Francia: Il Comitato anti-tortura deplora le condizioni di detenzione
Il Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) del Consiglio d’Europa, in un nuovo rapporto sulla sua visita periodica in Francia a dicembre 2019, ha espresso grande preoccupazione per le condizioni materiali di detenzione nelle strutture di polizia, il sovraffollamento delle carceri, le condizioni in cui i detenuti vengono trasferiti e curati in ospedale e la mancanza di posti letto psichiatrici per le persone in cura senza il loro consenso.
Per quanto riguarda le strutture di polizia, sebbene la maggior parte di quelle interpellate non abbia segnalato alcun maltrattamento fisico, diverse persone hanno dichiarato di essere state deliberatamente colpite durante l’arresto o nelle sedi della polizia. Sono state segnalate inoltre accuse di insulti, anche di natura razzista e omofoba, nonché manacce con armi. Il CPT raccomanda di ricordare che l’uso della forza deve essere strettamente necessario e che occorre prendere delle misure per potenziare la lotta contro l’impunità. In generale, il CPT ha espresso grande preoccupazione per le condizioni materiali di detenzione in alcuni commissariati di polizia visitati.
In relazione alle carceri, dal 1991 il CPT constata un sovraffollamento, con tassi di occupazione superiori al 200% in alcuni istituti. Al momento della visita, quasi 1.500 detenuti dormivano su materassi posati a terra. Il CPT chiede alle autorità francesi di prendere misure urgenti per assicurare che ogni detenuto disponga di un letto e di almeno 4 m² di spazio vitale in una cella collettiva, di adottare una strategia per ridurre la popolazione nelle carceri e di prevenire la violenza tra i detenuti.
In ambito psichiatrico, il CPT ha visitato il Centro ospedaliero di Cadillac dove la maggior parte dei pazienti ascoltati dalla delegazione riteneva di ricevere un trattamento corretto da parte del personale sanitario, nonostante la percezione di una mancanza di tempo e disponibilità. Un ridotto numero di pazienti si è tuttavia lamentato per l’utilizzo di un linguaggio offensivo, nonché un uso eccessivo della forza, soprattutto durante l’applicazione di misure di contenzione o isolamento per la gestione dei pazienti in stato di agitazione.
da coe.int