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Una finestra affacciata sulle contraddizioni globali del militarismo

Una lettura dei conflitti globali

di Federico GiustiOsservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università

Premessa

Senza alcuna pretesa di esaustività, abbiamo provato a sintetizzare alcune questioni che meriterebbero maggiori spazi e approfondimenti, per cui il nostro modesto intento è abbozzare una lettura dei conflitti globali in termini discorsivi, senza note a piè di pagina e corpose bibliografie di riferimento per facilitarne la lettura. Il solo intento ad averci mosso è stata la necessità di offrire qualche spunto di lettura e di critica dentro un’ottica non eurocentrica e per farlo siamo stati costretti a ridurre ai minimi termini argomenti che andrebbero trattati con ben altro taglio.

La guerra in Ucraina acuisce il conflitto tra Nord e Sud del Mondo e ridefinisce la forma del potere

Quando i paesi del Nord del mondo, capitanati da UE e Stati Uniti, hanno provato a imporre a quelli del Sud l’aperto sostegno all’Ucraina è arrivato il rifiuto di isolare la Russia e la Cina, contestando all’Occidente la doppia morale. I paesi del Sud non accettano dalle potenze egemoni la condanna formale delle guerre, quando in sostanza le vanno provocando in ogni area del Globo, costruendo le loro stesse economie in funzione del conflitto globale.

Non è sorto un fronte antimperialista contrapposto alla NATO né una sorta di identità culturale e politica unificante disposta a contrapporsi apertamente all’Occidente, molti paesi hanno tuttavia compreso che avrebbero pagato le conseguenze delle guerre in termini economici non potendo acquistare energia a prezzi scontati dalla Russia e nella paura di interrompere i rapporti commerciali con la Cina.

Nel corso degli anni ci siamo imbattuti in una forma di potere che va oltre la classica divisione tra Stati, parliamo di aggregazioni di potere trasversali e talvolta alternative. La divisione nel capitale è più sofisticata di come siamo portati a pensarla, il controllo della tecnologia (che deciderà il nostro futuro) potrebbe rappresentare un campo di studio per conoscere meglio le aggregazioni di potere e le contraddizioni intrinseche al modo di produzione capitalistico.

Pensiamo a paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina che in questi anni hanno sviluppato rapporti commerciali e accordi con Cina e Russia traendone vantaggi e l’accesso, a prezzi ridotti, a innumerevoli prodotti o a tecnologie non in loro possesso nonché a linee di credito a tassi agevolati, vantaggiosi rispetto a quelli accordati dalle banche occidentali. Il mancato sostegno all’Ucraina rappresenta una svolta nelle relazioni internazionali come anche l’autonomia dei BRICS.

Sarebbe interessante leggere le dichiarazioni rese, alle Nazioni Unite e altrove, da svariati paesi del Sud del Mondo indisponibili ormai ad accettare il ricatto degli aiuti occidentali, giudicando il ricorso alla guerra e lo sfruttamento delle multinazionali scelte alle quali sottrarsi perché rivolte, pur indirettamente, contro le economie meno sviluppate.

Le preoccupazioni occidentali

In questi mesi abbiamo letto dichiarazioni occidentali come quelle del presidente Macron, preoccupato per il declino dell’Occidente e la sua perdita di credibilità nel Sud del mondo, le politiche intraprese negli ultimi anni hanno alimentato la divisione tra Nord e Sud. Teniamo conto che i paesi occidentali sono un blocco omogeneo, magari diviso al suo interno, ma senza dubbio attento a non rompere degli equilibri che giocano a suo favore, al contrario nel Sud ove ci sono diversi raggruppamenti spesso con interessi contrastanti e pertanto incapaci di unificarsi.

La guerra in Ucraina ha sancito la nascita di un blocco militare, economico e politico integrato e i paesi Ue, che stavano preparando la loro strategia imperialista in collaborazione, ma anche in autonomia rispetto alla NATO (con il documento denominato Bussola Europea), risultano oggi ancora più subalterni del passato rispetto agli USA.  Il consistente riarmo del Giappone è confermato un vasto piano di riarmo quinquennale del valore complessivo di 320 miliardi di dollari di cui il Governo ha dato notizia a metà del dicembre scorso (ma il riarmo riguarda anche Corea del Sud, Taiwan e Australia alleati nella tenaglia di accerchiamento ai danni della Cina), per quanto concerne invece i paesi UE da 2 anni a questa parte è sufficiente attingere dalle analisi del centro studi Sipri di Stoccolma che già anni or sono fotografava gli enormi profitti dei  gruppi industriali Europei nel settore della difesa  dislocati in Gran Bretagna, Francia e Italia. Colossi industriali quotati in borsa con grandi affari nel mondo tra i quali la nostra Leonardo.

Oltre ai grandi gruppi il settore dell’industria europea della difesa annovera circa 1.350 imprese di piccole e medie dimensioni con un’occupazione complessiva, tra diretta e indiretta, di un milione 200 mila unità.

Nonostante il sostanzioso riarmo, Giappone e UE non verranno meno alla tradizionale subalternità rispetto agli Usa, erano e resteranno potenze secondarie.

In questi anni si sono sviluppati innumerevoli alleanze trasversali , ne menzioniamo una tra tutte ossia quella dei tre mari  (Three Seas Initiative3SI o TSI) o Baltic–Adriatic–Black Sea (BABS), un forum di 12 stati in seno alla UE, dei quali 11 aderenti anche alla Nato situati da Nord a sud attraverso i mari Adriatico, Nero e Baltico . Qualche ulteriore approfondimento su questa coalizione sarebbe utile anche per comprendere quanto avviene oggi in Ucraina.

 La nascita di nuovi blocchi?

In estrema sintesi possiamo pensare

  • un primo blocco di paesi colonizzatori e imperialisti (tra i quali Israele) ossia le nazioni avanzate in termini militari, economici e politici guidate dagli Stati Uniti
  • un secondo blocco costituito dai pesi Ue  con a capo la Germania, paese per altro uscito assai indebolito dopo il conflitto in Ucraina. Questi Stati restano subalterni politicamente tanto alla NATO che agli USA.
  • Il terzo blocco rappresentato dal Giappone e da potenze europee secondarie, magari aderiscono alla NATO ma non hanno ruoli e funzioni rilevanti
  • Il quarto blocco è costituito dai diciannove paesi dell’ex blocco orientale, sono spesso ex paesi del socialismo reale che vedono nella Russia un nemico, sono attratti dal modello occidentale e per questo sostengono le guerre NATO contro Russia e Cina.
  • Il dominio militare degli Stati Uniti sull’Europa avviene attraverso l’Alleanza Atlantica che ha dislocato nel vecchio continente le proprie basi militari e oggi impone un aumento esponenziale delle spese militari. Le economie del vecchio continente saranno quindi legate e in subordine agli Usa, lo sono state dopo la Seconda guerra mondiale con il Piano Marshall (1948) in Europa e con l’occupazione militare del Giappone (1945-1952).
  • A partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso si è affermata un’élite globale e attorno agli USA, hanno costruito reti di vario tipo a tutela degli interessi egemoni come le famigerate riunioni del Bilderberg.

L’iper Imperialismo

Gli Stati Uniti con la guerra in Ucraina e il genocidio del popolo palestinese hanno consolidato un blocco imperialista integrato e focalizzato sulla transizione energetica e sulla militarizzazione per passare all’attacco di quell’area del mondo, l’Eurasia, sfuggita al suo pieno controllo.

Siamo davanti a una sorta di guerra aperta e dichiarata al Sud del Mondo, possiamo definirla anche come guerra globale riprendendo il documento del Congresso USA, a tal riguardo è utile citare una parte della dichiarazione congiunta UE-NATO pubblicata lo scorso 9 gennaio 2023:

Mobiliteremo ulteriormente l’insieme combinato degli strumenti a nostra disposizione, siano essi politici, economici o militari, per perseguire i nostri obiettivi comuni a beneficio del nostro miliardo di cittadini.

 L’UE e la NATO amplieranno e approfondiranno la propria cooperazione in settori quali:

  • la crescente competizione geostrategica
  • la resilienza e la protezione delle infrastrutture critiche
  • le tecnologie emergenti e di rottura
  • lo spazio
  • le implicazioni dei cambiamenti climatici per la sicurezza
  • la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri

Le tattiche dell’iper-imperialismo non possono essere ridotte solo alla sfera militare, si va dalla modernizzazione della guerra ibrida alle sanzioni, il sequestro delle riserve e dei beni nazionali e tutti gli altri strumenti di guerra non propriamente militare. Gli strumenti tecnologici di ultima generazione legati alla sorveglianza e al digitale sono per altro indispensabili anche per condurre il controllo imperialista nella battaglia delle idee

UE e la NATO concentreranno intanto i loro sforzi economici cooperando in alcuni settori strategici quali mobilità militare

  • cibersicurezza
  • minacce ibride
  • lotta al terrorismo
  • donne e sicurezza

Queste considerazioni sono di grande aiuto per comprendere come dietro alla definizione Nord del mondo si raccolgano gli interessi dell’Occidente e dei paesi avanzati, insomma il blocco imperialista egemone che prova a costruire il mondo a propria immagine e somiglianza e non esita a imporre fame, genocidi e guerre per affermare la propria supremazia.  In altri termini potremmo parlare di un colonialismo che si rinnova nel corso del tempo pur conservando le proprie caratteristiche pregnanti, prima tra tutte il drenaggio di ricchezza dalle regioni colonizzate verso le aree dominanti.

Un’élite che nonostante raccolga il 14,2% della popolazione mondiale possiede il 40,6% del PIL mondiale e per questo guarda con sospetto ogni blocco che voglia rompere questo stato di cose (ad esempio i BRICS).

Il colonialismo predatorio

Negli ultimi secoli le potenze occidentali hanno costruito le loro fortune drenando ricchezze da Cina e India, accumulato enormi capitali e raggiunto un indiscutibile vantaggio economico per preservare il quale oggi diventa strutturale il ricorso alle guerre.

Per conservare la supremazia si punta tutto sul gap tecnologico, sullo sviluppo di intelligenza artificiale, digitalizzazione, si prova a tornare in possesso di tutta la filiera dei chip, si innovano i processi tecnologici ed informatici. E’ questa la nuova sfida egemonica lanciata contro il Sud del Mondo e l’ambito delle tecnologie dual use è un aspetto determinante di questi processi egemonici.

Veniamo ai paesi del Sud del mondo, ex colonie e semi-colonie che vengono da secoli di dominazione talvolta sono stati protagonisti di cambiamenti radicali anche in senso antimperialista e socialista, vittime di sanzioni e destabilizzazioni, avviluppati nella spirale del debito, alle prese con emergenze sociali, sanitarie ed economiche. Parliamo di paesi ancora socialisti, di stati sovranisti o progressisti, usciti da dittature orchestrate dagli USA, di Stati non allineati con il PIL in crescita.

Molti di queste nazioni hanno subito colonizzazioni militari e per questo vivono con grande sofferenza l’acuirsi della guerra globale e cercando di sottrarsi al controllo dell’Occidente sull’economia mondiale mirando direttamente, senza essere antimperialisti in molti casi, alla progressiva delegittimazione dell’intera struttura neocoloniale. Per questi paesi le minacce sono rappresentate dalla volontà di controllo dei paesi del Nord sui flussi finanziari, sulla scienza e sulla tecnologia fino al controllo delle informazioni, hanno compreso che il nuovo mondo li farà tornare indietro in termini economici e sociali, accrescerà la loro subalternità vanificando i risultati raggiunti.

L’ascesa della Cina rappresenta pertanto una minaccia oggettiva per i paesi Nato non per ragioni militari ma per i rapporti economici intrapresi negli ultimi anni proprio da Cina e Russia con i paesi del Sud del Mondo.

Diventa quindi strategico non solo il controllo da parte del Nord del mondo sul potere economico e militare o sull’informazione, l’egemonia necessita di continui snella produzione dei sistemi di arma e delle tecnologie dual use.

E il ricorso alle sanzioni verso alcuni paesi gioca sovente un ruolo dirimente tanto che lo strumento sanzionatorio è stato orchestrato ripetutamente giocando anche sulla violazione dei diritti civili e umani o puntando sui programmi di austerità attraverso il Fondo Monetario Internazionale (FMI), sottraendosi scientemente da Trattati internazionali come quello sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF)

La spesa militare assume ruolo nevralgico nella contesa mondiale

La crescita della spesa militare degli Stati Uniti negli anni ottanta e novanta del secolo scorso è stata l’arma vincente nella competizione con i paesi del blocco sovietico, oggi la stessa strategia viene utilizzata in funzione anti russa e anti cinese, basta menzionare che la spesa militare statunitense supera 877 miliardi di dollari, pari a circa il 39%, della spesa militare globale, una spesa comunque sottostimata visto che numerosi capitoli non sono contemplati.

Stando ancora ai dati ufficiali, la spesa militare totale del blocco militare guidato dagli Stati Uniti arriva a 2,13 trilioni di dollari, la cifra effettiva è invece decisamente superiore.

Quali saranno allora le prossime mosse dei paesi egemoni raccolti attorno alla NATO?

Anche qui dobbiamo operare in estrema sintesi e ci limiteremo a pochi punti sui quali auspichiamo si possa aprire un confronto e anche degli approfondimenti:

  • il Controllo delle forniture e dei percorsi energetici, il controllo delle vie commerciali
  • l’affermazione di processi tecnologici dual use, la digitalizzazione e la svolta energetica
  • il ricorso a nuovi sistemi di arma
  • il controllo delle informazioni
  • il controllo dei sistemi finanziari
  • l’egemonia del dollaro e delle attuali norme che regolano gli scambi commerciali
  • il controllo degli organismi internazionali impedendo ogni riforma in senso democratico delle stesse
  • una grande iniziativa culturale per affermare i valori occidentali come sovrastruttura ideologica dei dominanti

Bibliografia

Il grande piano di riarmo del Giappone – Difesa Online

Riarmo? Prima una nuova Comunità europea di difesa – Il Sole 24 ORE

Il piano Ue per il riarmo favorirà lo sviluppo delle industrie europee del settore: l’Italia tra i protagonisti con Leonardo – ItaliaOggi.it

Inizio | SIPRI

Il SIPRI Top 100 aziende produttrici di armi e servizi militari nel mondo, 2022 | SIPRI

Iper-imperialismo: una nuova pericolosa fase decadente (thetricontinental.org)

Rassegna mensile | La spesa militare effettiva degli Stati Uniti ha raggiunto 1,537 trilioni di dollari nel 2022, più del doppio del livello riconosciuto: nuove stime basate sui conti nazionali degli Stati Uniti (monthlyreview.org)

Cooperazione UE-NATO – Consilium (europa.eu)

Dall’Intermarium al Trimarium. L’Europa centro-orientale tra nuove iniziative e vecchi schemi – Geopolitica.info

Chip War – GarzantiDall’Intermarium al Trimarium. L’Europa centro-orientale tra nuove iniziative e vecchi schemi – Geopolitica.info

 

 

 

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