4. La rete transnazionale
Taxi del mare.
Venerdì 19 aprile si è conclusa l’infinita udienza preliminare del processo a Trapani contro le ONG, tra cui la Iuventa, che operano soccorso al mare, accusate – fra altri reati – di art. 12 TUI, favoreggiamento dell’immigrazione ‘clandestina’. Dopo milioni di euro spesi dallo Stato italiano in indagini farlocche, la procura stessa, per salvare la faccia, ha chiesto al GIP il non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato a causa della buona fede con cui è stato compiuto. Il GIP è andato oltre, accogliendo la richiesta della difesa di un non luogo a procedere proprio perché il fatto non sussiste – cioè perché la condotta delle ONG non costituisce in reato.
Questo processo, e le indagini sul quale si è bassato, ha dato vento ad una narrazione politica razzista che ha contributo all’ascesa di un governo nemmeno un anno dopo di partiti populisti e di estrema destra, che ha battezzato le navi di soccorso ‘i taxi del mare’ e ‘amici dei trafficanti’. Dopo anni di criminalizzazione delle persone migranti come ‘scafisti’, lo stesso reato era stato utilizzato nei confronti dellə attivistə al mare, sconvolgendo le loro vite e bloccando operazioni di soccorso, lasciando quindi che più persone morissero in mare.
Ci auguriamo che come prossimo passo la magistratura si impegni a indagare sulle matrici politiche di questo procedimento chiuso, ridicolmente, 5 anni dopo la difesa aveva chiesto il non luogo a procedere. Ma anche che si continui di lottare per la libertà di tutte le persone accusate e incarcerate per aver sfidato i confini, che si trovano in processi ugualmente kafkiani, lunghi, e politicizzati.
Cogliamo questo momento per riconoscere il grande valore del lavoro svolto dalla Iuventa Crew nel non dimenticare mai i capitani di queste altre barche; quello eccellente svolto dallə avvocatə di difesa nel tentare di decostruire l’art. 12 TUI al livello giuridico, dall’Ecchr nel monitorare il processo e tenere alta l’attenzione sul caso, e quello della bellissima rete solidale che si è creata intorno a questa lotta.
Libia, Malta, Grecia
Le persone migranti che partono dalla Libia possono finire per essere criminalizzate non solo in Italia, ma in tutta Europa. Nel Regno Unito, Ibrahima Bah, un giovane senegalese , è stato condannato il mese scorso a 9 anni di carcere per essere stato costretto a guidare una barca attraverso la Manica; Captain Support UKlo sta sostenendo in attesa dell’esito del suo appello.
A Malta si terrà un’altra udienza preliminare nel processo a carico degli “El Hiblu 3“, tre adolescenti dell’Africa occidentale arrestati nel 2019 per aver presumibilmente impedito il proprio respingimento illegale in Libia insieme alle altre persone con cui viaggiavano. A maggio, il giudice prenderà un’importante decisione sulla giurisdizione territoriale, dato che i fatti sono avvenuti in acque libiche e internazionali. Il mese prossimo si terrà in Grecia anche il processo a 9 cittadini egiziani, accusati della strage di 500 persone partite dalla Libia a bordo di un peschereccio nel giugno 2023, morti causa di un salvataggio mal organizzato da parte della Guardia costiera ellenica; è stata lanciata una raccolta fondi per le spese legali.
Sempre a proposito della Grecia, ieri a Salonicco si è tenuta la prima l’udienza di appello di Homayoun Sabetara, un rifugiato iraniano arrestato nel 2021 per aver guidato una macchina attraverso il confine turco con la Grecia. Da allora è in carcere, mentre le sue figlie in Germania e lə sue sostenitorə in tutta Europa fanno campagna contro la sua condanna a 18 anni. Potete rimanere aggiornatə su queste e altre campagne sul nuovo sito web di Captain Support, la rete transnazionale di cui facciamo parte.
In giro per l’Italia.
Il film candidato all’Oscar “Io Capitano” ha rappresentato un importante trampolino di lancio, in Italia e non solo, per far luce sulla persecuzione delle persone in movimento accusate di essere scafisti, con proiezioni guidate da attivisti a Milano (con Sea-Watch e Christian Agbor, presidente della commissione stranieri a Padova, lui stesso criminalizzato anni fa), a Roma presso Spin Time con la Clinica Legale Roma 3, e a Caserta presso la Casa del Sociale ‘Mamadou Sy’; abbiamo scritto un articolo di opinione sul film per il New York Times. Negli ultimi mesi abbiamo anche contribuito a numerosi programmi radiofonici attivisti, tra cui Radio Onda Rossa (insieme a Captain Support e altrə attivistə da tutta Italia), Radio Melting Pot (nella puntata speciale su Cutro) e Radio Onda Urto (insieme allə attivistə e avvocatə della Iuventa).
Ringraziamo Saving Humans USA che ci ha sostenuto nell’ultimo periodo; lə avvocatə che ci hanno segnalato i casi che stanno seguendo, anche rendendo disponibili delle sentenze; e lə tantə attivstə che ci aiutano con la traduzione delle lettere e a chiamare i familiari delle detenutə.
‘Dal mare al carcere’
un progetto di Arci Porco Rosso e borderline-europe