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Dalla parte giusta, con Ilaria Salis contro l’Europa della guerra e dello sfruttamento, contro il fascismo sempre

Lettera aperta dell’Osservatorio Repressione sulla candidatura di Ilaria Salis nelle elezioni europee

Nella nostra memoria rimarranno impresse a lungo le immagini di Ilaria Salis trascinata in ceppi e catene davanti il giudice di Budapest per rispondere dei fatti avvenuti in quella città in occasione della mobilitazione internazionale contro il raduno dei nostalgici delle SS, la stessa canaglia nazifascista oggi più che mai al soldo della governance ultra liberista e guerrafondaia della U.E.

Le ragioni che hanno portato Ilaria Salis ad affermare il suo ed il nostro diritto a resistere sono le stesse che quotidianamente ci conducono a lottare contro l’economia di guerra imposta alle donne ed agli uomini di tutto il continente attraverso il taglio dei salari, la precarietà, la privatizzazione della sanità e degli altri servizi pubblici.

A differenza delle anime candide dello pseudo riformismo nostrano sappiamo bene che il regime carcerario cui è sottoposta Ilaria in Ungheria, fatto di sofferenza e violenze psico fisiche, è simile a quello applicato in Italia ad Alfredo Cospito, torturato in forza della vendetta di stato denominata art. 41 bis dell’O.P.

La lunga pena detentiva che rischia di subire Ilaria non è diversa da quella già comminata infatti allo stesso Alfredo Cospito, condannato insieme alla sua compagna ad una lunghissima reclusione per l’esplosione di due petardi nei pressi di una caserma dei Carabinieri.

Queste sanzioni e questi trattamenti sono stati introdotti nei diversi ordinamenti proprio in nome dell’emergenza declinata di volta in volta contro i nemici interni dei vari paesi, unanimemente approvati e condivisi dai partiti di tutti gli schieramenti nazionali, diretti ad estendere progressivamente la platea dei possibili destinatari in forza delle politiche securitarie di gestione dell’ordine pubblico e di criminalizzazione dello scontro sociale.

La “Fortezza Europa“ guarda con odio di classe ai migranti, ai solidali e prepara concretamente la guerra per mantenere l’egemonia del proprio modello predatorio e per annichilire chi si oppone al massacro di popoli, alla distruzione di risorse ed ambiente.

Nella battaglia contro le politiche neo coloniali e suprematiste entra la vicenda di Ilaria, è parte di un processo che, seppure in modo ancora parziale, attraversa il mondo intero per affermare l’insopprimibile diritto di libertà ed organizzazione delle lotte contro lo stato presente delle cose.

In questa prospettiva la candidatura di Ilaria Salis nelle liste elettorali di AVS per le prossime elezioni europee è una possibilità da utilizzare.

Chiarendo comunque degli aspetti importanti: non ci riconosciamo in alcuna forma di collateralismo, riteniamo sbagliate le scelte politiche di AVS ed il suo rapporto con il PD nell’ambito delle rispettive collocazioni istituzionali.

Scrivere il nome di Ilaria Salis sulla scheda elettorale è il mezzo, oggi, da usare per la sua liberazione.

Ognuno farà il suo per fare eleggere Ilaria Salis e liberarla dal carcere ungherese, sapendo però che se su questa vicenda continuerà a pesare l’ipoteca di un lungo processo penale e di una prevedibile severa condanna saremo chiamati tutti ad assumerci le conseguenti responsabilità.

Osservatorio Repressione – Aps

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Comments ( 1 )

  • Teseo

    “(…) la stessa canaglia nazifascista oggi più che mai al soldo della governance ultra liberista e guerrafondaia della U.E.”
    Direi che dovremmo inquadrare il fenomeno relativamente nel suo complesso, poiché così come descritto sembra sia un problema circoscritto alla sola macro entità Europa.
    Il fascismo è presente sì in Europa, ma anche in Russia quanto Cina, America, e comunque strumento del capitale per annientare la coscienza di classe a qualsiasi latitudine, dato che il capitalismo è sviluppato oramai globalmente.
    È importante prestare attenzione a come si presenta il problema, altrimenti si è passibili di una sindrome di Efialte e nella sua forma più grave in quella di Stoccolma. Saluti.