Firenze: lo strano "suicidio" di Youssef Ahmed Sauri
- gennaio 31, 2012
- in carcere, violenze e soprusi
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Youssef Ahmed Sauri, è il 27enne di nazionalità marocchina, morto “suicida” il 27/1/2012 alle 23,20 dentro una cella di sicurezza della questura di Firenze. Arrestato poche ore prima al Pronto Soccorso Santa Maria Nuova. Dicono che si sia suicidato Ma la “versione ufficiale” non ci convince,
in quanto era appeso alla grata della porta blindata della cella di sicurezza della questura… ma la grata è troppo bassa. Inoltre era legato con una striscia di coperta, ma nelle camere di sicurezza difficilmente ci sono lettini con coperte. Inoltre, il ricovero per ubriachezza è uno dei soliti modi per camuffare le condizioni del fermato, dopo un ipotetico pestaggio. Altra anomalia è che di solito il ricovero avviene dopo la permanenza in cella e non viceversa. Qui invece prima ricovero (per ubriachezza) e poi permanenza in cella…..
in quanto era appeso alla grata della porta blindata della cella di sicurezza della questura… ma la grata è troppo bassa. Inoltre era legato con una striscia di coperta, ma nelle camere di sicurezza difficilmente ci sono lettini con coperte. Inoltre, il ricovero per ubriachezza è uno dei soliti modi per camuffare le condizioni del fermato, dopo un ipotetico pestaggio. Altra anomalia è che di solito il ricovero avviene dopo la permanenza in cella e non viceversa. Qui invece prima ricovero (per ubriachezza) e poi permanenza in cella…..
La procura ha aperto un fascicolo contro ignoti affidato a Valentina Manuali. Ieri è stata eseguita l’autopsia, per gli esiti previsti un paio di mesi anche se la prima versione parla di “strangolamento”. Il magistrato dovrà chiarire, prima di tutto, la dinamica del suicidio che Sauri avrebbe posto in essere dopo aver messo piede nella cella, e con una sbronza ancora nel sangue. Quindi con la lucidità necessaria a fare a pezzi la coperta, ricavarne una rudimentale fune, appenderla alla grata e infilarsela al collo a mo’ di cappio. Inoltre, l’altezza della porta blindata renderebbe abbastanza problematico issarsi e lasciarsi cadere nel vuoto, per un individuo adulto, ma è vero che in carcere c’è gente che si ammazza impiccandosi al lavandino. L’impiccagione “incompleta”, così si chiama quando il corpo non è del tutto sospeso, lascia però tracce eloquenti per un medico legale. L’osservatorio sulla Repressione ha segnalato il caso anche Franco Corleone, garante dei detenuti di Firenze.
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il suo vero nome è : Es-saouri Youssef
e per il genio che non l’avesse capito..non si è suicidato.