Il prossimo due gennaio davanti a un giudice del lavoro di Bologna potrebbe tenersi la prima causa contro gli effetti discriminatori sul diritto di sciopero, sullo stato di malattia legata a un handicap o a condizioni familiari come la maternità prodotti da «Frank», l’algoritmo usato da Deliveroo, la principale multinazionale della consegna di cibo in moto e in bici (Food delivery) in Europa. Il nome è stato preso dal protagonista della serie Tv It’s Always Sunny in Philadelphia interpretato dall’attore americano Danny DeVito. Il ricorso è stato presentato dagli avvocati Maria Bidetti, Carlo De Marchis e Sergio Vacirca per conto delle categorie della Cgil Filt, Filcams e Nidil. L’udienza potrebbe essere rinviata perché i tempi di convocazione sono stati troppo stretti. Ieri, in una nota, la filiale italiana della multinazionale diceva di non essere stata informata «né direttamente né indirettamente» del ricorso. In ogni caso, quando inizierà il procedimento, sarà una nuova occasione per approfondire il sistema del lavoro digitale a cottimo elaborato dalle piattaforme e, se sarà il caso, uno dei modi per introdurre i diritti sindacali all’autotutela dei ciclofattorini («riders») e il rispetto delle norme sui diritti fondamentali presenti anche in un recente provvedimento licenziato dal parlamento.
NELLA RICOSTRUZIONE del funzionamento di «Frank» (algoritmo «cieco» che, in più «ignora la diversità», si legge) emerge un dato politico importante. Nell’«antefatto processuale e capitolato probatorio», in pratica un racconto sviluppato in 44 punti, si sostiene che a seguito delle lotte organizzate dai riders tra il 2017 e il 2018 per rivendicare i loro diritti Deliveroo ha adottato un sistema di organizzazione del lavoro basato sulla prenotazione delle fasce orarie per priorità e basate sulla classificazione del loro rendimento («ranking»). Nella stessa occasione, ricordano gli avvocati, Deliveroo decise anche «di aumentare del 100% il numero dei riders iscritti nella propria piattaforma». Il «ranking» è una classifica che serve a misurare la «reputazione» del rider in base a due criteri: l’affidabilità e la partecipazione. La prima è misurata in base a una scala 100/100, la seconda è espressa in una scala 12/12. Il periodo della «valutazione» riguarda due settimane nelle quali i rider ha effettuato un’attività. Secondo la Cgil, a seguito delle prime forme autonome di organizzazione dei lavoratori, «Frank» sarebbe stato programmato per imporre il rispetto della sessione di lavoro prenotata e la connessione entro 15 minuti dall’inizio della sessione di lavoro. «Di fatto, si penalizza l’adesione del rider a forme di autotutela». In più, aggiunge il sindacato, l’astensione dell’attività determina una penalizzazione che «incide sulle future possibilità di accesso al lavoro».
PER LA CGIL «Frank» sanziona i riders con la perdita di punteggio nel sistema definito «ranking reputazionale». È stato programmato per penalizzare «tutte le forme lecite di astensione dal lavoro» perché «determina la retrocessione nella fascia di prenotazione» e «limita le occasioni di lavoro». In un lavoro basato sulla concorrenza tra riders sui tempi di consegna e nella definizione della migliore «performance» il «valore» del profilo reputazione è la «chiave» per accedere alla fascia oraria e alla zona della città dove ci sono più ordini e, dunque, maggiori occasioni di guadagno. Ad esempio, Napoli è divisa in due zone, si legge; Roma in 13, Bologna in 5, Milano in 19, Bergamo in tre. Le fasce orarie («slots» o turni di lavoro) sono divise in tre blocchi: i riders con raking migliore vanno alle 11, seguono le 15 e le 17. A conferma si riportano alcune espressioni dell’azienda: «Se fai parte di un gruppo prioritario, avrai una possibilità maggiore di ricevere una notifica prima degli altri».
Il sistema permette a chi ha un punteggio maggiore di scegliere fino a 50 sessioni di lavoro. Questo determina una diminuzione della scelta tra le sessioni disponibili per chi ha una valutazione inferiore. «Frank» «esaspera lo svolgimento della prestazione», impone «ritmi produttivi incompatibili con il diritto di sciopero», seleziona la forza lavoro «in una logica competitiva estranea alla disciplina antidiscriminatoria». Tra l’altro, il sindacato chiede di« inibire» il sistema di prenotazione per fasce di priorità fondato sul ranking.
«I RIDER – ha risposto Deliveroo – non sono penalizzati se rifiutano le proposte di consegna. I nostri algoritmi sono creati dalle persone e l’algoritmo implementa delle regole che sono sviluppate dalle persone». Spiegazioni che non escludono la ricostruzione fornita dal sindacato e confermano il fatto che l’«apprendimento automatico» sul quale è fondato il suo «potere predittivo» (concetti ricorrenti sia sul sito dell’azienda che nelle dichiarazioni dell’a.d. Matteo Sarzana) apprende dalle persone, sia quando eseguono le performance e producono dati, sia quando protestano. In discussione è il modo in cui l’algoritmo è usato. La richiesta è di negoziarlo. «I rider sono lavoratori autonomi – ribadisce l’azienda – liberi di accettare o rifiutare una proposta di consegna».
IL PROBLEMA è un altro: quando accettano la consegna devono eseguire un compito e sono eterodiretti da «Frank». Sono «dipendenti». È questo, al fondo, il conflitto del lavoro su queste piattaforme digitali.
Roberto Ciccarelli
da il manifesto