La legislazione di emergenza sta diventando la costante del sistema giuridico italiano e mondiale. Sta passando, ormai da anni, l’idea che per combattere il terrorismo occorre sospendere alcune libertà democratiche e rivedere , in termini sempre più ristrettivi, i codici civili e penali. Il problema è che la cosiddetta emergenza terroristica diventa ordinaria amministrazione della giustizia. Accade nel diritto come nella cultura e in politica, una volta abituati alla contrazione delle libertà democratiche pensiamo che la sospensione non sia temporanea ma immodificabile, è accaduto con gli anni settanta e ottanta del secolo scorso e sta puntualmente verificandosi oggi.
Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza Onu, convenzioni e trattati hanno spianato la strada alla barbarie del diritto.
Pensare tuttavia che l’Europa sia baluardo delle libertà collettive e delle agibilità democratiche è decisamente errato se pensiamo che già nei primi anni novanta, con il Trattato di Maastricht, la lotta al terrorismo era tra i baluardi della Ue e le varie legislazioni nazionali hanno recepito e sviluppato il concetto.
Ma ben presto il terrorismo è diventato un termine onnicomprensivo a racchiudere i pericoli nazionali e internazionali, per esempio i flussi migratori provenienti dai paesi dove la “civiltà” occidentale ha portato guerra, morti,distruzioni e un nuovo colonialismo economico e militare.
Gli anni del Governo di centro sinistra sono trascorsi all’insegna dell’oblio di quanto era stato detto e scritto per lunghi anni, nessuno ha piu’ parlato di ripristinare le libertà democratiche e collettive, il diritto di sciopero è stato ridotto ai minimi termini, le riforme del lavoro e del welfare sono state dettate dai padroni ai politici di turno nel ruolo di fedeli esecutori.
Questa lunga premessa è necessaria per capire quanto sta avvenendo in questi giorni in Italia, non esisterebbe il Pacchetto sicurezza senza il decreto Minniti, anzi è proprio quest’ ultimo ad avere introdotto daspo e misure repressive nonchè la stessa nozione di degrado urbano. E’ proprio la lotta contro il degrado urbano a sdoganare la pratica della sicurezza integrata, rafforza e giustifica le ordinanze securitarie dei Sindaci e quando qualcuno di loro obietta e dissente si rafforza il potere di intervento dei Prefetti nella veste di fedeli esecutori delle circolari del Viminale.
La recente approvazione del decreto Flussi (aprile 2019) denota l’assenza di una politica nazionale in materia di immigrazione ma soprattutto sbugiarda il Ministro degli Interni e la stessa idea che il nostro paese possa fare a meno dei migranti, tanto che vengono previsti permessi di soggiorno di vario genere per migliaia di uomini e donne
La bozza del decreto Salvini non potendo negare l’evidenza dei fatti (l’arrivo dei migranti sui barconi e la morte di centinaia di uomini e donne provenienti dalle coste africane) prova allora a criminalizzare direttamente le associazioni di solidarietà con i migranti, non senza riscrivere lo stesso codice di Navigazione assegnando al Ministro degli Interni un potere inaudito che ci fa passare dalle legislazioni emergenziali al potere quasi assoluto di un membro del Governo che potrà decidere secondo suo insindacabile giudizio.
Crediamo esistano ampi margini per impugnare questo decreto ma la Giustizia, quando non è a senso unico come nella stragrande maggioranza dei casi, arriva con anni di ritardo quando nel frattempo la politica e la devastazione dello stato di diritto hanno già prodotto danni incalcolabili abituando l’immaginario collettivo alla sospensione delle libertà democratiche, a giustificare quando invece andrebbe avversato senza mezzi termini
Il salto di qualità della Lega e del Ministro Salvini è quello di mirare alla costruzione di uno stato di polizia, a dotare non solo i vigili urbani ma anche ps e cc di poteri poco conciliabili con lo stato di diritto, per esempio il potenziamento delle operazioni sotto copertura non solo in Italia ma anche in paesi con i quali il Governo Italiano avrà nel frattempo stipulato accordi bilaterali o internazionali.
Ma il decreto non si limita solo a perseguire la solidarietà attiva verso i migranti, sono previste modifiche sostanziali a innumerevoli codici, quello penale incluso per esempio nel perseguire i reati sociali e legati a manifestazioni di piazza. La penalizzazione dei reati sociali avanza nel disprezzo di quello che un tempo definivamo stato di diritto. E chiunque si opponga viene non solo sottoposto al pubblico ludibrio o pubblicamente deriso ma diventa morboso obiettivo della repressione attraverso una riscrittura dei codici che considera i reati sociali come reati gravissimi da punire con anni di carcere.
Federico Giusti