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Il fantasma della santa inquisizione degli anni ’70 è ancora tra noi e pretende l’abiura

Ancora due note a margine del “caso Cesare Battisti” dedicate a tutti quelli che continuano a scrivere che Battisti “deve pagare perché ha ucciso delle persone” et et.. e si tratta di considerazioni che prescindono totalmente da ogni valutazione sia sul percorso politico che su quello letterario del personaggio.

Cesare Battisti era un membro dei Proletari Armati per il Comunismo(PAC), attivi a Milano nella seconda metà degli anni ’70, ed è stato condannato in contumacia all’ergastolo con sentenze passate in giudicato per quattro omicidi. I capi di imputazione e lo svolgimento del suo processo hanno avuto come unico riferimento la legislazione d’emergenza* e ciò vale per tutti i processi di questo genere relativi a quel periodo.

Grazie a quell’aberrante legislazione che sospese ogni minima garanzia, infatti, tra la fine degli anni ’70 ed i primi anni ’80, in Italia si svolsero una quantità abnorme di processi sommari in cui vennero utilizzate confessioni estorte con la violenza e/o dichiarazioni false o contraddittorie di “pentiti” molti dei quali, nonostante fossero pluriomicidi rei confessi, ottennero la scarcerazione immediata mentre agli imputati vennero applicate aggravanti di ordine politico che comportarono pene di straordinaria durezza e durata. Nel caso di specie, l’accusa contro Battisti si basò principalmente sulle dichiarazioni di tal Pietro Mutti. Secondo lo scrittore Valerio Evangelisti, le dichiarazioni di Mutti facevano acqua da tutte le parti: il Mutti avrebbe cambiato spesso versione sul ruolo di Battisti negli omicidi Santoro e Campagna**.

Battisti ha sempre dichiarato la propria innocenza e gli si può credere o non credere, ma non è questo il punto. Il punto è: perchè tutti i paesi ai quali l’Italia chiede l’estradizione non ci pensano proprio a concederla? Semplice: le sentenze di condanna comminate agli esiliati della lotta armata italiana degli anni ’70 sono viziate da quella legislazione dell’emergenza che non viene riconosciuta da nessun paese del mondo perché in aperto contrasto con i più elementari princìpi di ogni ordinamento giuridico.

Dunque, i tribunali che processarono e condannarono gli appartenenti alla lotta armata(veri o presunti) che operarono tra la fine degli anni ’70 ed i primi anni ‘80 erano dei veri e proprio tribunali speciali che si servirono di una legislazione speciale e che emisero delle sentenze speciali contrarie, dunque, a tutti i princìpi dello stato di diritto. Ergo, se c’erano dei tribunali speciali e delle leggi speciali, vuol dire che ci fu una guerra interna a qualcuno ed a qualcosa, o no? Ecco, se quel “qualcosa” è finito più o meno, 40 anni fa, perché ci si ostina a trattare quelle cose come se fossero accadute ieri? Perché una cinquantina di esuli – i quali non avevano altro modo per difendersi da un mostro giuridico privo di qualsiasi garanzia, che praticare quello che Evangelisti definì il “diritto all’evasione”- dopo 40 anni sono ancora costretti a fuggire? Perché l’Italia continua a tenere in carcere, o in semilibertà, alcune decine di condannati a vita, per fatti relativi ad una vicenda storica definitivamente conclusa da alcuni decenni? Perché in base alla Legge Fornero, dalla primavera di quest’anno i condannati per quei fatti che hanno raggiunto l’età pensionabile e non hanno un reddito sufficiente per sopravvivere o si trovano in gravi condizioni di salute non percepiscono più nessuna forma di prestazione sociale e assistenziale? La risposta non può che essere questa: perché non si sono mai dissociati o pentiti dai propri percorsi politici e, dunque, su di essi si sta praticando un’odiosa ed abberrante vendetta.

Si pretende un’ “abiura” da persone che hanno già pagato pesantemente un prezzo altissimo solo per aver fatto delle scelte politiche. Ma l’abiura è una categoria dello spirito. L’abiura è la rinuncia perpetua, sotto giuramento, ad idee o fedi alle quali prima si era aderito. L’abiura implica il riconoscimento, e pertanto la ritrattazione di errori a fronte a una dottrina vera e non ha luogo se non nelle religioni che si affermano rivelate.

Questo è un elemento essenziale per capire che l’Italia è un paese prigioniero del proprio passato, che pensa di ripulirsi da tutto il marcio che ancora ha dentro(le stragi di stato ed il resto) mediante l’abiura di poche decine di persone condannate all’ergastolo senza essersi potute difendere dai processi e nei processi perchè pretende ancora la damnatio memoriae di una generazione di militanti politici e di un’intera fase storica E’ un paese incapace di immaginare e costruire un futuro fuori dalle vecchie e nuove emergenze perchè si nutre di vecchie e nuove emergenze. E’ un paese che non riesce a concedere un provvedimento di amnistia per cose che sono successe nelle seconda metà del novecento.

L’unica spiegazione che si può dare a questo pervicace, diabolico accanimento è che l’Italia non può avere una memoria storica condivisa fin tanto che non si ammette che il suo quadro politico si bloccò proprio 41 anni fa(1976), cioè, da quando il PCI decise di appoggiare il governo monocolore di “Solidarietà Nazionale” costituito da Giulio Andreotti per fare il famigerato ” compromesso storico”.

Da allora sono solo cambiate le maschere ma gli attori sono sempre gli stessi e sempre pronti a perpetuare uno stato di emergenza permanente, nell’assoluta incapacità di pensare e governare il presente. Fu proprio allora che il paese entrò in una sorta di buco nero in cui precipitò qualsiasi dialettica democratica ed in cui governo ed opposizione continuano a confondersi e sovrapporsi, in uno stato di inciucio permanente.

Fu proprio allora che, in nome dell’emergenza, lo Stato italiano decise che il conflitto sociale avrebbe dovuto diventare sempre un problema di ordine publico e di stato di polizia. Si può tranquillamente individuare in Marco Minniti la perfetta chiusura del cerchio. Dopo 40 anni di transizioni fallite e di assalti alla Costituzione, non gli resta che la solita vecchia repressione e non è un caso che lo sbirro Minniti ci abbia ricordato, quasi da subito – per sostanza ma anche un pò per stile- il suo mentore, Francesco Cossiga, quello dei carri armati nel centro di Bologna e di Gladio.

Sergio Scorza

Note:

* legge Reale (n. 152 del 22 maggio 1975), che introdusse una serie di pesanti misure repressive; nel 1978 seguirà l’istituzione di corpi speciali con finalità antiterrorismo: il GIS (Gruppo di intervento speciale) dei carabinieri, il NOCS (Nucleo operativo centrale di sicurezza) della polizia et et ; Legge Cossiga (legge n. 15 del 6 febbraio), che prevede condanne durissime per chi venga giudicato colpevole di “terrorismo” ed estende ulteriormente i poteri della polizia sulla quale furono sollevati da più parti forti dubbi di costituzionalità

** “Il caso Battisti: l’emergenza infinita e i fantasmi del passato”, di Giuseppe Genna, Wu Ming ed Valerio Evangelisti, NDA Press, 2004