150 manifestazioni antifasciste, in tutta la Francia promosse da tutti i sindacati. 640 mila manifestanti
Organizzate da tutti i sindacati e sostenute dal nuovo Fronte Popolare (https://www.osservatoriorepressione.info/francia-fronte-popolare-fascisti/) 640.000 persone hanno manifestato il 15 giugno nelle strade di 182 città francesi contro l’estrema destra.
Il popolo della sinistra ha formato un fronte unico contro il rischio dell’arrivo al potere delle destre alle prossime elezioni politiche indette a fine giugno. La mobilitazione è stata promossa dell’intersindacale, dai sindacati studenteschi e da diverse associazioni come la Lega per i diritti umani o SOS Racisme, si è unita a Pride per i diritti delle persone LGBTQIA+, già previste in alcune città come Strasburgo, Rennes , Lille o Montpellier . Secondo il ministero dell’interno c’erano solo 250.000 persone ma i sindacati affermano che sono state 640.000. 182 manifestazioni in tutto il paese. A Parigi la CGT ha detto che si sono stati 250.000 manifestanti, ma la questura ne ha contati 75.000.
Numerosi cartelli con slogan come “Unità contro l’estrema destra”, i manifestanti hanno mostrato il desiderio di agire e di resistere insieme, quasi una settimana dopo la doppia scossa. dei risultati delle elezioni europee e dello scioglimento dell’Assemblea nazionale indetto da Macron che da ani spiana la strada ai fascisti. Il sentimento più dominante nei cortei è stato il timore di vedere la discriminazione razzista salire alle stelle se il partito xenofobo della Le Pen arrivasse a Matignon durante le prossime elezioni legislative del 30 giugno e 7 luglio.
Livia Garrigue (della redazione di Médiapart) comincia il suo articolo citando Aragon: “Quando il grano è sotto la grandine / Pazzo chi si comporta in modo delicato / Pazzo chi pensa a litigare / Nel cuore della comune lotta”.
Inizia così, con questi semplici versi aragonesi (La Rosa e la Réséda), uno dei tanti appelli alla mobilitazione firmati in questi giorni. Dopo i risultati da incubo delle elezioni europee e l’annuncio dello scioglimento dell’Assemblea nazionale da parte di Macron, tutti pensano che occorra sfatare un destino brutalmente ristretto. Occorre trasformarlo in brevissimo tempo in un momento politico opportuno, fare di un’emergenza soffocante un’alleata intima, un collo di bottiglia una finestra su altri futuri. E trasformare una fragilità democratica senza precedenti in un insospettabile vantaggio per “investire spazi e tempi, per quanto ristretti”.
Col suo comportamento scellerato, Macron da anni spiana la strada alla destra fascista e razzista facendo votare dal suo governo insieme alle destre di Le Pen e altri la legge contro l’immigrazione, la riforma delle pensioni e altre misure contro i lavoratori e ora di fatto vorrebbe governare insieme al partito fascsiat e razzista della Le Pen. Ma il popolo della sinistra ha subito reagito e tutti i partiti di sinistra e gli ecologisti hanno messo da parte le differenze e i pregiudizi creando in tempi velocissimi il Nuovo Fronte Popolare. Una coalizione che ricorda quella eccezionale che si fece in Francia nel 1936 e permise alla popolazione di ottenere riforme e diritti mai visti (le ferie pagate, le 8 ore, i diritti sindacali, la sanità, i servizi sociali ecc.). Macron e le destre hanno fatto male i loro conti. Hanno dimenticato che il popolo francese è capace di reagire e ribaltare una congiuntura negativa nella possibilità di successo contro il facsismo, contro il razzismo, per i diritti fondamentali di tutti e la protezione dei deboli.
Alle prossime elezioni il Nuovo Fronte Popolare presenterà un candidato unico delle sinistre in tutte le 577 circoscrizioni elettorali. E’ questo che purtroppo è mancato alle passate elezioni vinte dal partito della Le Pen. La sinistra unita può vincere già al primo turno o al secondo perché potrà contare anche sui tantissimi astenuti che non credono a questa Unione europea diventata guerrafondaia e protettrice della lobby degli armamenti e in generale delle multinazionali.
Questa scommessa può essere vinta !
Come dice un giovane manifestante: “Dobbiamo rialzarci. Sbarra la strada alle idee oscure in cui rischia di sprofondare il nostro Paese”. Questa “melma dell’estrema destra”, aveva già corroso la democrazia, disintegrato i nostri diritti, lasciato spazio ad un’incessante fabbrica di informazioni nazionaliste veicolate dai media di Balloré (primo sponsor del partito della Le Pen).
“Se ci affidamento alla forza sotterranea del popolo di sinistra, si può vincere contro la minaccia fascista come un collante mobilitante”. Molto rapidamente è emerso il rifiuto dell’inevitabilità, misto a lucidità e a un contagioso ottimismo strategico. Occorre il respiro di cui tutti avevano bisogno in questa catastrofica congiuntura. Queste elezioni possono cambiare tutto; e a differenza della tristezza prevalente a sinistra negli ultimi tempi, è possibile cambiare tutto, se tutti sono pronti con un po’ di sforzo e di ragione.»
Decine di lettori di Médiapart esortano la sinistra istituzionale a essere ragionevole, a ignorare la propria amarezza sussidiaria di fronte alla gravità del momento. E anche fare affidamento sulla forza sotterranea del popolo della sinistra, talvolta disinvestita nelle logiche elettorali. “Militanti distanti, scettici o esausti, ora andremo a fare campagna per vincere, ovunque e fino agli ultimi secondi.”
“Non lasciamo che siano gli apparati politici a decidere da soli”, scrive in particolare Maxime Combes, invitando a sostenere “questi graditi tentativi” creando dappertutto “assemblee locali del fronte popolare”. ”Ciò richiede effervescenza popolare, e se ci sarà vittoria il 7 luglio, dovrà essere alimentata, nutrita, sostenuta e riaffermata giorno dopo giorno da un massiccio sostegno popolare” (riassume Jadran Svrdlin). Occorre creare “le basi di nuovi spazi democratici”. “Una risposta che non si soddisfa con gli appelli al voto” Naturalmente, votare non sarà sufficiente. Il voto senza essere un impegno che ci lega a un organismo partitico spesso imperfetto, è come “scegliere un autobus, ed è sempre meglio
Nei post pubblicati su Médiapart non mancano quelli dei militanti che si occupano dei devianti nelle carceri, o nei centri per espellendi o ad aiutare gli indigenti, a tessere il tessuto della solidarietà – quando la polizia di Macron e Darmanin distrugge le tende. Da anni, mettono in guardia -ma ignorati- contro l’ascesa dell’estrema destra. È senza dubbio anche l’esistenza di questo impegno viscerale che ha reso possibile l’alleanza precaria siglata tra i partiti di sinistra, ma questo va ben oltre. La Marcia della Solidarietà, il collettivo di immigrati privi di documenti che da anni scendono in strada per conquistare i propri diritti, scrive: “abbiamo bisogno di una risposta che non soddisfi le richieste di voto. Abbiamo bisogno dell’unità dei lavoratori con e senza documenti, dei francesi e degli immigrati”.
Un forum sulle rivendicazioni delle femministe dice: “Unitevi, dicono, ma non senza di noi”. Il Coordinamento No Senza di noi, voce dei residenti e dei collettivi dei quartieri popolari: scrive “Siamo i primi preoccupati dalle conseguenze dell’avvento al potere dell’estrema destra. Tutto ciò che viene fatto per noi, senza di noi, viene fatto contro di noi”, scrive il collettivo, esortando i residenti del quartiere a recarsi alle urne, ma anche la sinistra a sentire la propria voce. L’intreccio impuro di ideali della sinistra e di compromessi pragmatici inerenti all’urgenza del momento è anche ciò che costituisce il tessuto di un “fronte popolare”. Questo titolo spontaneo, per quanto ovvio, fa rabbrividire i guastafeste di una sinistra avvizzita (per esempio i vecchi socialisti dei governi Hollande e i professori di storia di basso livello che si fingono specialisti del Fronte per criticare meglio la sua riattivazione contemporanea (Macron ha preteso dire che il Fronte Popolare era tutt’altro (“Léon Blum si ribalterà nella tomba”). Come spiega Antoine Malamoud, pronipote di Léon Blum, il Fronte Popolare del 1936 non poteva esistere che attraverso un insieme di “aggiustamenti tattici”, un’intelligenza strategica che comportava piccole ritirate a vantaggio di un progetto di resistenza che li superava. guidato da uno slogan semplice e unificante. Il primato del metodo, quindi, sugli ideali stessi, e l’attenuazione delle discordie di circostanza al servizio di una “unità d’azione” di fronte al pericolo fascista.
Senza negare le immense sfide che attendono le sinistre e gli ecologisti affinché i loro rappresentanti siano all’altezza del compito, il 1936 emerge come una memoria ancora vibrante, popolare, mobilitante, annidata da qualche parte in tale memoria popolare francese, insomma delle idee subito disponibili e dal forte contenuto di fantasia. Nella lunga serie sui temi delle alleanze e delle disunità della sinistra, l’idea di Fronte popolare si lega a quella della “gioia militante” .
Lungi dall’essere un “oggetto di culto civico, confinato in una prospettiva che rimane fissa”, gli usi attuali dell’esempio storico del Fronte Popolare nascondono una concezione viva ed emancipatrice della storia. Un pezzo di passato che si annida nel cuore del presente per catalizzare una miriade di speranze future, l’invocazione di atti del 1936, incandescenti, in potenza performativa, e questo per “dare speranza ed energia ai giovani, ai quartieri popolari, al mondo del lavoro, alle donne”. Insomma, “Quando il grano è sotto la grandine / Pazzo chi si comporta in modo delicato / Pazzo chi pensa a litigare / Al centro della comune lotta”.
traduzione a cura di Salvatore Turi Palidda
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