È l’inferno in terra. È un luogo disumano. Di uomini privati della libertà personale e di ogni diritto. Non è più vita. È il carcere di Poggioreale, il penitenziario più affollato d’Europa.
di Francesca Sabella
E lo ha detto bene il presidente della Camera Penale di Napoli Marco Campora che oggi, nella biblioteca Tartaglione del Nuovo Palazzo di Giustizia ha preso parte alla conferenza stampa organizzata da Magistratura Democratica (MD) per illustrare il report della recente visita effettuata insieme con l’associazione Antigone a Poggioreale. “Non c’è possibilità di salvare questo carcere, è una struttura vetusta e inadeguata” ha detto senza mezzi termini Campora. Ma pare che qui nessuno lo capisca, entrare a Poggioreale vuol dire avviarsi a morte. Ce lo ricordano i suicidi dietro le sbarre, solo a Poggioreale nell’ultimo anno si sono tolte la vita 21 persone e si contano anche 267 tentativi di suicidio. E nell’ultimo anno in Italia hanno deciso di uccidersi in cella 82 detenuti. Sono i numeri di una strage, una strage silenziosa che passa in sordina come pure passano in sordina le vite degli ultimi, dei dimenticati, di quelli che tanto stanno in carcere e quindi la loro vita vale sicuramente meno di una persona “libera”.
Dalla visita, risalente allo scorso 4 febbraio, è emerso un quadro deprimente, esclusivamente a tinte fosche che, quando rappresenta alcuni padiglioni, diventa assume i colori cupi di un girone dell’Inferno dantesco. La capacità dell’istituto prevede una presenza massima di 1639 detenuti, ma ce ne sono 2003 (qualche mese prima, lo scorso ottobre, erano 2126) il 50% dei quali con pena definitiva. Numeri impressionanti che, per Marco Campora, possono essere fronteggiati unicamente con un’amnistia e un indulto. Poi, ha spiegato che “l’unica soluzione per il futuro è la depenalizzazione, ma la politica deve affrontare il tema con serietà, perché si tratta di un’emergenza democratica, costituzionale e, ancora prima, umana”. Dietro quelle sbarre c’è un mondo infernale, ma siamo tutti cechi, sono tutti ciechi.
Umidità e muffa nelle celle, che i detenuti cercano di arginare con la carta, mentre con il cartone si cerca invece di ostacolare l’ingresso dei topi: si è trovata davanti anche questo la delegazione di Magistratura Democratica. A illustrare il report è stata oggi il sostituto procuratore di Napoli Gloria Sanseverino, segretaria di Magistratura Democratica (MD) che ha parlato di un “appuntamento particolarmente sentito, non solo dagli operatori ma anche dal cittadino che si interroga sul sistema penitenziario e sulla possibilità di calpestare la dignità umana”.
Sanseverino ha illustrato una situazione gravissima, a dispetto degli sforzi della direzione del carcere: a Poggioreale, accanto ai padiglioni chiusi tempo fa per gravissime carenze (“c’erano i wc a pochissima distanza dalla cucina e dalla tavola dove i detenuti consumavano i loro pasti”), come il Roma, attualmente in ristrutturazione, “ce ne sono anche altri dove la situazione è dignitosa (i padiglioni Firenze e Genova) ma anche altri dove invece sono state registrate importanti criticità, come gli spazi per la socialità pressocché assenti e le docce in comune e mal messe. Al sovraffollamento si affianca, ha spiegato Sanseverino, carenza di personale (tra la polizia penitenziaria, i medici e i mediatori culturali). “Anche in carcere le persone di ammalano”, ha detto il magistrato, “ma ci sono pochissimi medici”.
Una situazione inimmaginabile. “Per capire cosa sia il carcere di Poggioreale – ha detto ancora il presidente della Camera Penale – bisogna entrarci. La visione è choccante. C’è gente annichilita, inebetita. Altro che reinserimento sociale: quando quelle persone lasceranno la detenzione non potranno fare altro che mostrare rancore contro chi è libero perché a loro non è stata data alcuna chance. E questo è intollerabile”. Cos’altro stiamo aspettando? Che sia troppo tardi? È già troppo tardi.
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