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E’ reato esercitare il diritto di cronaca sul G8 2001. Intervista a Checchino Antonini

Checchino Antonini, giornalista di Liberazione, e Piero Sansonetti, ex direttore del quotidiano del Prc, sono stati condannati il 9 febbraio scorso a 8 mesi di carcere dal tribunale di Roma per un articolo del 2005 dove si raccontava la polemica fortissima scoppiata per le promozioni attribuite ad alcuni funzionari di polizia coinvolti nelle violenze del G8 genovese. I maggiori sindacati di ps polemizzarono vivacemente con il capogruppo del Prc al Senato, Gigi Malabarba, che aveva denunciato i criteri di valutazione per l’avanzamento di carriera applicati dal capo della polizia dell’epoca Gianni De Gennaro. Il sindacato dei cronisti s’è subito schierato a fianco dei due colleghi e l’entità della condanna appare alla Fnsi come riprova della ferita ancora aperta sui fatti del luglio 2001. Migliaia i messaggi di solidarietà da parte di numerose testate di diverso orientamento politico e da parte di frequentatori di social network. L’appello lanciato da giuristi, giornalisti, attivisti no global e politici chiede che si torni a parlare delle ragioni che portarono centinaia di migliaia di persone a manifestare a Genova.
A Viale del Policlinico sede romana del quotidiano è il giornalista Checchino Antonini, 47 anni da venti inviato tra i movimenti sociali, a ricordare come si svolsero i fatti. «Due dirigenti di un sindacato di polizia – racconta Antonini – si sono sentiti diffamati da un pezzo di cronaca che Liberazione ha fatto nel settembre del 2005 a proposito di una polemica molto accesa fatta da segretari di sindacati di ps contro Gigi Malabarba e altri parlamentari che avevano presentato un’interrogazione a proposito degli ottimi voti attribuiti da De Gennaro che era il capo della Polizia e della Commissione di valutazione ad alcuni funzionari che si erano resi colpevoli delle violenze nelle strade di Genova nel luglio del 2001: si trattava del funzionario che comandò l’irruzione alla Diaz e del suo collega filmato a prendere la rincorsa per scalciare un minorenne già pestato abbondantemente».
Perchè questi due personaggi si sarebbero sentiti diffamati?
«Credo che si debbano attendere le motivazioni della sentenza per capirlo ma sono convinto di non aver scritto bugie. E, senz’altro, non ho mai inteso diffamare nessuno».
Come si può valutare questa sentenza?
«Cinque anni dopo ci piomba addosso una sentenza di una pesantezza estrema, pensi che alcuni agenti condannati a Trieste per omicidio colposo si sono presi sei mesi. Io non credo che quell’articolo possa aver nuociuto realmente a qualcuno. Pensi che la richiesta del Pm era di un’ammenda di 400 euro, invece è arrivata questa batosta che suona come un campanello d’allarme per il restringimento degli spazi del diritto di cronaca».
Cosa può aver provocato la sentenza del giudice?
«In questo momento io posso dire solo un’evidenza: che un articolo chi tocca il G8 di Genova e la potentissima figura di De Gennaro in qualche modo la deve pagare. E chi produsse quella ferita alla città e alla Costituzione è stato promosso e s’è fatto beffe della legalità».

Concetta Di Lunardo

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