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Cospito deve morire. Il governo lo condanna a morte

Il Consiglio dei ministri affronta il caso Cospito e di fatto lo condanna alla morte. Nordio: «Non intendo revocare il 41bis». Meloni: «Lo Stato non si fa intimidire da chi pensa di minacciare i suoi funzionari».

Alfredo Cospito è stato  trasferito ieri nel carcere di Opera dotato di un centro di cura più adeguato alle sue ormai cattive condizioni di salute, dopo oltre tre mesi di nordiosciopero della fame.  Purtroppo però il solo trasferimento non servirà a salvargli la vita perché non potrà essere sottoposto – per suo esplicita disposizione – ad alimentazione forzata. E «il Ministro della giustizia ritiene di non revocare il regime di cui all’articolo 41 bis», come ha fatto sapere Nordio a tarda sera

L’avvocato Flavio Rossi Albertini, fa sapere che Cospito «proseguirà lo sciopero della fame, su questo non c’è alcun dubbio, è determinatissimo. L’unica novità di questo trasferimento è che nella struttura di Opera hanno specialisti in grado di intervenire tempestivamente in caso di emergenza. Se vogliono il martire, lo avranno».

Giorgia Meloni  prima di incontrare i suoi ministri ha dichiarato: «Credo che lo Stato non debba farsi intimidire da chi pensa di minacciare i suoi funzionari»,  Da Nordio probabilmente ha ascoltato anche le novità contenute nell’istanza depositata in Via Arenula dall’avvocato Rossi Albertini per chiedere al Guardasigilli di revocare il 41 bis: una sentenza che scagiona Cospito dall’accusa di essere stato l’ispiratore di una supposta cellula insurrezionalista a Roma. Il ministro ha tempo fino al 12 febbraio per pronunciarsi, ma per respingere l’istanza basta non rispondere.

Da Tajani la premier ha ricevuto l’informativa sulle iniziative adottate dalla Farnesina per «rafforzare la sicurezza delle sedi diplomatiche italiane all’estero». Perché, come ha sottolineato il ministro degli Esteri, «dobbiamo separare la vicenda personale, su cui è competenza del ministro di Giustizia intervenire, e la vicenda che riguarda gli attacchi». La stessa Farnesina sarà sottoposta a misure di sicurezza rafforzate, e sono stati disposti «maggiori controlli per quanto riguarda la protezione delle nostre sedi diplomatiche e consolari in tutto il mondo, soprattutto dove si temono di più rischi». «Certamente gli attentati di Atene e quello di Berlino e l’assalto al consolato di Barcellona ci preoccupano, ma con chi usa violenza il governo non è disposto a trattare, perché – sottolinea Tajani, strizzando il solito occhiolino ai sindacati di polizia – insieme alle violenze contro le sedi diplomatiche ci sono state quelle contro le forze dell’ordine a Roma, e questo è assolutamente inaccettabile. Non si può usare violenza contro le istituzioni e le forze dell’ordine».

Per il ministro dell’interno Piantedosi il 41 bis in questo caso «è stato applicato ad un personaggio di discreta pericolosità, valutata tale dagli organismi competenti. Si tratta di una persona condannata in via definitiva per gravissimi reati»,  riferendosi però  alla condanna per la gambizzazione dell’Ad di Ansaldo nucleare, Roberto Adinolfi, avvenuta nel 2012 (la cui pena a 10 anni circa è stata già scontata da Cospito). L’anarchico si trova però ancora in carcere perché è stato condannato dalla Corte d’appello di Torino a 20 anni per i due ordigni scoppiati, nel 2006, a mezz’ora di distanza l’uno dall’altro di fronte alla caserma allievi carabinieri di Fossano senza che questi provocassero danni a persone e cose. Per questo crimine la Cassazione ha riformulato l’accusa in strage contro lo Stato, reato che prevede l’ergastolo, e rinviato gli atti alla Corte d’Appello, la quale a sua volta ha sollevato la questione di costituzionalità sull’ergastolo – ostativo, in questo caso – comminato per un attentato che avrebbe potuto ma non ha prodotto vittime, né feriti. Alla Consulta però gli atti non sono ancora mai arrivati. Dunque il processo è fermo.

Il capo della polizia  Lamberto Giannini, dal canto suo, sostiene che non c’è da tenere d’occhio la sola galassia anarchica ma, più in generale, tutti gli ambienti antagonisti. «Queste violenze e queste proteste si stanno ripetendo – ha detto ieri – ed è una situazione molto grave che dovrà essere esaminata con la massima attenzione: stiamo seguendo il fenomeno molto da vicino su tutto il territorio nazionale».

La procura di Roma, inoltre, avrebbe dieci fascicoli aperti sugli anarchici, gli ultimi due dei quali riguardano proprio i fatti di Barcellona e Berlino. I reati ipotizzati sono danneggiamento e incendio aggravati dalla finalità di terrorismo: gli stessi per cui si indaga sul rogo della macchina della consigliera diplomatica ad Atene Susanna Schlein dello scorso dicembre.

IL REGIME DI 41 BIS invece è stato firmato otto mesi fa circa dall’allora ministra Cartabia per evitare che i continui proclami rivoluzionari pubblici di Cospito venissero veicolati attraverso riviste e siti dell’area anarchica. Dopo il no del Tribunale di Sorveglianza, l’avvocato Rossi Albertini ha presentato ricorso in Cassazione contro il carcere duro cui è sottoposto il suo assitito: la decisione è attesa per il 7 marzo. I ministri riuniti ieri sera hanno rinviato «ogni decisione nelle sedi opportune».

«La fermezza resta la linea del governo – è quanto emerso dal Cdm – che non si farà condizionare dagli eventi esterni di questi giorni».

Stamattina, martedì 31 gennaio, conferenza stampa intanto dei ministri Tajani, Piantedosi e Nordio. Un appuntamento totalmente allineato alla vulgata diffusa da destra, istituzioni e buona parte dei media mainstream: “L’ondata di gesti vandalici prova che il legame tra il detenuto e i suoi compagni rimane e tenderebbe a giustificare il mantenimento del 41 bis” ha detto il Guardasigilli.

L’esecutivo, in sostanza, se ne lava le mani, scaricando la palla del 41 bis – disposto dalla precedente ministra di Giustizia, Cartabia – sulla magistratura, a partire dalla Cassazione. I giudici si pronunceranno sul ricorso dell’avvocato difensore, Rossi Albertini, solo il 7 marzo, ossia tra oltre un mese: davvero difficile pensare, però, che Cospito ci arrivi vivo, visto lo sciopero della fame.

Sul tema istanze e ricorsi il ministro Nordio prende tempo, sostenendo anche che “la decisione sul mantenimento del 41 bis ad Alfredo Cospito “sarà presa dopo un maturato studio della situazione giuridica. Qualsiasi decisione sulla parte che ci compete non può e non deve essere adottata se prima non riceviamo pareri delle autorità giudiziarie”.

Così il ministro Nordio, poi in Commissione Giustizia, dove diversi deputati – in particolare Alleanza Verdi Sinistra – hanno presentato richieste di stop del 41 bis. Prima, in aula alla Camera, bagarre dopo che il capogruppo Fdi Donzelli ha chiesto alle opposizioni di “scegliere se stare con lo Stato…o con terrorismo e mafia”.

Sempre a Roma, da oggi pomeriggio, martedì 31 gennaio, nuova tre giorni di iniziative diffuse di piazza a Roma contro il 41 bis. Dalle ore 18 oggi annunciate mobilitazioni diffuse nei quartieri della Capitale; domani alle ore 16 presidio sotto il Ministero della Salute, mentre giovedì assemblea pubblica cittadina a Lettere, dentro la Sapienza.

Sulla conferenza stampa governativa e in particolare le parole del Guardasigilli, il commento a Radio Onda d’Urto di Frank Cimini, storico cronista di giudiziaria, oggi per il sito www.giustiziami.it e Il Riformista. Ascolta o scarica

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