Salta il riferimento diretto ai migranti e alle operazioni di salvataggio in mare, ma il principio resta intatto: si punisce chi interviene in soccorso dei barconi carichi di uomini, donne e bambini. Non più con una sanzione compresa tra i 3.500 e i 5.500 euro per ogni persona salvata, come era previsto nella prima stesura, ma con il sequestro amministrativo della nave e con multe che vanno dai 10 mila ai 50 mila euro per il comandante, e «ove possibile all’armatore e al proprietario», della nave che non rispetta il «divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane».
E’ la soluzione trovata al Viminale per rispondere ai rilievi avanzati nei giorni scorsi dal Quirinale al decreto sicurezza bis. Matteo Salvini spera che così corretto il testo, giunto ormai alla quarta bozza, possa finalmente passare l’esame del Colle e approdare in consiglio dei ministri. Dipendesse da lui anche oggi, tanta è la voglia di presentarsi domenica agli elettori con l’approvazione in tasca. Ma il ministro degli Interni deve ancora una volta fare i conti con l’opposizione degli alleati pentastellati. «So che ci sono interlocuzioni tra la presidenza del consiglio e il Quirinale per eliminare alcuni dubbi di incostituzionalità, finché non sono eliminati questi dubbi è inutile parlarne in consiglio dei ministri», taglia corto in serata Luigi Di Maio, mentre dal M5S si continua a puntare il dito sull’assenza di fondi adeguati a finanziare i rimpatri dei migranti irregolari. Come se non bastasse, poi, a frenare sarebbe anche il premier Giuseppe Conte al quale, in un incontro informale avuto nei giorni scorsi, il presidente Mattarella avrebbe fatto presente tutte le criticità del provvedimento. Insomma, nonostante le pressioni della Lega la strada per arrivare al via libera del provvedimento è e resta il salita.
Dopo il consiglio dei ministri di lunedì al Viminale si sarebbe lavorato tutta la notte per rimettere mano al decreto. Le due idee alla base del provvedimento restano: in seguito alle recenti prese di posizione della magistratura, sempre più restia a confermare il sequestro delle navi, serviva trasformare la battaglia contro le ong da questione penale a questione amministrativa, prevedendo sanzioni e sequestri amministrativi contro i quali è possibile ricorrere solo davanti ai Tar. Tolto il riferimento esplicito ai migranti, restano le sanzioni per chi viola il divieto ad entrare nelle acque territoriali italiane. Piccole modifiche anche per quanto riguarda un altro punto controverso del decreto bis, là dove si prevedeva una modifica del Codice della navigazione per trasferire dal ministero dei Trasporti al Viminale i poteri di limitare o vietare l’ingresso di navi nelle acque territoriali. A prevedere questo passaggio è ora una norma al Testo unico sull’immigrazione.
Limature che non cambiano di una virgola l’intento di fermare i salvataggi in mare che nei giorni scorsi è stato criticato duramente anche dall’Onu, e che non è detto soddisfino del tutto il Quirinale. Del resto in serata è lo stesso Viminale a sottolineare come le modifiche apportate altro non sono che « semplici correzioni tecniche che non hanno in alcun modo cambiato la sostanza del testo». A questo punto resta da vedere se oggi il decreto approderà o no in consiglio dei ministri. Da parte sua Di Maio non esclude affatto la possibilità di far slittare l’ennesimo provvedimento bandiera del Carroccio a dopo il 26 maggio, quando le urne per le elezioni europee saranno già chiuse. E quando a quel punto si potranno fare i conti anche sulla stabilità del governo.
Carlo Lania
da il manifesto