Lo studente egiziano dell’Università di Bologna è in carcere al Cairo da febbraio dello scorso anno
«Dopo 48 ore di crudele attesa, è arrivato l’esito dell’udienza di domenica: altri 15 giorni di detenzione preventiva per Patrick Zaki»: così su Twitter il portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury, ha annunciato l’esito dell’udienza del tribunale del Cairo sul prolungamento della detenzione dello studente egiziano dell’università di Bologna imprigionato in Egitto da oltre nove mesi.
Il ricercatore egiziano 27enne, che studiava a Bologna, in Italia, è detenuto in Egitto dal 7 febbraio in difficili condizioni e con accuse pesantissime tra cui terrorismo e istigazione alla violenza. A ridosso del Natale lo studente aveva scritto dal carcere nella speranza di raggiungere la propria famiglia per le feste, e in quell’occasione aveva raccontato le precarie condizioni della sua detenzione. L’ultima lettera risale al 28 dicembre: «Buon Natale a tutti i miei colleghi e sostenitori. Fate sapere che sono qui perché sono un difensore dei diritti umani», scriveva il giovane studente su un piccolo foglio che ha consegnato alla sua famiglia durante l’ultima visita e ha chiesto loro di fare in modo che arrivasse ai suoi colleghi in Italia e a coloro che sostengono il suo caso in tutto il mondo.
Stavolta i giorni di rinnovo sono 15, non 45 (quelli previsti dalla legge). La sua avvocata Hoda Nasrallah non si sbilancia e all’Ansa dice di non voler leggere nulla di positivo in quelle due settimane di estensione del carcere. «Le autorità giudiziarie egiziane hanno mostrato ulteriormente il loro disprezzo per il rispetto e la dignità dei detenuti», il commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
«Siamo molto angosciate e preoccupati per lo stato psicologico di Patrick – si legge nella pagina Fb della campagna “Patrick Libero” – quando verrà a conoscenza dell’ennesimo rinnovo; concluderà un anno intero in carcere in meno di tre settimane».
L’anno dall’arresto cadrà dopo il quinto anniversario dalla scomparsa di Giulio Regeni e il decimo dalla rivoluzione egiziana, il 25 gennaio. In Egitto non è una data qualsiasi: i manifestanti l’avevano scelta perché è la giornata dedicata alle forze armate e alla polizia. Come ogni anno, il 25 gennaio il presidente annuncia la grazia per qualche centinaio di detenuti. Mai prigionieri politici.
Stavolta potrebbe cambiare: secondo fonti citate dal quotidiano Al-Quds al-Arabi, al-Sisi potrebbe emettere il perdono presidenziale anche a detenuti per ragioni politiche per risollevare la sua immagine all’estero, soprattutto in vista dell’entrata alla Casa bianca di Joe Biden. Tra questi, aggiungono le fonti, anche prigionieri in detenzione preventiva. Come Patrick.