Dopo 25 anni di silenzi e insabbiamenti da parte dei Servizi, i magistrati siciliani sono entrati in possesso dei documenti sull’uccisione del giornalista. La pista Gladio.
“Si chiede di acquisire informazione degli atti di archivio che possano confermare collegamenti tra la scomparsa di Mauro Rostagno e traffici internazionali di armi, con particolare riferimento ai traffici tra Italia e Somalia”. Questa richiesta della magistratura siciliana che cercava di fare luce sul delitto Rostagno e sui tanti misteri di Trapani è rimasta senza risposta per dieci anni. Lettera morta affondata dal segreto dei Servizi.
Lettera morta un’altra richiesta: “Chiediamo di conoscere eventuali collegamenti tra la scomparsa di Mauro Rostagno e l’omicidio, in Somalia della giornalista Ilaria Alpi”. Da Roma, dal Sisde, opposto lo stesso impenetrabile silenzio anche a questo secondo quesito. Silenzio fino a qualche giorno fa, quando il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza diretto da Gianni De Gennaro ha aperto le porte al procuratore aggiunto Antonio Ingroia e ai sostituti Gaetano Paci e Francesco Del Bene.
I magistrati siciliani, dopo tanti anni sono entrati negli uffici dei servizi e ne sono usciti con un centinaio di documenti già acquisiti all’indagine stralcio sull’uccisione del giornalista e sociologo ucciso nel 1988. Delitto maturato in una Trapani crocevia di interessi politici e mafiosi, in una scena dominata da potenti logge massoniche e dai movimenti misteriosi di servizi e organizzazioni militari con fini mai chiariti. E infatti, i magistrati siciliani hanno sempre chiesto di poter far luce anche su “Scorpione”, articolazione locale di “Gladio”, misteriosa presenza militare che operò fra Trapani e Palermo tra il 1987 e il 1990.
Cos’era “Scorpione”? Cos’era “Gladio”? Due responsabili della struttura all’epoca diedero, separatamente, e in tempi successivi, due versioni contrastanti, buone per non dare lumi. Il Colonnello Paolo Fornero disse che la misteriosa organizzazione serviva “per impiantare un’azione di contrasto contro la criminalità organizzata”. Il successore di Fornero, Vincenzo Li Causi parlò, invece, di “una struttura creata per preservare la nazione da attacchi nemici”. Sta di fatto che, ad un certo punto ci fu chi dall’interno di quella struttura trapanese dei servizi, ora puntata sulla mafia, ora a vigilanza delle frontiere contro fantomatici attacchi nemici, fece partire una informativa su presunti traffici di droga a Saman, l’istituzione voluta da Rostagno e alla quale faceva capo anche quella figura misteriosa e controversa di nome Francesco Cardella. Di quella informativa non c’è traccia nelle carte, mentre resta da chiarire un passaggio determinante dell’intera vicenda: la famosa pista aerea segreta di “Gladio”, la “Kinisia”.
L’Aeronautica ha sempre negato nel tempo la stessa esistenza della pista aerea; pista che invece, secondo una ipotesi investigativa, sarebbe stata oggetto di una inchiesta di Rostagno. Indagando sulle trame trapanesi firmate da mafia, politica, servizi e massoneria, Rostagno avrebbe filmato qualcosa che non doveva e che si muoveva attorno a quella pista. Il riferimento è ad una presunta “esercitazione”, la “Firex’88”, proprio a Kindisia. Esercitazione o cos’altro? L’ipotesi su un Rostagno che ha visto e filmato quello che non avrebbe mai dovuto vedere, ipotizza che la sera in cui fu ucciso, Rostagno aveva con se, in auto, quella scottante cassetta. Cassetta sparita dalla scena del delitto. Questi alcuni dei passaggi misteriosi e senza risposta che il centinaio di documenti finalmente nelle mani dei magistrati potrebbero in parte chiarire.
Tancredi Omodei da Globalist
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ottimo il fatto che nessuno ne scriva è sinonimo di scomodità