze di sicurezza hanno reagito usando gas lacrimogeni e proiettili veri, uccidendo così 35 detenuti e ferendone altre centinaia. In una prigione, un altro detenuto sarebbe morto dopo essere stato picchiato.
Le richieste dei detenuti di tutto il mondo sono state le stesse. Per chi ha reati meno gravi o per i detenuti in regime cautelare, la possibilità di scontare in regime detentivo domiciliare, avendo così la possibilità di mantenere un distanziamento tra detenuti consono alle misure adottate con l’epidemia in corso, mentre per chi resta a regime detentivo carcerario i detenuti di tutto il mondo hanno richiesto l’applicazione di strumenti atti alla protezione individuale, quali mascherine e guanti.
Ma solo da noi, in Italia, c’è chi ha visto un disegno criminale dietro le rivolte. Si evoca la “trattativa Stato Mafia”. Oramai il teorema vale per tutte le stagioni e soprattutto quando si attuano misure per garantire il diritto umano. Tale retropensiero è diventato una spada di Damocle per qualsiasi governo. Reazionario o progressista che sia.
Damiano Aliprandi
da il dubbio