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Draghi manda più uomini alla NATO e più armi pesanti a Kiev

Alla guerra, alla guerra!!! L’Italia è pronta a rafforzare il proprio schieramento militare in Est Europa nell’ambito delle operazioni NATO di “contenimento” anti-Russia.

di Antonio Mazzeo

A dichiararlo il ministro Lorenzo Guerini (Pd), intervenuto il 5 maggio scorso in Commissione Difesa di Camera e Senato. “Relativamente all’impegno del nostro paese in supporto all’Ucraina, abbiamo deciso di rafforzare la postura di deterrenza e rassicurazione, con particolare attenzione sui paesi del fianco Est”, ha dichiarato Guerini. “L’Italia già contribuisce a queste misure in maniera significativa, con una componente terrestre in Lettonia, una componente aerea in Romania e Islanda e una componente navale nel Mediterraneo Orientale. A questo sforzo si aggiungeranno gli impegni in Bulgaria e Ungheria, che saranno inseriti nella delibera Missioni di prossima presentazione al Parlamento”. (1)

Il tricolore sventolerà in territorio bulgaro ed ungherese, dunque. Come e in che modo? Lo Stato maggiore della Difesa non è disponibile a fornire alcun elemento. Secondo Analisi Difesa il nuovo “contributo” italiano contro Mosca comprenderebbe “forze terrestri dell’entità di uno o due battaglioni di fanteria (oppure solo di loro componenti a livello compagnia)” da inserire nei gruppi da combattimento multinazionali che la NATO ha schierato in tutti gli stati membri dell’Europa orientale, dalle Repubbliche baltiche sino al Mar Nero. Conti alla mano, sempre secondo Analisi Difesa, in Bulgaria e Ungheria dovrebbero essere inviati tra i 500 e i 1.000 militari delle forze d’élite dell’Esercito. (2)

Il governo Draghi & C. sceglie dunque la linea dura promossa da Washington: più uomini per l’Alleanza e più armi pesanti per le forze armate di Kiev. “Sulla base di quanto indicato dalla legge e in relazione all’evoluzione sul terreno, l’impegno italiano continuerà a supportare l’Ucraina nella sua difesa dall’aggressione russa anche con dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda indiscriminatamente le città e la popolazione civile”. Si tratta cioè di sistemi offensivi in grado di colpire oltre-frontiera, direttamente in territorio russo. Armi le cui caratteristiche tecniche e quantità continueranno ad essere secretate per “non provocare” Mosca ed “evitare di palesare eventuali vulnerabilità delle forze ucraine”, anche se Lorenzo Guerini qualcosa in più ai commissari parlamentari l’ha detta: sistemi controcarro e di difesa aerea a cortissimo raggio, mortai, munizionamento di artiglieria, sistemi di comunicazione, dispositivi di protezione individuale e kit di sopravvivenza. Forniture belliche solo in parte recuperate dagli arsenali di esercito, marina e aeronautica. L’Unione europea ha infatti approvato un fondo finanziario per un miliardo e mezzo di euro attraverso lo strumento European Peace Facility, a cui potranno attingere tutti gli stati membri per acquistare altre armi, attrezzature belliche e munizioni da inviare ai reparti ucraini. (3)

La proiezione bellica delle forze armate italiane in Ungheria e Bulgaria è stata preparata meticolosamente dagli uomini di vertice della Difesa. Il 7 marzo, quindici giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il ministro Lorenzo Guerini si è recato a Budapest per incontrare il suo omologo ungherese, Tibor Benkő. “Nella bilaterale sono stati affrontati temi di interesse comune quali le conseguenze sulla sicurezza internazionale dell’aggressione all’Ucraina, la collaborazione militare e industriale”, riporta la nota stampa del dicastero. Ciliegina sulla torta la firma di una dichiarazione di intenti con cui Roma e Budapest si impegnano a “rafforzare la cooperazione strutturata in ambito militare anche sul piano dell’addestramento in ambito terrestre, aereo e nel dominio cyber”. (4)

Una decina di giorni dopo è stato il neo-responsabile del COVI – Comando Operativo di Vertice Interforze, il generale Francesco Paolo Figliuolo (sì proprio lui, l’ex onnipotente commissario straordinario della guerra al Covid19) a recarsi in visita ufficiale in Ungheria e incontrare i reparti alleati impegnati nell’esercitazione Eastern Shield e quelli del regime xenofobo di Viktor Orban che operano lungo il confine nazionale a supporto delle attività di “controllo” dei flussi di migranti provenienti dall’est Europa. Successivamente il generale Figliuolo si è recato presso il confine ucraino, nella cittadina di Fehérgyarmat, sede della task force Charlie schierata accanto alle forze di polizia per regolare l’assistenza a favore dei rifugiati in fuga dal sanguinoso conflitto ucraino. La missione in Ungheria del generale dell’emergenza anti-covid non ha avuto però solo fini “umanitari”; innumerevoli infatti gli incontri effettuati con i vertici militari di Budapest e delle forza di pronto intervento NATO attiva nel paese. “Nei pressi della città di Várpalota il generale Figliuolo ha assistito a un briefing sulla Multinational Division Centre (MND-C) alleata, che al momento ha raggiunto la capacità operativa iniziale”, spiega lo Stato Maggiore italiano. “Successivamente, ha presenziato alla fase finale dell’esercitazione Livex a fuoco che ha visto impegnate sul terreno unità ungheresi di fanteria leggera, media e pesante, supportate da elicotteri d’attacco, artiglieria, mortai e velivoli ad ala fissa per attività di Close Air Support”. (5)

In Bulgaria invece non si è registrata ancora una missione sul campo della Difesa, ma le relazioni militari di Roma con Sofia non sono certamente meno consolidate di quelle con Budapest. Meno di un anno fa gli esploratori paracadutisti del 183° Reggimento “Nembo” della Folgore hanno partecipato all’esercitazione multinazionale Swift Response 2021, la prima di una lunga serie che le forze armate USA, NATO e di altri paesi europei partner hanno svolto nella primavera-estate dello scorso anno alle frontiere con Ucraina, Russia e Bielorussia (Defender Europe). I parà italiani hanno raggiunto la Bulgaria a bordo di un grande velivolo cargo C27J della 46^ Brigata Aerea  di Pisa dal quale hanno effettuato un lancio sulla zona di esercitazione. “Una volta a terra i militari italiani si sono congiunti ad un team di controllo aereo tattico statunitense che ha garantito il supporto aereo”, scrive Report Difesa. I parà della Folgore hanno operato come unità di ricognizione a lungo raggio e la raccolta e il riporto dei dati informativi hanno permesso l’intervento operativo delle unità della 173^ Brigata Aviotrasportata dell’Esercito USA, appositamente trasferite in territorio bulgaro dalle basi italiane di Vicenza ed Aviano. (6)

Non è casuale dunque che proprio nelle scorse settimane uomini, mezzi  e sistemi d’arma della 173^ Brigata Aviotrasportata siano stati schierati in Lettonia per operare a fianco del Battle Group multinazionale che la NATO ha reso operativo in questo paese. In questo gruppo di combattimento è stata integrata la task force dell’Esercito italiano con circa 240 militari (unità del 2° Reggimento Alpini, del 1° Reggimento “Nizza Cavalleria” della Brigata Alpina “Taurinense”, del 17° Reggimento Artiglieria Controaerei e del 2° Reggimento Trasmissioni alpino) e 135 mezzi terrestri (blindati, cingolati e carri armati).

“In base alla decisione assunta dai Capi di Stato e di Governo dell’Alleanza durante il Summit di Varsavia del luglio 2016, l’Italia con il Task Group Baltic prende parte al dispositivo NATO di quattro Battle Group multinazionali, ciascuno guidato da una framework nation (Canada in Lettonia, Germania in Lituania, Regno Unito in Estonia e USA in Polonia)”, spiega lo Stato Maggiore. (7) Il potenziamento del dispositivo alleato in Europa orientale precede pertanto di sei anni l’aggressione russa all’Ucraina e da allora le forze terrestri d’eccellenza italiane si sono alternate in Lettonia per consolidare la cooperazione tecnica con i partner (Albania, Canada, Islanda, Lettonia, Montenegro, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Spagna) in quella che è stata denominata Operazione Baltic Guardian.

Le molteplici attività svolte in questi sei lunghi anni confermano che quella in terra lettone non è stata assolutamente una presenza simbolica né tanto meno meramente “dissuasiva” dell’orso russo. Utile soffermarsi sulle esercitazioni promosse alla vigilia e durante l’attacco di Putin all’Ucraina. Manovre di avvicinamento e combattimento con  azioni in bianco e a fuoco con blindo armata Centauro sono state svolte dagli alpini della “Taurinense” a metà gennaio ad Adazi, quartier generale del Battle Group NATO in Lettonia. “La bocca da fuoco da 105 mm ad anima rigata, il sistema di puntamento auto stabilizzato con unità di elaborazione dati e il rapporto peso potenza costituiscono gli elementi operativi della blindo armata Centauro, mezzo in dotazione alle citate unità”, si legge nel comunicato del Ministero della Difesa che sembra più uno spot pubblicitario dell’autoblindo prodotto dal consorzio industriale Iveco-Oto Melara che un report finale sulle attività addestrative nel baltico. “Duttile sotto il profilo tattico ed operativo, la Centauro è capace di sparare anche in movimento sfruttando la stabilizzazione della linea di mira (…) L’elevata mobilità e autonomia su strada e la grande capacità di percorrenza fuoristrada consentono alle Unità di Cavalleria di effettuare la condotta combinata di attività tattiche offensive, difensive e abilitanti, nell’ambito di campagne di combattimento”. (8) Ancora da metà gennaio 2022 e per tutto febbraio, le truppe alpine impiegate nell’ambito dell’Operazione Baltic Guardian hanno testato il proprio stato di prontezza e l’interoperabilità in ambito multinazionale, utilizzando per il trasporto del personale in ambiente montano i cingolati da neve BV2906/S7 prodotti dall’holding britannica BAE Systems Land.

A fine gennaio i reparti dell’Esercito hanno svolto in Lettonia attività addestrative di tiro dinamico utilizzando le armi installate sui veicoli multiruolo blindati VTLM “Lince” anch’essi prodotti da Iveco Defence Vehicles a Bolzano e cugini dei “Lince” impiegati dall’esercito russo in Ucraina (la loro consegna a Mosca risale a fine 2014). Dal 4 all’11 marzo il contingente italiano è stato impegnato invece in una complessa esercitazione multinazionale, Crystal Arrow. “Assetti dell’Esercito su mezzi corazzati e meccanizzati sono stati impiegati insieme agli eserciti degli Stati Uniti e della Lettonia”, annota la Difesa. Anche stavolta gli intenti di propaganda commerciale-industriale si sommano a quelli prettamente addestrativi. “Si è operato a bordo di mezzi BV206/S7 e VTLM Lince anche in terreni compartimentati a connotazione boschiva e rapidità di movimento con potenza di fuoco garantita dall’utilizzo dalle Blindo Centauro”, aggiunge lo Stato Maggiore. “All’esercitazione si sono aggiunte Unità di fanteria meccanizzata e carristi (circa 100 militari), tratte dall’8° Reggimento Bersaglieri su veicoli blindati da combattimento VCC Dardo e dal 4° Reggimento Carri su carro Ariete che, insieme ad altre unità statunitensi del 2-3 Infantry Regiment Stryker e lettoni, hanno costituito le forze di opposizione, elemento necessario per rendere la manovra più aderente a situazioni reali”. (9)

All’escalation del conflitto russo-ucraino il Battle Group NATO in Lettonia ha risposto con attività sempre più integrate e caratterizzate da una maggiore capacità di proiezione delle forze di combattimento. Così a fine aprile per i reparti italiani ci sono stati i tiri a fuoco con i mortai da 81 mm Expal e da 60 mm Hirtenberger, anche in attività notturne con l’impiego munizionamento illuminante; le operazioni di Joint Terminal Attack Controller con il supporto aereo dei cacciabombardieri F-18 “Hornet” dell’Aeronautica militare spagnola; la formazione al “combattimento in ambiente montano ed ardimento per acquisire le capacità di base necessarie al superamento degli ostacoli naturali in contesti tattici”, svolta a favore della Brigata di fanteria meccanizzata della Lettonia e di US Army. (10) Per la cronaca, i  war games si sono conclusi il 2 maggio con la visita nella Repubblica baltica del Capo di Stato Maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e del Capo del  Comando Operativo di Vertice Interforze, generale Francesco Paolo Figliuolo. Nove giorni dopo a Riga si è presentato il ministro della difesa Lorenzo Guerini per incontrare l’omologo lettone Artis Pabriks ed assistere alle fasi conclusive dell’esercitazione NATO Ajax Strike.

In Romania il tricolore sventola nello scalo aereo “Mihail Kogălniceanu” di Costanza, sul Mar Nero. Il contingente italiano (Task Force Air Black Storm) è composto attualmente da 200 militari e otto cacciabombardieri di quarta generazione Eurofighter Typhoon, provenienti dal 4°, 36°, 37° e 51° Stormo dell’Aeronautica Militare. “La Task Force Air Black Storm contribuisce a garantire l’integrità dello spazio aereo della Romania rafforzando le attività di sorveglianza svolta dall’aeronautica romena”, spiega lo Stato maggiore. “L’Air Policing è una missione di difesa collettiva, concetto quest’ultimo cardine del Trattato NATO, condotta in tempo di pace ininterrottamente, 365 giorni all’anno, allo scopo di assicurare la sicurezza di tutti i Paesi dell’Alleanza (…) E’ stato deciso un potenziamento di tali attività – la cosiddetta enhanced Air Policing – a favore dei Paesi membri del fianco orientale come nel caso della Romania”. (11) I velivoli da guerra italiani operano dai primi di dicembre del 2021 congiuntamente a quelli di Francia, Belgio, Olanda, Regno Unito e Stati Uniti d’America, sotto il comando e controllo del Combined Air Operations Centre (CAOC) ubicato a Uedem (Germania) e la supervisione del Comando Alleato Aereo di stanza nel grande scalo tedesco di Ramstein. Inizialmente erano solo quattro gli Eurofighter dell’Aeronautica, ma il numero è raddoppiato a seguito del potenziamento del dispositivo nazionale pro-Ucraina deciso dal Consiglio dei Ministri il 25 febbraio 2022. Nella base aerea di Costanza sono state realizzate in tempi record le infrastrutture necessarie ad ospitare i militari e i velivoli italiani. Nello specifico il personale del 3° Stormo di Verona Villafranca e del 3° Reparto Genio Campale del Comando Logistico dell’Aeronautica hanno approntato un campo di circa 15.000 metri quadri composto da tende e strutture campali. Installati anche i centri di controllo e trasmissione utilizzati per i contatti con i caccia in missione e con i velivoli d’intelligence Gulfstream G550 CAEW (Conformal Airborne Early Warning), nella disponibilità del 14° Stormo di Pratica di Mare, dotati di sofisticate apparecchiature elettroniche di produzione israeliana.

I Gulfstream sono utilizzati con sempre più frequenza per spiare la flotta russa in navigazione nel Mar Nero, il confine rumeno-ucraino e le sempre più calde regioni della Moldavia e della Transinistria. “L’assetto italiano CAEW è basicamente un radar volante anche se fa di più di questo: è infatti un aereo AEW-BM & C (Airborne Early Warning – Battlefield Management and Communication) che può monitorare una certa area con traffico sconosciuto, gestire le missioni alleate così come raccogliere dati d’intelligence sulle emissioni nemiche con i sensori elettronici ESM di bordo”, scrive il sito specializzato The Aviationist. “I dati possono essere scambiati con tutti i rilevanti player, inclusi le stazioni radar terrestri, altri aerei, navi, ecc.. In altre parole, esso è un assetto di altissimo valore sia per l’Italia che per la NATO ed è cruciale per conseguire la cosiddetta Information Superiority (ossia il vantaggio operativo che deriva dall’abilità di raccogliere, processare e disseminare un flusso ininterrotto di informazioni mentre si sfruttano o si impediscono le capacità del nemico a fare lo stesso)”. (12) Sappiamo oggi quanto la superiorità in intelligence di USA e NATO e il trasferimento di una immensa mole di dati “sensibili” all’alleato ucraino stiano condizionando l’esito dei combattimenti sul terreno contro l’invasore russo.

La presenza militare italiana in Romania è destinata ad essere rafforzata. Lo ha accennato ancora una volta Lorenzo Guerini durante la sua visita-lampo a Costanza il 28 marzo 2022. “La vigilanza dei cieli che qui si svolge è una componente essenziale dell’attività di prevenzione dei conflitti, così come quella sui mari”, ha enfatizzato il ministro. “Da questo punto di vista ho manifestato la disponibilità italiana a inviare nel Mar Nero, su richiesta rumena e sempre a fini di prevenzione e sicurezza della navigazione, dei cacciamine della Marina Militare italiana per svolgere attività di sminamento marittimo”. (13)

da Pagine Esteri

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