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Francia in stato di emergenza: Perquisizioni, arresti e domiciliari contro attivisti legati alle mobilitazioni per la Cop21

Arresti domiciliari per il responsabile del legal team della Coalizione Francese COP21. Una montagna di abusi di polizia in nome dello stato d’eccezione.

Giovedì 26 novembre decine di poliziotti, alcuni dei quali armati di caschi e scudi, hanno fatto irruzione al Massicot, uno spazio occupato a Ivry-sur-Seine, vicino Parigi, abitato da una decina di persone. Lo spazio si occupa prevalentemente di ospitare dibattiti e di organizzare momenti di socialità nel quartiere, e organizza una mensa popolare attraverso il recupero di cibo scartato. Proprio pochi giorni prima aveva ospitato un evento sul vertice sul clima Cop21.

La porta è stata sfondata e divelta dalla polizia, nonostante gli abitanti fossero presenti all’interno e non avessero opposto resistenza. Alcuni degli attivisti sono stati radunati in una stanza, altri messi a terra, uno di loro è stato preso a calci (l’unico ragazzo nero del gruppo, ci tengono a precisare i compagni).

Il blitz, motivato nel quadro dello stato di emergenza, e giustificato dai presunti “legami con il movimento di contestazione radicale”, è durato tre ore, durante la quale tutto lo spazio è stato perquisito alla ricerca di armi e oggetti utili a compiere azioni violente. Sono stati sequestrati computer, pacchi di volantini e cartelloni, legati alle mobilitazioni contro Cop21.

Uno degli abitanti, di cittadinanza statunitense, è stato arrestato, e in serata i suoi compagni non erano ancora riusciti ad avere nessuna informazione su di lui e sul luogo dell’arresto.

Nella stessa giornata per altri due attivisti sono scattate misure cautelari. Uno di loro è responsabile del team legale per Coalition climat 21, che si sta occupando di organizzare la mobilitazione civica contro il vertice. È anche una delle persone che aveva presentato appello contro il divieto a manifestare a Parigi imposto fino al 30 novembre. Per loro ci sarà l’obbligo di firma tre volte al giorno e il divieto di uscire di casa dalle otto alle sei e di lasciare la città. Secondo il loro avvocato si tratta di decisioni prese senza l’esame di un giudice.

Nei giorni precedenti c’erano state visite dell’intelligence anche ad altri spazi occupati, sempre legate alla repressione dei movimenti contro Cop21. “Se ospitate black bloc vi mandiamo i RAID”, avrebbero detto agli attivisti, riferendosi ai reparti speciali delle forze dell’ordine che solo pochi giorni prima avevano compiuto il blitz contro i presunti terroristi responsabili delle stragi di Parigi.

La Lega dei Diritti Umani ha dichiarato «Il ministro sta perdendo la calma, confonde e assimila il movimento di associazioni con il terrorismo.» Per l’organizzazione, «se ci fosse stato bisogno di una conferma che lo stato di emergenza è un pericolo per le libertà pubbliche, questa misura rivela quanto la lotta contro il terrorismo non sia qui altro che un pretesto per impedire l’espressione di voci fuori dal coro».

Nei giorni precedenti 58 persone erano state convocate in procura dopo la manifestazione per i migranti svoltasi a Parigi. È stato inoltre impedito di entrare in città alla carovana delle ZAD (zone à défendre, espressione usata per indicare spazi sociali ed occupazioni militanti).