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Il CPR è un luogo di tortura, fisica e psicologica

Agenti strappano il filo di ferro dalle labbra di un trattenuto al CPR di Milano

E’ successo nel CPR di via Corelli, dove un ragazzo tunisino si era cucito la bocca per protesta contro la detenzione e i rimpatri. Gli agenti, invece di portarlo in infermeria, lo hanno immobilizzato e gli hanno strappato con le loro stesse mani il filo di ferro dalle labbra. La denuncia e il video sono stati pubblicati dalla rete Mai più lager – NO ai CPR e ripresi da Fanpage.it.

Nel post che accompagna il video la rete milanese attiva dal 2018 scrive che è «forse la ripresa di una delle scene più barbare che abbiamo ricevuto».

«Non potendolo imbarcare così – prosegue Mai più lager – NO ai CPR – si è pensato bene di procedere con un terrificante “fai da te” anziché portare il ragazzo in infermeria e far svolgere il compito ad un dottore (se mai ce n’era in sede uno) per quindi farlo medicare prima del viaggio. Si sentono, nel video, le urla (a bocca chiusa) mentre il filo viene strappato e, probabilmente uno dei responsabili, esortando un agente, intima “toglila! toglila!”. Le gambe si dimenano tanto, che l’agente che le sta mantenendo fisse al suolo per non farlo scalciare, fa un balzo all’indietro. Dopo la macabra operazione, alla quale i compagni hanno dovuto assistere impotenti dalle celle, il ragazzo è stato rimpatriato, lasciando qui la moglie e il figlio di una decina d’anni, ora disperati quanto lui».

Cucirsi la bocca con il filo spinato è una pratica non inusuale nei CPR e insieme ad altri atti di autolesionismo sono forme di protesta contro l’ingiusta detenzione e il rimpatrio forzato.

«Alcuni giorni fa – spiega la rete contro i CPR che ha pubblicato diversi report sulle condizioni del lager via Corelli e organizzato numerose mobilitazioni – una persona ha ingerito le pile del telecomando per non essere deportata, ed è stata ricoverata per i forti dolori, essendosi aperta nello stomaco una delle batterie. E’ stata dimessa e fatta rientrare in centro con ancora una nell’intestino. Le distorsioni e fratture di arti ogni settimana non si contano, i tagli da autolesionismo pure».

Inoltre secondo le testimonianze raccolte continuano le deportazioni notturne a sorpresa e spesso avvengono con colluttazioni. «Chi assiste quotidianamente a queste scene, chiuso senza sapere perché e per quanto e con quale futuro, perde progressivamente il senno o viene comunque portato all’esasperazione».

Il CPR di Milano, come tutti gli altri, è un luogo di tortura, fisica e psicologica. Non lo si può nascondere, davanti a queste immagini e alle innumerevoli prove raccolte.

Mai più lager – NO ai CPR

La chiusura del CPR è una delle rivendicazioni principali della mobilitazione che la rete insieme a varie realtà antirazziste di Milano e provincia sta organizzando per domenica 18 dicembre “SCONFINIAMO! – Mobilitazione contro le politiche razziste e repressive” con ritrovo in piazza Duca d’Aosta alle 14.30.

L’invito è quello di schierarsi e prendervi parte.

da Melting Pot Europa