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Decreto sicurezza, codice penale contro le lotte sociali

Chi fa sua la bandiera della legalità in un mondo di ingiustizie e disuguaglianze sociali crescenti non può che essere portatore di una visione politica nemica del dissenso e del conflitto

Il decreto sicurezza Salvini bis è stato approvato dal Consiglio dei ministri. Un altro grande passo avanti è stato fatto verso la repressione del dissenso sociale e per criminalizzare le persone immigrate in Italia. Certo, i rappresentanti del Governo ribaltano questo ragionamento, parlando di un provvedimento non repressivo e utile per lottare contro l’immigrazione clandestina. Mentre, non pago della criminalizzazione delle persone migranti e delle navi di solidarietà, per i quali il Decreto prevede la possibilità di sequestro, Luigi Di Maio ha chiesto più espulsioni, parlando di circa 500 mila persone irregolarmente presenti in Italia.

Come dire? È in atto una gara nel Governo a chi chiede più misure repressive e più ferocia contro gli stranieri. E chi paga il costo di tutto ciò? Le persone immigrate, certamente, insieme a tutte quelle che non sono abituate ad implorare per i loro diritti, che nono vogliono vivere delle elemosine di Stato con il cosiddetto reddito di cittadinanza, che non sono attive nel rivendicare giustizia per sé e per gli altri. È contro queste persone e, in particolare, le forme attraverso cui spesso le lotte sociali si esprimono che si dirige tutta la seconda parte del decreto.

Questo decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica introduce delle enormità. Ad esempio, dispone fino a quattro anni di carcere per chi utilizza fumogeni in una iniziativa pubblica, prevedendo che “chiunque, nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, lancia o utilizza illegittimamente, in modo da creare un concreto pericolo per l’incolumità delle persone o l’integrità delle cose, razzi, bengala, fuochi artificiali, petardi, strumenti per l’emissione di fumo”. E fino a cinque di detenzione per chi “distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico”.

Ciò che si introduce è un diritto penale pensato specificamente contro le lotte sociali. E se l’invettiva di Matteo Salvini si dirige a senso unico contro i centri sociali, basti pensare che quelle forme di lotta sono proprie di tanti picchetti operai così come delle mobilitazioni popolari contro discariche e inceneritori che hanno attraversato il Sud Italia negli ultimi quindici anni.

Un disegno repressivo si va compiendo e tutto il Governo lo avalla. Anzi, i rappresentanti del Movimento 5 stelle ne sembrano molto contenti. E non potrebbe essere diversamente. Chi fa sua la bandiera della legalità in un mondo di ingiustizie e disuguaglianze sociali crescenti non può che essere portatore di una visione politica nemica del dissenso e del conflitto sociale. E così la deriva autoritaria accelera e l’Italia si avvia a diventare uno Stato in cui lo slogan ‘prima la polizia’ si fa pericolosamente politica di governo.

Gennaro Avallone

da SalernoSera

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