Dana, storica attivista NoTav, sarà arrestata
- settembre 14, 2020
- in lotte territoriali, misure repressive, no tav
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Cronaca di una criminale decisione del tribunale di Torino
E così Dana, compagna no tav della valle di Susa sarà tradotta in carcere per volere del tribunale di Torino.
Da giorni si attendeva l’esito della sentenza del tribunale. I fatti contestati sono la giornata del 3 marzo 2012. Qui di seguito un breve resoconto della giornata con alcuni punti di vista.
A 8 anni di distanza si concretizza così un altro pezzo di criminalizzazione del movimento. Dana in particolare secondo i giudici che così si sono espressi dovrà scontare 2 anni di carcere. Sono state rifiutate tutte le misure alternative proposte dalla difesa. Una delle motivazioni della sentenza è che Dana non si sarebbe allontanata nè dal movimento no tav nè dal territorio continuando a vivere in valle a Bussoleno.
A breve ancora aggiornamenti
Ora e sempre no tav!
da notav.info
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Dana, compagna no tav e del cs Askatasuna di Torino, decine di volte anche ospite delle nostre frequenze per raccontare le lotte del territorio, andrà in carcere. Da giorni si attendeva l’esito della sentenza del tribunale. I fatti contestati risalgono al 3 marzo 2012, una settimana dopo la caduta da un traliccio di Luca Abbà, inseguito dalla polizia, e in quel momento in coma in ospedale.
I No Tav, quel giorno decisero di liberare i caselli di una delle autostrade più care d’Italia, la Torino Bardonecchia, occupata per diversi giorni: un modo per ribadire i veri problemi della valle e le responsabilità della concessionaria Sitaf nell’affare dell’alta velocità.
Dana, che dovrà scontare 2 anni di carcere, si è vista rifiutare tutte le misure alternative proposte dalla difesa. Il motivo? Dopo la condanna non si sarebbe allontanata dal movimento No Tav né da Bussoleno, dove risiede. A 8 anni di distanza si concretizza così un altro pezzo di criminalizzazione del movimento No Tav.
Con queste parole Dana ha voluto salutare amic* e compagn*
Ho la fortuna di potervi salutare tutt* ancora da qui in attesa di essere tradotta in carcere.
Questa vicenda rivela la vergognosa condotta del tribunale, della Questura e della procura di Torino che hanno lavorato intensamente, in vista della ripresa dei lavori, per eliminare dalla loro strada chi può dare forza al movimento No Tav.
Uno dei motivi per cui vado in carcere, scritto nero su bianco, che non mi sono dissociata dalla lotta No Tav, l’altro che ho continuato a vivere in Valle di Susa.
Sono tranquilla per tutte le scelte che ho fatto in questi anni, ho amato la valle e la lotta No Tav per oltre 15 anni e continuerò a farlo anche se fisicamente lontana.
Intanto vi abbraccio, vi farò avere mie notizie. Vi chiedo di continuare la lotta, con tutta la forza e il coraggio che avete.
A presto compagn*
L’intervista a Francesco Richetto, del movimento No Tav della Valle di Susa Ascolta o scarica