Nella mattinata di venerdì 24 luglio la Questura di Cuneo ha operato lo sgombero dello spazio antistante il Movicentro con un’azione lampo e senza preavviso che ha destato lo sconcerto di chi lavora per aiutare i senza tetto nei momenti di sanificazione in questo momento di emergenza.
È ormai polemica aperta tra il questore di Cuneo e le associazioni del terzo settore della città, accusate dal capo della polizia cuneese, Emanuele Ricifari, di contribuire ad aumentare l’assembramento dei senza tetto presso il Movicentro e di «arrecare un danno alla comunità, ritenendo di fare del bene» (Cuneodice, 24 luglio).
Gli spazi del Movicentro, nei pressi della stazione ferroviaria di Cuneo, a seguito della chiusura del sottopassaggio avvenuta a inizio giugno, avevano visto aumentare la presenza dei senza tetto, costretti a sistemarsi all’addiaccio sotto la tettoia della struttura.
La stampa locale cuneese riportava già da tempo la denuncia dei residenti, delle Acli e degli attivisti per le condizioni di indegnità in cui si trovavano «gli sfortunati», caldeggiando un intervento delle istituzioni, in primis del Comune, per progettare a loro favore una situazione di vita più dignitosa, attraverso il recupero di spazi di proprietà comunale; altri attori, con disegno assai meno benevolo, segnavano all’attenzione delle istituzioni i «senza dimora» come scampoli da rimuovere per il pubblico decoro.
Nella mattinata di venerdì 24 luglio la Questura di Cuneo ha operato lo sgombero dello spazio antistante il Movicentro con un’azione lampo e senza preavviso che ha destato lo sconcerto di chi lavora per aiutare i senza tetto nei momenti di sanificazione in questo momento di emergenza.
Giovedì sera, a pochissime ore dall’intervento, il Comune si è ritrovato ad un tavolo con la cooperativa Armonia ed otto comuni che hanno sottoscritto il Fami, per discutere la situazione degli stagionali dei «comuni della frutta» di Cuneo (alcuni dei quali accampati al Movicentro). La vicesindaco, Patrizia Manassero, presente al tavolo giovedì sera, sostiene che il Comune era informato delle procedure di sanificazione, ma non dello sgombero, aggiungendo però che il questore non è tenuto a dare preavvisi su una simile operazione.
I senza tetto, stando a quanto ci viene riportato da Giulia Marro, vicepresidente del Comitato del quartiere Cuneo centro, sarebbero stati invitati ad accantonare i loro zaini in un angolo, secondo l’uso di una procedura di sanificazione, con la certezza di recuperarli al suo termine. La Marro è stata avvertita da una persona presente sul posto che, invece, i camion della Docks Lanterna, azienda privata cui è demandata la gestione dello smaltimento dei rifiuti nel comune, avevano già caricato gli effetti personali degli sgomberati per depositarli presso il loro deposito di Borgo San Dalmazzo dove li avrebbero tenuti alcuni giorni.
Gli operatori delle cooperative, avvisati dalla Marro, hanno perciò dedotto che il loro destino finale sarebbe stato la discarica, essendo l’azienda incaricata dello smaltimento dei rifiuti e non d’altro tipo di consegne e si sono precipitati sul posto per ostacolare la partenza dei camion. Ivan Biga, responsabile del settore socio educativo per il comune, ha mediato con Docks Lanterna per evitare la partenza degli zaini, che sono stati poi affidati alla Croce Rossa, presso la quale da sabato 25 è stata attivata l’accoglienza notturna.
Il questore Ricifari ha dichiarato a mezzo stampa che due degli identificati sono risultati irregolari sul territorio nazionale e saranno accompagnati alla frontiera, aggiungendo che «soltanto cinque delle persone controllate sono impiegate nei campi della frutta tra Cuneo e Busca, gli altri sono clochard». Secondo Giulia Marro, invece, gli stagionali non ancora provvisti di contratto regolare, in ricerca o in attesa d’ottenerlo sarebbero la maggior parte degli sgomberati. L’uso del termine «clochard» da parte del questore sarebbe, a suo dire, «non adeguato».
E aggiunge: «È diventato pressoché impossibile trovare un alloggio agli stranieri in questa città. Ecco che molti di essi si riversano nella zona della stazione. Un questore che voglia lanciare un messaggio serio può prevenire l’accampamento nella zona a partire dall’apertura del centro di accoglienza, non prima».
da il manifesto