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Da Genova 2001 alla Val di Susa: ecco il vero volto della “democrazia” borghese.

In questi mesi si sono susseguite numerose operazioni repressive, con decine di denunce ed arresti, utilizzando la fumosa categoria dei “reati associativi”, come da copione, i rapporti di amicizia e di solidarietà, la comune militanza in gruppi e collettivi viene trasformata semplicemente in partecipazione a banda armata.

Si tratta di esempi di politica emergenziale già visti, che hanno portato all’arresto di tanti militanti negli ultimi 30 anni, a perquisizioni, alla messa all’indice di tanti e tante che hanno pagato con il carcere, con l’isolamento sociale e con la perdita del lavoro le proprie scelte di opposizione politica e sociale. Così come avviene in questi giorni con il movimento NO-TAV in Val di Susa, dove repressione e criminalizzazione sono ormai pane quotidiano.

E’ innegabile che le manovre repressive siano costruite ad arte ogni qual volta la criminalizzazione delle lotte sociali e lo smantellamento di aree politiche si rendono utili per deviare l’attenzione generale dalla miseria crescente e dalle politiche di tagli a danno del popolo.

Esprimiamo la nostra solidarietà alle compagne e ai compagni arrestati o variamente colpiti dalla repressione in questi mesi, ai 90 attivisti fiorentini sotto processo per avere difeso il diritto allo studio, essersi opposti alla riforma Gelmini, al fascismo e all’apertura di Casapound, al razzismo e all’apertura dei CIE.

La sentenza della Cassazione del 13 luglio sui fatti di Genova mostra ancora una volta il vero volto della democrazia borghese: colpendo con condanne pesantissime la resistenza alla repressione di Stato attuata nel luglio 2001. Denunciamo il silenzio complice della c.d. Sinistra: l’applicazione della peggiore legislazione emergenziale e di articoli tipici del codice penale fascista contro l’opposizione sociale e politica, con condanne classificate come ostative a qualunque misura alternativa, non può essere nascosta sotto la sabbia e l’ipocrisia della politica da salotto.

Si condanna fino a 15 anni di carcere per episodi di danneggiamento di oggetti, come una banale vetrina, nel corso degli incidenti a seguito delle cariche violentissime di Polizia e Carabinieri nel corso di quella che Amnesty International ha definito la più grave violazione dello stato di diritto in Europa dopo la seconda guerra mondiale; la stessa “giustizia” censura con condanne simboliche (e nessuna pena effettiva) fatti accertati e gravissimi, per le violenze sulle persone (dalle sevizie, fino all’omicidio), compiuti da agenti al servizio dello Stato. Ricordiamo le torture inflitte ai detenuti politici negli anni settanta e ottanta, denunciate in quegli anni costarono il carcere ai giornalisti, mentre i protagonisti di quelle torture sono oggi ai vertici della Polizia di Stato. Gli agenti condannati per le violenze della Diaz, o per omicidio come avvenuto in alcuni processi, sono sempre al loro posto, a reprimere e a controllare la vita di tutti/e.

Con la piu’ importante sentenza politica degli ultimi decenni la Magistratura intende regolare i rapporti dello Stato, nella sua massima espressione autoritaria e violenta, con i movimenti sociali e di protesta per condizionarne in termini strategici la prospettiva possibile ed i confini ammessi, oltre i quali si rischiano 15 anni di galera. In questo senso quella su Genova è una sentenza terroristica, volta ad ostacolare la protesta sociale, al momento dilagante in paesi vicini come in Grecia ed in Spagna, affinché non contagi pure l’Italia.

Questa è la loro “legalita’”.
Solidarieta’ e sostegno alle compagne e ai compagni condannati per i fatti di Genova 2001 e alle loro famiglie.

LIBERE/I TUTTE/I

Gruppo di discussione su Crisi, Repressione, Territorio (Pisa)