Ennio sta scontando 8 mesi di arresti domiciliari a Torino, perché condannato in via definitiva per la sua partecipazione alla manifestazione di protesta tenutasi in occasione della visita dell’ex Primo Ministro Silvio Berlusconi a Torino, nel marzo 2011.
La visita del premier si era prevedibilmente svolta in una Torino blindata da decine di camionette e cordoni delle forze dell’ordine che non avevano poi esitato a procedere con violente cariche, manganellate e uso di lacrimogeni contro i manifestanti che tentavano di avvicinarsi e portare la propria voce all’hotel in cui si trovava Berlusconi. Insieme a centinaia di persone, Ennio, aveva partecipato alla contestazione, in un periodo in cui in moltissimi si attivavano e mobilitavano per cacciare il nostrano Rais. Ad anni di distanza alcuni militanti sono stati condannati dal Tribunale di Torino per aver partecipato a quella manifestazione per accuse di resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
Crediamo che essersi messi materialmente di traverso e aver ostacolato le politiche di tagli sociali portate avanti in quegli anni dal Cavaliere di Arcore, sia un punto di merito e crediamo che chi non si limitò solo a parole a costruire una politica di opposizione al berlusconismo della macelleria sociale e della guerra, ma che lo fece concretamente, anche a rischio di pagarne le conseguenze repressive, meriti profondo rispetto.
Ennio oltre ad essere un militante e un attivista generoso, è anche un regista e documentarista, che negli anni si è fatto conoscere per la sua grande capacità artistica e sensibilità dietro la telecamera.
Proprio a causa del suo impegno, Ennio è stato condannato a scontare l’intera pena con le restrizioni, ossia con il divieto di comunicare con qualsiasi persona con qualsiasi mezzo. Il Giudice ha giustificato questa sua scelta asserendo al rischio che Ennio si potesse comunicare con suoi compagni, ma in realtà mirando a spezzare i suoi legami sociali, familiari e le sue amicizie. Crediamo si tratti di un accanimento volto a punire l’attivismo politico di Ennio e non il reato contestatogli nello specifico.
Questo atteggiamento fa parte di un modus operandi della Procura e del Tribunale di Torino che denunciamo con la nostra campagna “Liberiamoli, Liberiamole”. Chiediamo a tutti gli amici e colleghi di Ennio che hanno lavorato con lui in questi anni, o che semplicemente ne hanno apprezzato e riconosciuto il valore umano e artistico come regista e attivista, di aiutarci a denunciare questa ingiustizia e questo accanimento giudiziario. Chiediamo l’aiuto a far conoscere questa situazione per non lasciare solo Ennio, anche a chi per sensibilità politiche diverse, magari, non condivise tutta la
molteplicità di pratiche differenti che si misero in campo in quell’iniziativa di contestazione, e più in generale in quegli anni, che però riconoscono l’arbitrarietà di una misura così restrittiva.
Qui il link alla campagna Liberiamoli e liberiamole.
da InfoAut