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Francia: Grandiosa mobilitazione nazionale contro la riforma delle pensioni

2 milioni di manifestanti in tutta la Francia, 400 mila a Parigi contro la riforma delle pensioni di Macron

di Turi Palidda

Anche Le Monde riconosce che “c’è stata una mobilitazione sindacale eccezionale per una giornata test“. Otto principali sindacati e cinque movimenti rappresentanti i giovani hanno partecipato insieme e in massa, fatto che non si vedeva da molto tempo.

Per la seconda volta da quando è al potere (2017), Emmanuel Macron sta affrontando una sfida molto forte. Dopo le manifestazioni – di fine 2019 e inizio 2020 – contro il suo piano pensionistico universale, definitivamente abbandonato, è l’innalzamento dell’età pensionabile legale a 64 anni a sollevare venti contrari di rara intensità (ma 43 anni di contributi!!!).

Questa prima giornata nazionale di azione è stata già preannunciata molto popolare “con numeri che si avvicinano al milione” (mercoledì sera su TMC l’ha detto Laurent Berger, il segretario generale della CFDT). “Siamo a un livello di mobilitazione molto alto”, ha detto Philippe Martinez, il leader della CGT, poco prima di entrare nel corteo. E il governo già sa che: “Sarà un giovedì duro” (Clément Beaune, ministro delegato ai trasporti).
Un fronte sindacale così ampio e affiatato non si vedeva da molto tempo. Nel 2010, tutte le organizzazioni dei lavoratori hanno combattuto contro un’altra riforma delle pensioni, che alzava l’età pensionabile da 60 a 62 anni. Ma la Force Ouvrière (FO), all’epoca, non “firmava comunicati stampa congiunti” e si posizionava lontano dalla testa dei cortei, come ricorda Jean-Claude Mailly, allora numero uno della confederazione. Il 22 maggio 2018, le nove organizzazioni rappresentative del servizio pubblico – tra cui la CGT e la CFDT – hanno partecipato a un’iniziativa congiunta, con MM. Berger e Martinez sono apparsi fianco a fianco a Parigi, ma tutto si è limitato a questioni di servizio pubblico. Infine, il 17 dicembre 2019, gli otto sindacati più potenti avevano manifestato contro il regime pensionistico universale e l’idea di creare una “età cardine” (superiore a quella legale) per avere diritto alla pensione piena; ma la CFDT, la CFTC e l’UNSA si erano separate e successivamente e non erano scese in piazza contro il progetto.

La data di giovedì 19 gennaio non è stata scelta a caso. L’intersindacale ha voluto iniziare subito la battaglia per non farsi prendere alla sprovvista da un iter legislativo svolto a pieno ritmo. Poiché le misure sono incluse in un disegno di legge di modifica del finanziamento previdenziale, i dibattiti parlamentari possono svolgersi in tempi relativamente brevi: venti giorni al massimo in Parlamento, l’adozione definitiva del testo è prevista per fine marzo. Le organizzazioni dei lavoratori stanno quindi cercando di ancorare la sfida prima dell’inizio delle discussioni in Parlamento. Altra considerazione che ha pesato sul calendario: agire giovedì 19 gennaio permette di anticipare la marcia prevista per sabato, su iniziativa di diversi movimenti giovanili e sostenuta da La France insoumise (Mélenchon). “Spetta ai sindacati creare le condizioni per la mobilitazione sociale”, ha ricordato Berger il 10 gennaio. In altre parole, la leadership del movimento deve essere nelle loro mani.

Da diverse settimane gli attivisti si stanno preparando per questo primo round. Secondo le fonti, sono stati individuati da 180 a poco più di 250 punti di raccolta e manifestazioni su tutto il territorio nazionale – anche oltreoceano. C’è una “forte aspettativa da parte dei membri”, spiega Patricia Drevon, segretaria confederale di FO, che si dice addirittura sorpresa dallo slancio della base, con tanti avvisi di sciopero ufficialmente comunicati alle direzioni aziendali. Per trovare tanta combattività, “dobbiamo tornare al 2010”, dice Simon Duteil, co-delegato generale del sindacato Solidaires.

By Médiapart

A Parigi, l’inizio della sfilata arriva a Place de la Nation (a circa 2,5 km da Bastiglia e 4,2 da Chatelet). Dopo che la manifestazione è stata ripresa, dopo alcuni incidenti intorno a Place de la Bastille, la testa principale è arrivata a Place de la Nation, dove erano già ammassati diversi altri manifestanti (in particolare dalla CFDT e dalla CFTC) dopo aver preso un percorso alternativo via Boulevard Voltaire. Non ci sono scontri da segnalare e per ora la presenza della polizia è molto discreta.

Forte partecipazione nelle città delle diverse regioni, eccezionalmente alta nelle città di medie dimensioni.

A mezzogiorno, l’intersindacale nazionale che ha indetto una giornata di manifestazione contro la riforma delle pensioni il 19 gennaio ha saputo di aver vinto la sua scommessa: le prime manifestazioni che si sono svolte questa mattina in molte città e metropoli regionali sono state seguite in maniera massiccia. La stampa regionale parla di mobilitazioni eccezionali, rare da anni, di piazze affollate, di percorsi straripanti, data la mole della folla.

Come di consueto, i dati di partecipazione forniti dalle prefetture differiscono da quelli dichiarati dai sindacati. Ma anche le autorità prefettizie notano un fortissimo aumento del numero dei partecipanti per questa prima giornata di mobilitazione, rispetto alle manifestazioni contro la riforma delle pensioni del 2019.

Nelle città regionali, l’affluenza è stata particolarmente forte: 38.000 persone a Lione, secondo i sindacati (23.000 secondo la prefettura); 50.000 a Tolosa (36.000 secondo il conteggio della polizia); 60.000 persone a Bordeaux (16.000 secondo la polizia); 40.000 a Nantes (26.000 secondo la polizia); 25.000 a Rennes (17.000 secondo la polizia); 25.000 a Montpellier (15.000 secondo la polizia); 30.000 a Clermont-Ferrand (19.000 secondo la polizia). Marsiglia si distingue ancora una volta per il suo gusto per l’iperbole, l’intersindacale che rivendica 150.000 manifestanti, quando le autorità dicono di averne contati 26.000, che è già considerevole.

Ma il segnale più forte arriva dalle città di medie dimensioni. L’affluenza alle proteste è stata eccezionalmente alta e sembrava aver colto tutti di sorpresa. I conti stabiliti dai sindacati e dalle autorità prefettizie differiscono poco. Nei cortei insegnanti, dipendenti pubblici, impiegati delle poste si sono incontrati con artigiani, commercianti, personale sanitario per opporsi alla riforma delle pensioni, nota la stampa regionale.

Ad Alençon (Orne), più di 5.000 persone hanno manifestato questa mattina contro il rinvio dell’età pensionabile a 64 anni. A Périgueux (Dordogna), secondo il conteggio Sud Ouest, erano più di 8.500. A Valenciennes (Nord), il numero dei manifestanti ha superato gli 8000. Ad Angoulême (Charente), 12.000 persone si sono riunite per protestare contro la riforma delle pensioni, come ad Alès (Gard).

Queste altissime partecipazioni evidenziano un malessere molto più profondo di quanto chi è al potere sembra aver previsto. Seguono la scia dei tassi di scioperanti dati dalla pubblica amministrazione, dalla Pubblica Istruzione, dalle aziende pubbliche come EDF o SNCF, ma anche dalle aziende private, anch’essi molto più alti rispetto al 2019.

La polizia fa la scelta della de-escalation?

Da notare che il nuovo capo della polizia di Parigi ha scelto di cambiare postura rispetto al suo predecessore che insieme al ministro dell’interno aizzava sempre per le brutalità anche nei confronti di manifestanti del tutto pacifici e anche di sindacalisti abituati a rispettare gli accordi con la polizia. Come scrive Antoine Albertini per Le Monde il 20 gennaio (https://www.lemonde.fr/societe/article/2023/01/20/a-paris-des-operations-de-maintien-de-l-ordre-en-rupture-avec-la-methode-lallement_6158617_3224.html ) nonostante l’imponente dispositivo dislocato a Parigi e nonostante la previsione di una manifestazione ad alto rischio, nel corteo non si è quasi mai vista alcuna divisa e ci sono stati solo due interventi fulminei per estrarre dal corteo due o tre presunti black bloc.

Non è da escludere che questo cambiamento di postura sia stato scelto per evitare l’escalation e la generalizzazione di scontri che avrebbero potuto portare a una situazione ingovernabile. E’ probabile che non sia stato il ministro dell’interno Darmanin a fare questa scelta visto il suo orientamento sempre a favore di modalità repressive violente. Macron e il governo hanno dovuto ripiegare su una modalità “pacifica”. Ma resta il dubbio che la situazione possa di nuovo ridiventare incandescente perché Macron ha dichiarato che la riforma sulle pensioni deve passare a ogni costo. Il 31 gennaio è prevista una nuova gigantesca mobilitazione. La partecipazione di massa è certa perché la riforma che il governo intende varare è decisamente inaccettabile per la stragrande maggioranza dei lavoratori e impiegati anche della pubblica amministrazione. Infatti, fra l’altro, essa prevede che di fatto i lavoratori debbano maturare ben 43 anni di contributi (!!!) per arrivare a una pensione completa. E a partire da quella del 1965! Contrariamente a quanto sperava il governo la partecipazione dei giovani é stata ed è massiccia seguendo la parola d’ordine: “Noi non avremo nessuna pensione!”. Il salario medio di un giovane di 25 anni è oggi di neanche 800 euro. I salari delle donne sono sempre inferiori a quello degli uomini di 23-40%. La maggioranza degli impiegati e degli operai hanno salari molto al di sotto della media.

La partecipazione unanime anche dei sindacati più moderati mostra che questa volta il governo si trova di fronte un’opposizione sociale gigantesca. Ciò che provoca la collera popolare è che la riforma che vuole varare il governo è a beneficio solo dei dirigenti e impiegati con alti salari.

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