Fermo, Ascoli, San Benedetto: le ombre nere sulla vita di provincia
- luglio 07, 2016
- in antifascismo
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Ambulanti bengalesi aggrediti perché non conoscevano il Vangelo, busti di Mussolini nelle scuole, assessori con la croce celtica. E ora l’omicidio di Emmanuel Chidi Namd. Così la destra alza la testa nelle tranquillissime Marche
Quanto è tranquilla la provincia italiana? Tantissimo. Le Marche, poi, un tempo papaline, sono quasi soporifere: pochi abitanti, il mare e le dolci colline, l’economia che tira. E se arriva una crisi profonda? I giovani possono andare all’estero o contare sui genitori: l’intramontabile stato sociale rappresentato dalla famiglia. Se si è piccoli imprenditori, si può arrivare a sparare, come fece nel settembre 2014 un edile fermano, che uccise due suoi ex operai kosovari. Mensilità arretrate da riscuotere, lite conclusa a colpi di pistola.
Ma non era tranquilla la provincia? Emmanuel Chidi Namdi è sfuggito a Boko Haram in Nigeria ma non alla violenza di un agricoltore di 38 anni, pure lui fermano. Emmanuel ha cercato di difendere sua moglie dagli insulti dell’italiano, passato per questo dalle parole ai fatti. Semplici ombre sul Mulino Bianco di questa parte di Marche e d’Italia? Com’è possibile che proprio a Fermo convivano la Comunità di Capodarco di don Vinicio Albanesi, che apre le porte agli ultimi della terra, e chi verso gli ultimi prova solo odio e rancore?
Pochi giorni prima della morte di Emmanuel, a San Benedetto del Tronto, trenta chilometri a sud di Fermo, due venditori di rose bengalesi vengono aggrediti da alcuni italiani non identificati, perché non conoscevano il Vangelo. Chi è l’autore delle violenze? Sono i singoli o intere società? Si risponde che sono bulli e si tira dritto.
La provincia di Ascoli è medaglia d’oro al valor militare per attività partigiana, ma il capoluogo ha una tradizione di destra mai sopita; il politico più famoso proveniente da queste parti fu quel Fernando Tambroni della destra DC, passato alla storia per la sua «celere». Fermo, da parte sua, ha espresso per svariate legislature un parlamentare dell’MSI. Ministeriale e assistita la città di Tambroni, dinamica l’antica Firmum, capitale del calzaturiero italiano. La storica rivalità tra i due comuni ha portato nel 2006 alla nascita della provincia di Fermo: meno di 200 mila abitanti. Ciaone Ascoli! Le piccole patrie non sono mai abbastanza piccole perché non possano rannicchiarsi ancor di più.
Amedeo Mancini, l’uomo accusato dell’omicidio di Emmanuel, era già colpito da Daspo per precedenti episodi di violenza come tifoso della Fermana, militante nel campionato di serie D. Calcio ed estrema destra. Non è un copione già visto in molte zone d’Italia, tra le più opulente?
Abbiamo già iniziato a vederlo: in queste due province c’è un piccolo pedigree di precedenti, anche recenti. Andando avanti, cioè indietro: gennaio 2014, l’assessore alla Cultura della Provincia di Ascoli si fa vedere allo stadio con croce celtica ad abbellire la propria sciarpa. Sdegno dell’ANPI. Ottobre 2012: nell’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri, sempre ad Ascoli, si restaura e s’inaugura un ritratto di Mussolini a cavallo, realizzato nel 1939 dal pittore Aldo Castelli. Nuovo sdegno dell’ANPI, ritratto rimosso. I bambini ci guardano? Quante case, qui sulle dolci colline marchigiane, ospitano ancora busti e ritratti di Mussolini? Molte nascosero partigiani, alcune racchiudono nostalgici ancora oggi. E quanti, nel sud delle Marche, rivendicano il proprio pellegrinaggio a Predappio ogni 25 aprile? Pochi? Sempre troppi.
Violenza negli stadi? In questa zona della provincia italiana, a parte la rivalità di tutti contro tutti (Ascoli, Fermo, San Benedetto del Tronto, per non aggiungere il capoluogo Ancona), l’episodio più grave si verificò nell’ottobre 1988, quando un tifoso dell’Ascoli morì per mano di alcuni tifosi dell’Inter. Scontri di piazza, sollevazioni popolari? Si ricorda quella del 1972 a San Benedetto, quando un comizio dell’on. Amedeo Grilli dell’MSI fu interrotto da un nutrito gruppo di Lotta Continua, ben presente in quegli anni in Riviera. Trenta mandati di cattura, pochi eseguiti per la fuga degli accusati. Fatti raccontati alcuni anni fa dalla scrittrice Silvia Ballestra nel suo romanzo I giorni della rotonda pubblicato da Rizzoli. Primi anni ’70, sempre a San Benedetto, proteste di popolo e linea ferroviaria adriatica bloccata in occasione dell’affondamento del peschereccio Rodi, perché le autorità non si decidevano a recuperare i corpi dei marittimi affondati.
Anni lontani, lontanissimi. Oggi non c’è più la società. Ci sono solo gli individui con la loro giustizia sommaria. Le province di Ascoli e Fermo sono chiuse tra le democristianissime province di Macerata a nord e Teramo a sud, quest’ultimo il feudo in passato di Remo Gaspari. Ombre nere percorrono le valli, nonostante le apparenze. Anzi, a volte esattamente come le apparenze.
Giovanni Desideri da l’Espresso