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Esercitare la memoria: la perizia sulla morte di Stefano Cucchi

Cinque anni fa, una perizia medica svolta sulla documentazione medica relativa alla morte di Stefano Cucchi già individuava come causa un pestaggio violentissimo. Naturalmente dalla perizia non si poteva sapere chi lo avesse materialmente effettuato (i carabinieri, come si sa ora, oppure le guardie carcerarie, come venne ipotizzato in un primo momento).

Ma ci sembra utile riproporla ai nostri lettori anche per riportare alla mente le dichiarazioni di gentaglia che attribuiva la morte alla “tossicodipendenza”, o altre amenità. Gentaglia che ha frequentato e frequenta sia il Parlamento che gli scranni del governo, come la Rete – impietosamente – va riesumando in questi giorni.

Un ringraziamento particolare va naturalmente al prof. Suozzi, che l’ha redatta per puro spirito di servizio civile (senza esserne stato incaricato, insomma), “scoprendo” quel che medici e periti avevano avuto sotto gli occhi rifiutandosi però di trarne le conclusioni scientifiche inevitabili.

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«La morte di Stefano Cucchi è la conseguenza del pestaggio che ha subito. È morto di tortura per le lesioni che gli sono state inflitte. Dire che non è morto per lesioni è ipocrita».

L’avvocato Fabio Anselmo, nella costituzione di parte civile della famiglia nel processo d’appello, non usa mezza termini. Soprattutto indica un testimone molto attendibile – un altro avvocato, Maria Tiso – che al termine del giudizio di primo grado aveva cercato la famiglia e lo stesso avv. Anselmo per riferire quanto aveva visto. Naturalmente ora ne viene chiesta la testimonianza.

L’avv. Tiso aveva inviato una lettera che era già di per sé una testimoninanza:

«Di corporatura esile, aveva il volto, ed in particolare gli occhi, estremamente arrossato e gonfio, come recante delle tumefazioni. Era come se sotto gli occhi avesse quelle che in gergo comune sono individuate come ‘borse’ gonfie e di un colore tendente al violaceo. Aveva un’aria di sicuro molto ‘provata’. Mentre si dirigeva abbastanza lentamente verso l’aula di udienza, mostrava difficoltà nel camminare; appariva come irrigidito nella coordinazione della deambulazione e se non ricordo male, non sollevava del tutto i piedi da terra ma sembrava trascinarli in avanti ad ogni passo».

A noi di Contropiano, in questi giorni, è arrivata anche una perizia medico-legale volontaria, eseguita sul materiale a disposizione (neppure completo, par di capire), ma sufficiente a definire come  causa della morte – dovuta probabilmente  a rabdomiolisi post-traumatica – il pestaggio ricevuto in precedenza e non affrontato, in ospedale, in modo corretto.

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Quanto scritto e ipotizzato si basa esclusivamente sull’esame della documentazione reperita in rete riguardo  a Stefano Cucchi. Da questi referti e dalla perizia medico-legale  si evince che a Cucchi, in seguito al suo ricovero in ospedale, il 17 ottobre del 2009, veniva fatto un esame elettrocardiografico. Questo  mostrava, pur nella mancanza delle specifiche derivazioni quali la V1 e V6,  un quadro di bradicardia sinusale.
Questo tipo di brachicardia può essere derivata, come  documentato da numerosi altri casi, come una risposta clinica a traumi dell’addome, oculari, alle corde spinali e via dicendo.
Dagli esami effettuati su Stefano Cucchi (Pronto Soccorso Ospedale Fatebenefratelli, 16 e 17 ottobre del 2009) si evince con chiarezza la presenza di un grave quadro clinico conseguente a “traumi contusivi non aperti” che hanno interessato la parte cranio-facciale, quella toraco-addominale e quella pelvico-sacrale.
A questo quadro si deve aggiungere la frattura della terza vertebra lombare e della I vertebra sacrale. Tutto ciò in presenza di un’area di infiltrato da emorragia, non solo in corrispondenza della zona muscolare lombare, della parete addominanale e del pavimento pelvico. Tutto viene anche confermato  dalle autopsie, dall’esame istologico e da quelli TAC e radiologici.

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Il Pronto Soccorso dell’Ospedale Fatebenefratelli  scrive “ecchimosi sacrale-coccigea tumefazione del volto bilaterale… algia (dolore, ndr) alla deambulazione”.

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Sulle cartelle cliniche di Stefano Cucchi si legge:
CASA CIRCONDARIALE REGINA COELI
16/10
“…lesioni ecchimotiche….”
Diagnosi accertata o sospetta
Ore 16,35
Va in P.S e nella cartella clinica  delle 23,20
FATEBEFRATELLI, SAN GIOVANNI CALABITA,
16/10/2009 si legge:

“…..lesioni ecchimotiche in regione palpebrale inferiore bilateralmente…..Riferisce dolori e lesioni anche alla regione sacrale e agli arti inferiori ma rifiuta anche l’ispezione”

il 17/10/2009

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17/10/2009
Trasferito dal Fatebenefratelli
E sulla cartella del Pertini
: “presenta verosimile ematoma regione glutea sinistra.Vistoso ematoma ed ecchimosi periorbitaria sinistra.

20/10/2009
Sui referti clinici si riporta “azotemia 161, aumento di amilasi,  lipasi, GOT, GPT”

IPOTESI DI DIAGNOSI:
Probabile Sindrome da RABDOMIOLISI su base TRAUMATICA (CRUSH SYNDROME)
“Crush syndrome (also traumatic rhabdomyolysis or Bywaters’ syndrome) is a medical condition characterized by major shock and renal failure after a crushing injury to skeletal muscle. Crush injury is compression of extremities or other parts of the body that causes muscle swelling and/or neurological disturbances in the affected areas of the body, while crush syndrome  localized crush injury with systemic manifestations. [1] Cases occur commonly in catastrophes such as earthquakes, to victims that have been trapped under fallen masonry.”

La rabdomiolisi è caratterizzata dalla rottura delle fibre muscolari. Vi è, di conseguenza, il rilascio di ciò che è contenuto nelle fibre muscolari nel torrente ematico. Viene insomma rilasciata mioglobina. Sovente vi è un danno renale. Le analisi di laboratorio possono rivelare un Cpk (creatinfosfochinsi) molto elevato, il test della mioglobina positivo, i livelli di potassio molto elevati, all’esame delle urine vi può essere dell’emoglobina. Ne può conseguire insufficienza renale.

Può stabilirsi una oligoanuria, uremia e iperpotassemia. Se non viene praticata una terapia specifica, vi può essere la morte in tre-sette giorni.

La Crush Syndrome deve essere trattata prima che questa si manifesti clinicamente e occorre fare delle analisi di laboratorio che possono svelare iperkalemia, iperfosfatemia, ipocalcemia, iperuricemia, cpk elevato, ematuria e mioglobinuria; successivamente vi può essere un aumento sia della azotemia che della creatinina.

La rabdomiolisi traumatica può essere dovuta a:
– sforzo muscolare  intenso (ciclismo, maratona,body building)
– lesioni dirette sui muscoli (trauma, ustioni, fratture ossa lunghe..)
– danni lschemici (da schiacciamento degli arti etc)

La complicazione di maggiore gravità è la possibilità di insorgenza della insufficienza renale.

da contropiano