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Francia: la lotta si estende nonostante la feroce repressione

La mobilitazione del popolo francese contro Macron e il suo governo diventa sempre più forte nonostante la brutalità poliziesca

di Turi Palidda

Dopo l’ottava giornata di sciopero generale nazionale del 15 marzo scorso la mobilitazione contro la riforma delle pensioni non fa che intensificarsi. E’ la risposta all’arroganza del governo e di Macron che hanno scelto di farla passare per decreto legge (il 49.3) e quindi di non farla discutere in Parlamento dove temevano di non avere la maggioranza. Nel cartello che porta una ragazza si legge: “L’acqua bolle a 100°, la gente a 49,3!!!”. Macron pretende far passare questa infame riforma odiata dal 75% dei Francesi (sondaggi unanimi) a tutti i costi e così ha deciso di far scatenare la violenza poliziesca.

Fiamme, odore di lacrimogeni, inseguimenti e manganellate a pioggia: così si è conclusa sabato 18 marzo la manifestazione contro la riforma delle pensioni indetta dalla CGT Île-de-France, in attesa della grande giornata di mobilitazione nazionale di giovedì prossimo. La risposta della piazza al 49-3 del governo ha continuato a farsi sentire a gran voce nella capitale come in diverse grandi città, dopo già due notti di rabbia.

Place d’Italie, tutto era iniziato con calma e determinazione. Verso le 19 risuona al ritmo di una dell’inno dei “gilets gialli” – “Siamo qui, siamo qui!”, annunciando l’inizio della sfilata dall’avenue de Choisy. La polizia regolarmente riduce il numero dei manifestanti a meno di un quinto se non a un decimo e dice che il sabato 18 sera erano solo 4.000 ma anche i giornali di destra riconoscono che la rabbia popolare è decuplicata.

La repressione non basterà a far passare questa infame riforma.

“La rabbia va oltre tutte le organizzazioni. Anche le persone più moderate sono indignate. Ormai è chiaro che la mobilitazione vuole anche la caduta del governo e “nuove elezioni legislative”.

Come scrive Médiapart l’atmosfera di questo sabato sera mostra un netto aumento del radicalismo del movimento e una più feroce repressione poliziesca. Già da due giorni i raduni a Parigi a Place de la Concorde, vicino ai luoghi del potere, auguravano una nuova fase, la polizia moltiplicava gli arresti (oltre 320).

Una ingente forza di polizia è stata dispiegata sabato sera, nei pressi di Place de la Concorde per impedire il raduno. La Questura di Parigi ha annunciato di aver emanato un’ordinanza che vietava qualsiasi manifestazione in tutta la zona che comprende il palazzo del presidente della Repubblica (L’Eliseo) e il Parlamento. La celere francese (i CRS) si è appostata agli ingressi della metropolitana per respingere i manifestanti; decine di mezzi dei CRS sono stati disposti intorno alla piazza; motociclisti della brigata motorizzata di repressione dell’azione violenta (BRAV-M) si sono mossi pronti a intervenire… Tutto è stato messo in atto per dissuadere qualsiasi dimostrazione.

Chiunque si trovasse in posizione statica è stato subito controllato e perquisito dalle forze dell’ordine e moltissimi sono stati multati per aver partecipato a una manifestazione proibita.

Nel frattempo, avenue de Choisy (dopo place d’Italie) un netturbino di 46 anni ha indossato con orgoglio il suo gilet giallo. Megafono alla mano, spiega di essere venuto dall’Yonne con alcuni compagni per questa manifestazione, come all’apice del movimento dei gilet gialli. “Ho già la schiena rotta e faccio fatica a muovermi, come ti aspetti che io lavori fino a 64 anni dietro un cassonetto? Se Macron passa a forza dobbiamo spaccare tutto, ora do ragione al black bloc”, ha detto.

Anche la deputata de La France insoumise (LFI) Mathilde Panot, presente tra la folla, osserva il cambio di atmosfera: “Non è una manifestazione classica, non c’è un corteo organizzato, la gente viene spontanea per dire che non lascerà passare questa riforma. Il 49-3 è stato l’acceleratore di una lotta sociale che è già passata alla storia, e che sta crescendo.»

Macron ha dimostrato che le forme tradizionali di democrazia non funzionano più. Il Parlamento è esautorato. Inoltre un consigliere dell’Eliseo suggerisce in un articolo che solo la violenza potrebbe cambiare la situazione! Allora cosa si può fare? I francesi hanno provato di tutto.»

Lunedì 20, alle 16, ci sarà il voto sulla mozione di censura da parte delle opposizioni; allora il governo potrebbe fornire una temporanea soluzione istituzionale a questa crisi. Presentata dal gruppo centrista Liot, questa mozione “trasversale” dovrebbe essere votata sia dalla sinistra che dalle destre che non sono nella coalizione del governo. Cosa faranno i deputati repubblicani (destra che cerca di ottenere posti nel governo)?

Nel frattempo, la strada probabilmente continuerà a esercitare la sua pressione sempre più forte di fronte a poliziotti sempre più violenti. Intorno alle 19:30 la BRAV-M (squadrone delle brutalità) è arrivato nei pressi di Place d’Italie. Hanno avanzato, battendo i manganelli sui loro scudi, dicendo ai manifestanti di disperdersi, mentre i bidoni della spazzatura erano incendiati. Il grosso della manifestazione si disperde; gruppi di manifestanti sono inseguiti dai motociclisti della polizia. Le scene filmate testimoniano la violenza della polizia senza alcuna legittimità. Il 13° arrondissement è immerso nei gas lacrimogeni. Su Twitter, il giornalista Clément Lanot riporta: “Sono appena stato preso di mira da un manganello della BRAV-M. Mentre ripongo l’attrezzatura rotta in seguito a questo colpo, un CRS mi intimidisce a terra mimando un calcio. Smette quando vede che sono un giornalista. Come sempre sono identificabile: bracciale + tessera stampa visibile.»

La polizia ha comunicato di aver effettuato 81 arresti. In diverse città, come Lione, Nantes, Brest e Bordeaux, migliaia di manifestanti si sono mobilitati allo stesso modo e ci sono stati scontri.

E’ ormai evidente che la mobilitazione popolare è diventata un fatto politico totale nel senso che ingloba tutte le molteplici ragioni di rivolta contro il potere oggi incarnato da Macron e dal suo governo. Non si tratta solo del rifiuto dell’aumento dell’età della pensione a 64 anni; la riforma che Macron vuol far passare vuole imporre 43 anni di contributi cosa che la maggioranza dei lavoratori non arriva ad avere e soprattutto le donne e che i giovani precari di oggi non avranno mai. E come dicono numerosi esperti questa riforma va a vantaggio solo degli impiegati con stipendi alti. Inoltre tutti fanno capire che la questione più grave è che il trionfo del capitalismo liberista anche in Francia ha provocato un grave degrado del lavoro: c’è troppa competizione, troppa pressione sui lavoratori che sono istigati a mettersi gli uni contro gli altri. Il lavoro è diventato un inferno! Lo stress fisico e psicologico è insostenibile. Impossibile immaginare di durare sino a 64 anni. Tanto più che i lavoratori francesi sono sempre stati molto attaccati alla difesa delle loro conquiste sociali come le ferie pagate, la pensione a 60 anni e le garanzie e tutele della dignità, della salute, della sicurezza sul lavoro.

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