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Ferrara: Carabinieri intralciano cure a malato

La Cgil denuncia il caso di un uomo arrestato nella caserma di Copparo al quale non sarebbe stato garantito il soccorso immediato. L’avvocato Fabio Anselmo, che segue il caso, insieme a Ilaria Cucchi rivela i particolari

«Allertato dai carabinieri presenti è sopraggiunto il comandante in caserma e si è categoricamente opposto a spostare il paziente verso il pronto soccorso, e con fare minaccioso ha chiesto agli infermieri di declinare le loro generalità». È uno dei passaggi del racconto che alcuni infermieri del 118 di Ferrara hanno fatto davanti al presidente del loro ordine professionale. Una storia ora in mano alla Procura della Repubblica di Ferrara su denuncia della Cgil locale assieme a Ilaria Cucchi e all’avvocato Fabio Anselmo.

La vicenda risale allo scorso 11 settembre, e si è tutta svolta all’interno della caserma dei carabinieri di Copparo, piccolo centro della provincia ferrarese. I verbali che gli stessi infermieri hanno consegnato ai loro superiori (118 e Ausl), tutto materiale ora in mano anche ai pm ferraresi, raccontano di una chiamata in codice giallo presso la caserma dell’Arma di Copparo. Lì l’equipaggio dell’ambulanza «trova un maschio giovane, inginocchiato a terra (attorniato da alcuni carabinieri), sofferente per dolore addominale, in preda a violenti conati di vomito».

«Trattasi – scrivono gli infermieri – di un soggetto arrestato e in attesa di processo». Probabilmente, ma manca conferma ufficiale, con accuse di spaccio di droga. Quando gli infermieri arrivano sono passate da poco le 13.30, e da quel momento parte una braccio di ferro tra gli operatori sanitari, che insistono più volte di poter portare l’uomo al pronto soccorso, e i carabinieri, che non danno l’autorizzazione nonostante le condizioni di salute del giovane.

«Il comandante lo vieta espressamente», si sarebbero sentiti direi dai militari gli infermieri. Dopo altre insistenze viene chiamata una auto medica, ma secondo le ricostruzioni solo perché così un medico potesse, nelle intenzioni dei militari, «praticare una iniezione, chiudere la pratica e refertare». Invece le cose vanno diversamente, arriva il medico del 118 e l’uomo viene fatto sdraiare su una barella e visitato. Poi lo stesso medico chiede di portarlo al pronto soccorso, «iniziando nel frattempo idonea terapia idratante ed antiemetica». Di nuovo arriva un «secco rifiuto da parte dei carabinieri», fino all’arrivo del Comandante della caserma, il maggiore Giorgio Feola, che non è ovviamente competente sulle materie sanitarie e che il suo «no» lo ribadisce firmando direttamente il “foglio” del paziente e non dando motivazioni specifiche se non che lì, in quel luogo, a comandare è solo lui. Gli infermieri parlano nella loro relazione di abuso di potere «di chi pensa di essere in posizione di superiorità», di un’ambulanza e un’auto medica bloccate per ore, di «pesanti interferenze con le delicate attività svolte dal servizio d’emergenza del 118».

Probabilmente non è l’unico problema che dovrà affrontare il maggiore Feola. Nel suo profilo Facebook Feola – che nell’arma si è distinto per interventi di soccorso e in passato è stato insignito della Medaglia di bronzo al valor civile – si segnala oltre che per un’adorazione esibita per Matteo Salvini e per i sovranisti, anche per prese di posizioni volgari e irrispettose nei confronti delle donne e di altre categorie di persone. Ma appunto per Feola quelli «comunicativi» saranno eventualmente problemi minori. Nella denuncia contro il militare, depositata dall’avvocato Fabio Anselmo, si ipotizzano i reati di violenza, minacce e interruzione di pubblico servizio.

La vicenda è stata resa pubblica dal segretario generale della Cgil di Ferrara Cristiano Zagatti. Con lui anche Ilaria Cucchi. «Ilaria ci ha aiutato ad accendere il faro su questa storia, per questo la ringraziamo», ha detto Zagatti. «Fatti gravissimi che vanno approfonditi. Lo faremo assieme ai carabinieri, perché la nostra non è una battaglia contro di loro, ma con loro. Mi auguro si apra un provvedimento disciplinare», ha detto Ilaria Cucchi, in rappresentanza dell’associazione che porta il nome del fratello Stefano, morto mentre era sotto la custodia dello Stato.

Sulla vicenda i Carabinieri di Ferrara non parlano, dichiara per tutti il Comando generale: «Sono già state disposte le necessarie verifiche per accertare le modalità di azione e le eventuali responsabilità del personale coinvolto. Di ogni risultanza sarà immediatamente informata la Procura della Repubblica di Ferrara».

Giovanni Stinco

da il manifesto