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Francia: Dopo l’evacuazione forzata della Zad di Cal’arbre, riapre il cantiere della a69 a Saix

Ennesimo sgombero forzato di una ZAD in difesa dell’ambiente. Lacrimogeni e ruspe contro le tende degli ambientalisti in Occitania.

di Gianni Sartori

C’era da aspettarselo. Il 30 agosto, alle 7 del mattino, la ZAD della Cal’Arbre a Saïx (dipartimento del Tarn, Occitania, Sud della Francia) è stata smantellata. O meglio: sostanzialmente demolita, azzerata, annichilita. Utilizzando sia mazze che smerigliatrici.

Stando alle ultime informazioni qualche ambientaliste rimane – forse – ancora aggrappato sugli alberi. Ma comunque per poco dato che è già intervenuta la Cnamo, il reparto della gendarmeria addetto agli interventi considerati pericolosi (e dotato di piattaforme per raggiungere gli ambientalisti sugli alberi).

L’operazione ha visto scendere in campo, partendo dalla località La Calarié, oltre 200 gendarmi (cifra fornita dalla prefettura). Una decina di persone sarebbero state arrestate e pare ci sia almeno un ferito grave (forse caduto da una postazione durante le operazioni di sgombero). Brutalmente allontanati, espulsi, “evacuati” (anche facendo ampio uso di lacrimogeni) e poi tenuti a debita distanza da un imponente schieramento di polizia gli oppositori alla A69 (l’autostrada che dovrebbe collegare Toulouse e Castres). Contrari all’abbattimento del bosco e in difesa di “zones humides, terres agricoles, écosystèmes et nappes phréatiques”.

Secondo un esponente di STOPA69 una ruspa aveva tentato di abbatter alcuni alberi mettendo a repentaglio la vita degli ambientalisti accampati tra i rami.

Dietro alla polizia “marciavano” i dipendenti della ditta concessionaria (NGE- Atosca) che si sono incaricati di radere al suolo ogni tenda o capanna. Alle 13, mentre qualche elicottero sorvolava ancora l’ex accampamento (in piedi da febbraio), tutto era praticamente finito e le ruspe entravano in azione. Solo qualche grido (“Vergognatevi”) proveniente dalle querce ancora non abbattute dove evidentemente qualche zadista rimaneva abbarbicato.

Un intervento senz’altro duro, brutale. Anche rispetto a quanto era avvenuto qualche mese fa all’altro accampamento della Crem’Arbre. Dove in marzo i militanti avevano accetto di scendere dalle piante dietro assicurazione che il luogo sarebbe stato preservato almeno fino a settembre per consentire la nidificazione di cinciallegre, cinciarelle e codibugnoli. Attualmente l’area è sotto il severo controllo della polizia, pattugliata con i cani.

Ma comunque in luglio qualche zadista si sarebbe nuovamente inerpicato su “Mayo”, uno degli alberi plurisecolari qui presenti.

Tornando a Cal’Arbre, da parte degli ambientalisti è stato richiesto un intervento urgente dell’Office français de la biodiversité. In quanto i tempi e metodi dell’intervento sarebbero “illegali”, in contraddizione con quanto comunicato in precedenza dalla prefettura che aveva sospeso i lavori per l’autostrada. Stabilendo che il luogo andava preservato per la presenza di larve di “grands capricornes” (presumo si riferisca a rari coleotteri della famiglia dei cerambicidi) nei tronchi delle querce e di “trèfles écailleux” (presumo si tratti del trifoglio marittimo o trifoglio squamoso, Trifolium squamosus) nei prati dell’area.

Inevitabile per chi scrive pensare a quanto NON è avvenuto ormai venti anni fa quando iniziarono i lavori per la A31. Una devastante, sanguinolenta ferita nella campagna del Basso Vicentino destinata anche a fungere da discarica per rifiuti industriali (scarti di fonderia).

v.https://csaarcadia.org/a31-autostrada-discarica-o-infrastruttura-militare/

 

 

 

 

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