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“È emergenza democratica”: Salvini contro lo sciopero dei sindacati di base nei trasporti

Precettazione dei lavoratori e taglio a 4 ore dello sciopero generale indetto in vista lunedì 27 novembre nei trasporti locali. Usb lavoro privato, Orsa, Sgb, Cobas lavoro privato, Adl Cobas, Al Cobas, Sgb, Cub trasporti: «Non staremo zitti e buoni».

di Roberto Ciccarelli da il manifesto

L’intenzione del vicepremier e ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini è precettare gli autoferrotranviari aderenti ai sindacati di base (Usb lavoro privato, Orsa, Sgb, Cobas lavoro privato, Adl Cobas, Al Cobas, Sgb, Cub trasporti) e diminuire a 4 il loro sciopero generale nei trasporti locali di 24 ore (garantite le fasce orarie di tutela) indetto lunedì prossimo 27 novembre per la sicurezza, l’aumento dei salari, contro la legge di bilancio e l’attuale legislazione su appalti e subappalti. Ciò potrebbe avvenire nonostante il fatto che la commissione garante degli scioperi non abbia posto obiezioni, diversamente da quanto è accaduto il 17 novembre con Cgil e Uil. È la terza volta che accade in due mesi. Ai sindacati di base è capitato anche il 29 settembre scorso quando Salvini addusse motivazioni pretestuose: una «Ryder Cup» che si svolgeva solo a Roma mentre il loro sciopero era nazionale.

IL PROGETTO DEL GOVERNO è contrapporre i lavoratori ai cittadini-utenti e rendere impossibile l’esercizio del diritto costituzionale allo sciopero in Italia. Ciò deriva dall’uso strumentale di una legge (la 146 del 1990), una delle più restrittive legislazioni europee contro la quale l’Unione sindacale di Base (Usb) ha fatto appello al Comitato Europeo per i Diritti Sociali a Strasburgo. Il ricorso è stato ammesso al dibattimento.

LO SCONTRO IN ATTO sul diritto allo sciopero, insieme alle altre limitazioni ai movimenti sociali contenute ad esempio nel nuovo “decreto sicurezza”, indica un dato politico sul quale conviene riflettere: il diritto di sciopero, così come quello alla libertà di manifestare, e dunque di dissentire, sono costituzionalmente garantiti, anche se sono stati erosi dall’interno, e poi progressivamente compartimentati, e neutralizzati. E’ un processo in atto da tempo, non solo nell’ambito del lavoro. Questo è anche il segno di un rovesciamento dei rapporti di forza rispetto a mezzo secolo fa quando il potere sindacale e sociale aveva conquistato, sia pure nelle rispettive differenti, un’autonomia senz’altro maggiore.

PER AVERE UN’IDEA DEI LIMITI esistenti oggi in Italia all’esercizio del diritto allo sciopero, a dimostrazione anche dell’infondatezza delle ragioni addotte dal governo per opporsi ad esso in nome dei cittadini che sarebbero danneggiati, mentre invece sono molto garantiti, è sufficiente descrivere i passaggi da fare prima di indire un’astensione generale dal lavoro nei trasporti. “Un sindacatoha spiegato Usbdeve prima espletare una procedura obbligatoria di minimo due gradi: indire un primo sciopero di massimo 4 ore negli spazi lasciati liberi tra rarefazioni oggettive, soggettive e i numerosi periodi di franchigia. Poi, solo una volta fatta la prima azione di lotta, è libero di indire lo sciopero di 24 ore non prima, però, di aver trovato un’altra casella libera. Tutto questo normalmente impiega non meno di 3 mesi di tempo. la preparazione dello sciopero nazionale del 29 settembre dei trasporti urbani è iniziata a giugno scorso. Un tempo enorme rispetto alla velocità con la quale le aziende tagliano salari, diritti e servizi alla cittadinanza, spesso approfittando proprio delle mani legate delle categorie”.

«IL DIRITTO ALLO SCIOPERO è sacrosanto ed è previsto dalla Costituzione, ma anche il diritto al lavoro, previsto per decine di milioni di lavoratori, è sacrosanto e previsto dalla Costituzione. Se vuoi scioperare per alcune ore liberissimo di farlo, siamo in un paese che lo garantisce, se vuoi fermare l’Italia da Nord a Sud per 24 ore farò tutto quello che è in mio potere fare per evitare che il paese si blocchi. Non è il momento in cui tutti i venerdì o tutti i lunedì l’Italia sia un preda allo sciopero» ha detto Salvini.

OGGI SALVINI ha convocato i sindacati al ministero. È il passo che precede la precettazione. Salvini ha raccontato che «Qualche tecnico mi dice: “Ministro, alcune cose però non sono mai state fatte”. C’è sempre una prima volta, ho risposto. Se le cose non si sono mai fatte e la legge è dalla tua parte, c’è sempre una prima volta». «Salvini – hanno sostenuto ieri i sindacati di base in una nota congiunta – interpreta in modo autoritario l’esercizio di un potere conferito dalla legge antisciopero 146 del 1990 che gli riserva la possibilità di limitare o revocare le astensioni dal lavoro proclamate, solo a fronte di situazioni emergenziali o se non si sia ottemperato alle rigorose ed antidemocratiche prescrizioni della stessa legge. Noi non resteremo zitti e buoni».

GIORGIA MELONI, presidente del Consiglio, ha la stessa posizione strumentale di Salvini. Nel question time ieri al Senato ha sostenuto il diritto allo sciopero e ha osservato che le proteste stanno crescendo contro un governo che «garantisce ai lavoratori più soldi in busta paga» e presta una «rinnovata attenzione sui rinnovi contrattuali». Prima, secondo Meloni, c’era «uno sciopero ogni due anni, ora se ne fanno due all’anno». È lo spartito di tutte le destre: i sindacati sarebbero contro i lavoratori e il governo sarebbe l’unico a pensare a loro. I sindacati, di base e confederali, sostengono invece l’inconsistenza delle misure salariali rispetto all’inflazione, le palesi contraddizioni di una manovra che, tra l’altro, peggiora i limiti della legge Fornero.

PER IL SEGRETARIO della Cgil Maurizio Landini la precettazione è stata applicata con «una logica autoritaria, pericolosa, questo è un attacco al diritto di sciopero e alla democrazia, al diritto delle persone di partecipare, è messa in discussione la libertà dei cittadini».

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