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Il filo della speranza

Lettera di Cesare Battisti dal carcere di Rossano

Sei settimane ancora ed avrò compiuto 2 anni di isolamento ininterrotto. Considerato il notevole peggioramento delle condizioni di prigionia, saranno molti a dire che avrei fatto meglio a restarmene in Sardegna. C’è da ammettere che rispetto all’ambiente oppressivo di questo reparto Isis-AS2, il seppur rigoroso isolamento di Oristano sarebbe da rimpiangere. Ma non sarebbe questa la questione. C’è da chiedersi piuttosto quali le ragioni reali – giacché nessuno può onestamente credere alla panzana “dell’attacco frontale allo stato” – e quali i sentimenti che animano le autorità a reagire in modo esagerato. La Corte d’Assise d’Appello di Milano con ordinanza numero 40 del 17 maggio 2019 stabilisce che devo scontare l’ergastolo senza l’ostativo in un “normale” percorso carcerario senza alcuna limitazione o restrizione diversa dallo stare in carcere. Perché questa sentenza non viene rispettata dal Ministero?

In un’occasione quando ancora credevo che si potesse ragionare avanzando propositi di legge, un’autorità la cui identità non viene al caso, mi interruppe con queste parole: “io non ho ancora capito se lei ci fa o se lo è. Possibile che non si rende conto in che situazione si trova? E lasci perdere la legge e tutte le sue pretese, e non mi faccia dire di più”. La persona in questione non era una dama di carità, né un funzionario di buon cuore, non era lì per questo. Ma gli riconoscevo nel suo ruolo una certa nobiltà di spirito. Se queste stesse parole me le avesse dette chiunque altro, non ci avrei dato tanto peso. Ma venendo da lui in quella precisa circostanza sentii il mondo cadermi addosso. Fu come prendere in un solo colpo piena coscienza di tutto quanto mi era capitato di sospettare nei momenti più bui, ma che mi era mancato il coraggio di credere per davvero. Certo, non è che dopo questo episodio mi aspettassi una sentenza come quella di Catanzaro: “attacco frontale allo stato”… ma stiamo delirando? Ma c’è chi direbbe ancora  che invece era evidente, poiché nel “caso Battisti” tutto è possibile; sono parole pronunciate a suo tempo dal Presidente della Suprema Corte federale del Brasile. Il rispetto della legge nel mio caso è dunque una opzione? Comincio a crederci e ne sento tutto il peso. Ma come si fa a dire a qualcuno: siccome 40 anni fa lei era così… è umanamente possibile per un condannato convivere con l’idea di trovarsi nelle mani di un’istituzione che invece di tutelare le leggi e il ristretto, rincorre gli umori della strada? Come convincere se stessi che ciò non è possibile, che ci deve essere un errore? Ma 20 mesi di isolamento forzato già parlavano da soli. E così feci lo sciopero della fame. A causa del quale mi si potrebbe di nuovo dire che avrei fatto meglio a non farlo ? Già, non sarei finito a Rossano, ed ora non sarei l’unico italiano nel circuito ISIS che comprende Nuoro e Sassari ( l’altro italiano che è qui ha un’accusa di terrorismo islamico). Deve essere più forte di me, credere che il buon senso sia un attributo universale al quale non sono immuni neanche le istituzioni. Al mio arrivo in questo altro dimenticato da Dio, – perlomeno quello Cristiano, visto che il prete non ci mette piede, – ho pensato che si trattasse di pazientare qualche giorno che non mi avrebbero lasciato in una situazione oltre che inedita di discutibile legalità. Possibile mi dicevo, che vorranno davvero seppellirmi in questo posto senza nessuna attività possibile, il computer negato, in mezzo all’isis nonostante le pubbliche minacce di morte, qui ribadite e anche denunciate in procura? Faremo l’istanza al Ministero, ci sarà pure una via d’uscita, tu non hai neanche l’ostativo dice la difesa.

La speranza, dicono che è l’ultima a morire. Intanto la settimana scorsa ho ricevuto due rigetti di declassificazione dal Ministero con la solita dicitura ” la documentazione richiesta è stata sottratta al diritto di accesso “. Segretata, come in guerra, non sapevo di essermi schierato contro lo stato negli ultimi 40 anni. Eh già, “attacco frontale” dice  il tribunale neanche si trattasse dello schieramento di un esercito nemico. ” 42 anni fa egli attaccò il carcere ” Neanche fosse ieri. ” 38 anni di latitanza ” con il domicilio registrato all’ambasciata e pagando le tasse! Ho provato sì a dire qualcosa sul disastrato sistema penitenziario italiano; è reato ? Ma se lo dice anche la televisione, eppure nessuno dice che la Rai o Mediaset attaccano frontalmente lo Stato. Come negare che la situazione carceraria è critica? Le riforme restano sulla carta, e anche se un’amministrazione locale volenterosa volesse applicare l’ordinamento mancherebbe il personale, la struttura inadeguata, non ci sono finanziamenti. L’esecutivo fa intanto orecchie da mercante. I reclami alla magistratura sono un grido disperato. Il legislativo, che dovrebbe fornire al Paese gli strumenti necessari e vigilare al rispetto della Costituzione, tranne qualche voce isolata, si impantana sempre più in un agitarsi autoreferenziale; si cerca il consenso seguendo il tintinnio delle manette. Nonostante il covid-19, i morti in mare, l’impoverimento generale, le fruttuose fabbriche di delinquenza, la morte culturale. Se le stesse cose le dice un docente emerito è un prezioso apporto critico, dette da Battisti è “attacco frontale”.

Il carcere è un osservatorio. Prima di morire, si ha tutto il tempo di vedere che non c’è limite alla miseria umana. Con la differenza che adesso, in tempo di covid, si può dire : “ma non succede solo da noi e poi, attenzione, c’è di peggio!” È vero ci sono anche le guerre vere, con i paesi distrutti dalle bombe fabbricate anche qui da noi. Com’è che dice il papà? ” non si tratta più di operare qualche ritocco qua e là ma si tratta di cambiare il paradigma dell’umano che regge tutte le nostre culture e i nostri ordinamenti, si tratta di passare da una società di soci a una comunità di fratelli “. E sono certo che pensano e agiscono allo stesso modo tutti quelli che mi hanno sostenuto negli ultimi 40 anni. Perchè lo avrebbero fatto con chiunque si trovasse a patire le sofferenze dell’esilio, della prigione, delle  guerre e della fame.

Grazie infinite.

Un abbraccio e buone feste.

Cesare Battisti