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Denunciati attivisti No Muos

La borghesia imperialista italiana vuole la guerra e la fame. La nostra lotta sarà sempre più dura. Solidarietà ai compagni e alle compagne denunciati

E’ di pochi giorni fa la notizia della denuncia giunta ad un compagno del Movimento No Muos dalla questura di Caltanissetta in seguito alla manifestazione che domenica 7 agosto ha portato centinaia di persone ad un passo dalla base che ospita il MUOS.

Ebbene per tre compagni la stessa questura aveva riservato un’altra denuncia. Questa volta si accusano i tre di aver organizzato nella notte di giorno 6 una manifestazione non autorizzata nei pressi della base.

Non vogliamo qui ribadire quanto sia legittimo per tutti e tutte scendere in quelle strade che costeggiano la base, inutile ribadire quanto sia illegittima la presenza arrogante degli Stati Uniti e della loro base di morte nella sughereta di Niscemi. E’ con la lotta che portiamo avanti da 10 anni nei territori e che oggi vede un nuovo intensificarsi che testimoniamo nel concreto tutte le ragioni di cosa sia legittimo e cosa no in questa terra.

La repressione ha sempre caratterizzato la risposta delle istituzioni a chi ha portato avanti con coraggio e determinazione la lotta contro la base con tutti i mezzi che sono stati e sono necessari.

E’ questa determinazione, il coraggio dato dalla limpida ragione di una lotta che combatte l’oppressione dei popoli tanto fuori quanto dentro i confini nazionali, che oggi spaventa il sistema capitalista.

Testimoniano questo non solo la pioggia di denunce ingiustificabili, gli idranti e i CS usati contro il movimento NoMUOS, ma le accuse di associazione a delinquere, gli arresti e i fogli di via che colpiscono con sempre più ferocia lavoratori e lavoratrici, attiviste e attivisti e quanti si battono contro questo sistema e lo strascico di miseria che si porta dietro: morte e guerra fuori dai confini, fame e povertà al loro interno.

Il campeggio No MUOS di quest’anno ha voluto riportare l’attenzione su quanto sia centrale il tema della guerra, quindi dell’imperialismo, oggi. Lo si vede nelle piazze dove ormai alla parola fame e povertà si affianca inevitabilmente la parola guerra, guerra cara agli interessi dei padroni e pagata dai popoli col sangue e la miseria. Lo si vede alle porte di un autunno in cui l’incertezza sui razionamenti di energia e beni alimentari regna sovrana.

Però questo accanimento repressivo mette nero su bianco la conferma che oggi attaccare la guerra e i centri da cui questa viene preparata ed esportata è una strada giusta, fondamentale da seguire.

Quel che resta certo è che combattere la repressione significa intensificare la lotta, diffonderla, senza fare un passo indietro. Significa fare tremare le fondamenta del sistema che la usa a propria esclusiva difesa. Significa rimboccarsi le maniche e lavorare di più e meglio in questo autunno e oltre, contro chi vuole guerra e fame.

I popoli in rivolta scrivono la storia!

No Muos

 

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