Barriere, controlli, respingimenti. L’Ue trova l’accordo sul patto immigrazione e asilo ed è un trionfo delle destre. Italia sconfitta, restano le regole di Dublino. Anche ai bambini di sei anni saranno prese le impronte. Von der Leyen parla come Meloni: «Decidiamo noi chi entra»
di Carlo Lania da il manifesto
Cambiare tutto per cambiare poco e quel poco anche in peggio. L’accordo raggiunto la scorsa notte tra Europarlamento e Consiglio Ue sulle modifiche da apportare al Patto immigrazione e asilo non modifica il regolamento di Dublino e instaura un finto meccanismo obbligatorio di ricollocamento dei migranti lasciando liberi gli Stati di scegliere tra accoglienza o contributi economici, ma in compenso restringe il diritto di asilo con il rischio concreto di peggiorare notevolmente le condizioni di quanti cercano un futuro in Europa. Un brutto accordo sul quale certamente ha avuto un peso determinante l’imminenza delle prossime elezioni europee, appuntamento al quale nessun governo, né di destra e tanto meno di sinistra, vuole arrivare senza poter rivendicare come un successo con il proprio elettorato l’aver cambiato le politiche migratorie dell’Unione.
Peccato che il risultato finale sia un cedimento di fatto alle destre europee che infatti cantano quasi ovunque vittoria. Con l’unica eccezione, per ora, di Ungheria e Slovacchia, da sempre contrarie ad accogliere migranti o contribuire economicamente. «Finché questi governi saranno in carica a Bratislava e Budapest, tutti a Bruxelles possono essere certi che rifiuteremo le quote obbligatorie di reinsediamento e non permetteremo che i nostri Paesi siano sopraffatti da masse di migranti illegali», ha chiarito il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjartó.
Dopo oltre due anni di tentativi naufragati (il patto venne presentato dalla Commissione Ue nel 2020) alla fine l’accordo è stato raggiunto al termine di una trattativa durata più di 48 ore tra i negoziatori del parlamento europeo e del Consiglio. Con i primi, più attenti ai diritti dei migranti, che hanno dovuto cedere alle richieste dei secondi.
«La linea del parlamento europeo è stata pragmatica», spiega non a caso la presidente Roberta Metsola. «I miei colleghi sono riusciti a trovare un equilibrio tra solidarietà e responsabilità nei vari dossier. Non è stato facile ma rende questo risultato ancora più importante». Pressoché unanimi nell’esprimere soddisfazione i commenti degli altri vertici europei, i presidente di Consiglio e Commissione Ue Charles Michel e Ursula von der Leyen, con quest’ultima che parla di «accordo storico» e rivendica come ora «saranno gli europei a decidere chi verrà nell’Ue e chi potrà restarvi, non i trafficanti».
L’obiettivo del Patto, che prima di diventare operativo deve essere approvato dalla Commissione Libertà civili, dalla plenaria del Parlamento Ue e dal Consiglio europeo, è quello di superare gli approcci nazionali uniformando le regole tra gli Stati membri nonché di accorciare i tempi nella verifica di quanti, tra i richiedenti asilo, abbiano i requisiti per ricevere la protezione internazionale. E in caso contrario provvedere ai rimpatri.
Tra le novità che vengono introdotte c’è l’obbligo di identificare entro sette giorni i migranti che si presentano alle frontiere dell’Unione o che vengono salvati in mare. Le persone che non soddisfano i requisiti di ingresso verranno sottoposte a una procedura che prevede l’identificazione, la raccolta dei dati biometrici nonché controlli sanitari e di sicurezza in appositi «centri di accoglienza» allestiti nei pressi del confine. Anche ai bambini di sei anni (prima il limite di età era di 14) potranno essere prese le impronte digitali «per garantire loro una migliore protezione» è scritto nell’accordo. I dati dei soccorsi effettuati in aree Sar (ricerca e salvataggio) verranno registrati separatamente per scopi statitici.
Inoltre i migranti che provengono da Paesi che hanno una percentuale di riconoscimento di richieste di asilo inferiore al 20%verranno richiusi in Centri di permanenza speciali senza poter uscire e la loro domanda di protezione dovrà essere esaminata entro tre mesi. In caso di esito negativo il migrante dovrà essere rimpatriato al massimo entro altri tre mesi. Sono escluse da questa procedura le famiglie con bambini e i minori non accompagnati.
Il patto prevede inoltre una quota di 30 mila ricollocamenti l’anno e introduce la cosiddetta «solidarietà obbligatoria», vale a dire una divisione dei migranti tra gli Stati membri. Chi si rifiuta di accogliere può però contribuire con misure finanziare calcolate sulla base della popolazione (50%) e del suo Pil (50%). Prevista inoltre la possibilità di rimandare un migrante al quale è stato negato l’ingresso nell’Ue, nell’ultimo Paese terzo sicuro attraversato prima di arrivare in Europa. In questo caso, però, il migrante deve avere sempre «un collegamento ragionevole» con il Paese in questione.
«L’approvazione del Patto è un grande successo», ha commentato ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, mentre per il cancelliere tedesco Olaf Scholz in questo modo limitiamo la migrazione irregolare e alleggeriamo il peso sui paesi particolarmente colpiti, compresa la Germania.
Di segno opposto, e decisamente preoccupate, le reazioni delle organizzazioni umanitarie. A partire da Amnesty international per la quale il patto provocherà «un aumento della sofferenza umana». «Dal modo in cui le persone verranno trattate dai Paesi extra unione europea – prosegue l’organizzazione – al loro accesso all’asilo e all’assistenza legale alle frontiere europee, fino all’accoglienza all’interno dell’Unione europea, questo accordo è progettato per rendere più difficile l’accesso alla sicurezza».
Per Refugees Welcome Italia il nuovo Patto è il fallimento di un’idea di Europa in grado di garantire protezione e sicurezza a chi fugge da guerre e persecuzioni». Il rischio di nuove tragedie in mare viene invece sottolineato da una serie di ong. «Il nuovo Patto Ue legalizza gli abusi alle frontiere esterne dell’Unione e causerà più morti in mare», scrivono Sea Watch, Sea Eye, Maldusa, Mediterranea Saving Humans, Open Arms, Resq People Saving People, Alarm Phone, Salvamiento Maritimo Humanitario. «Verrà mantenuto il fallimentare sistema di Dublino e si continuerà invece nell’isolare i rifugiati e i richiedenti asilo, trattenendoli in campi remoti. Sempre più persone – concludono le ong – cercheranno di fuggire via mare, scegliendo rotte sempre più pericolose».
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