Frascati: la polizia ferma gli studenti anti Gelmini
- marzo 05, 2009
- in emergenza, lotte sociali
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Certo più “gentili” dei loro colleghi bergamaschi – che sabato hanno scortato una manifestazione non autorizzata di Fn e caricato manifestanti antifascisti che se ne tornavano a casa – i poliziotti di Frascati, zona dei Castelli romani, sono riusciti ieri a sventare, prima ancora che si consumasse, un insidioso comportamento antipatriottico che alcuni studenti dall’altro erano decisi a mettere in pratica. Conteporaneamente anche la direzione dell’Istituto di fisica nucleare faceva arrestare alcune pericolose bandiere.
Dunque, era stata annunciata la visita della ministra Gelmini al centro italiano Esrin dell’Agenzia spaziale europea (Esa) e al vicino Infn, istituto nazionale di fisica nucleare. Qui è stata proibita l’assemblea del personale perché sarebbe stata chiesta con poco preavviso. Nel frattempo, però, il direttore dei laboratori ha chiesto ai rapresentanti sindacali di rimuovere le bandiere della Cgil che erano nell’ingresso da ottobre, da quando è iniziata l’Onda e, da allora, l’ente è in stato di agitazione permanente. Al diniego della Rsu, la direzione ha provveduto comunque a cancellare le tracce della mobilitazione del personale. L’Infn, come tutti gli enti di ricerca, è zeppo di lavoratori precari. 600 di fronte a 1800 strutturati. Di quei 600, 250 sono stabilizzabili ma, a differenza di altri enti, questo non brillerebbe per velocità. Così in 70, a giugno, potrebbero restare esclusi dalle procedure di stabilizzazione e oltre cento contratti a tempo determinato non sarebbero rinnovabili per i vincoli della finanziaria. Grazie Brunetta.
Davanti alla stazione di Tor Vergata, iintanto, il Collettivo unitario studentesco, medi e universitari dei Castelli, aveva organizzato un presidio di accoglienza per Gelmini. I cancelli dell’Esa sono infatti nelle immediate vicinanze. Però, arrivati alla stazione, un paio di ore prima dell’arrivo della ministra – erano le 16.30 – i primi trenta ragazzi hanno trovato alcune volanti davanti alla stazione che bloccavano l’accesso. Gli agenti – una decina in divisa atlantica, coperti a distanza da un paio di equipaggi della celere in tenuta antisommossa nel parcheggio soprastante – li hanno bloccati tutti. Solo quattro o cinque dei sono maggiorenni. Racconta uno di loro: «Ci hanno tenuto per due ore bloccati nella stazione mentre verbalizzavano le identificazioni.
Il dirigente non ci ha voluto parlare nonostante lo avessimo chiesto ripetutamente per capire cosa stesse succedendo». Lo avrebbero trovato solo dopo il rilascio, cercandolo tra le volanti. Nel frattempo altri studenti che arrivavano alla stazione sono stati tutti identificati e poi rinchiusi nella stazione. Il primo ad arrivare, in auto, e in perfetta solitudine, sarebbe stato denunciato per manifestazione non autorizzata solo perché nel bagagliaio aveva un secchio per la colla e un manifesto dell’assemblea “no fly” di Ciampino, la rete di comitati di cittadini che si batte contro i veleni del traffico aereo tra le case.
Sequestrato, dagli uomini del commissariato di Frascati, un pericolosissimo striscione riportante la scritta: “Noi la crisi non la paghiamo. L’Onda è antifascista”.
Alla restituzione del documento è stato imposto agli studenti di firmare una notifica del proprio domicilio per l’eventuale denuncia per la manifestazione non autorizzata ma neppure iniziata. Due di loro, maggiorenni, sono stati portati al commissariato per la notifica del sequestro del pericolosissimo cencio. Lunedì assemblea all’Ipò, storico centro sociale di Marino.
Intanto, mentre si consumava l’inedito gesto di repressione preventiva, la ministra arrivava negli enti dopo aver presentato il nuovo portale antidroga con il collega Giovanardi, quello fissato che “una canna fa primapera”. Una volta giunta tra i ricercatori spaziali e nucleari, era prevedibile che Gelmini promettesse di uscire dalla crisi grazie allo spazio e al nucleare. Va detto che l’avvocata bresciana ha anche scoperto la precarietà di cui è ritenuta grande produttrice: «Il precariato è una piaga sociale e in queste condizioni non si può pianificare il futuro, ma noi non li lasceremo soli. Entro un mese e mezzo avremo la ricognizione per i tre gruppi di precari della scuola, dell’università e della ricerca. E questo è il primo passo importante per affrontare questo problema – ha detto a margine della visita – stiamo lavorando sui precari ricercatori, ma non abbiamo ancora una risposta (sul possibile distacco dei precari della ricerca dagli altri precari della Pubblica amministrazione, ndr)». E in mancanza di risposte, come sempre, ci pensa la polizia.
Dunque, era stata annunciata la visita della ministra Gelmini al centro italiano Esrin dell’Agenzia spaziale europea (Esa) e al vicino Infn, istituto nazionale di fisica nucleare. Qui è stata proibita l’assemblea del personale perché sarebbe stata chiesta con poco preavviso. Nel frattempo, però, il direttore dei laboratori ha chiesto ai rapresentanti sindacali di rimuovere le bandiere della Cgil che erano nell’ingresso da ottobre, da quando è iniziata l’Onda e, da allora, l’ente è in stato di agitazione permanente. Al diniego della Rsu, la direzione ha provveduto comunque a cancellare le tracce della mobilitazione del personale. L’Infn, come tutti gli enti di ricerca, è zeppo di lavoratori precari. 600 di fronte a 1800 strutturati. Di quei 600, 250 sono stabilizzabili ma, a differenza di altri enti, questo non brillerebbe per velocità. Così in 70, a giugno, potrebbero restare esclusi dalle procedure di stabilizzazione e oltre cento contratti a tempo determinato non sarebbero rinnovabili per i vincoli della finanziaria. Grazie Brunetta.
Davanti alla stazione di Tor Vergata, iintanto, il Collettivo unitario studentesco, medi e universitari dei Castelli, aveva organizzato un presidio di accoglienza per Gelmini. I cancelli dell’Esa sono infatti nelle immediate vicinanze. Però, arrivati alla stazione, un paio di ore prima dell’arrivo della ministra – erano le 16.30 – i primi trenta ragazzi hanno trovato alcune volanti davanti alla stazione che bloccavano l’accesso. Gli agenti – una decina in divisa atlantica, coperti a distanza da un paio di equipaggi della celere in tenuta antisommossa nel parcheggio soprastante – li hanno bloccati tutti. Solo quattro o cinque dei sono maggiorenni. Racconta uno di loro: «Ci hanno tenuto per due ore bloccati nella stazione mentre verbalizzavano le identificazioni.
Il dirigente non ci ha voluto parlare nonostante lo avessimo chiesto ripetutamente per capire cosa stesse succedendo». Lo avrebbero trovato solo dopo il rilascio, cercandolo tra le volanti. Nel frattempo altri studenti che arrivavano alla stazione sono stati tutti identificati e poi rinchiusi nella stazione. Il primo ad arrivare, in auto, e in perfetta solitudine, sarebbe stato denunciato per manifestazione non autorizzata solo perché nel bagagliaio aveva un secchio per la colla e un manifesto dell’assemblea “no fly” di Ciampino, la rete di comitati di cittadini che si batte contro i veleni del traffico aereo tra le case.
Sequestrato, dagli uomini del commissariato di Frascati, un pericolosissimo striscione riportante la scritta: “Noi la crisi non la paghiamo. L’Onda è antifascista”.
Alla restituzione del documento è stato imposto agli studenti di firmare una notifica del proprio domicilio per l’eventuale denuncia per la manifestazione non autorizzata ma neppure iniziata. Due di loro, maggiorenni, sono stati portati al commissariato per la notifica del sequestro del pericolosissimo cencio. Lunedì assemblea all’Ipò, storico centro sociale di Marino.
Intanto, mentre si consumava l’inedito gesto di repressione preventiva, la ministra arrivava negli enti dopo aver presentato il nuovo portale antidroga con il collega Giovanardi, quello fissato che “una canna fa primapera”. Una volta giunta tra i ricercatori spaziali e nucleari, era prevedibile che Gelmini promettesse di uscire dalla crisi grazie allo spazio e al nucleare. Va detto che l’avvocata bresciana ha anche scoperto la precarietà di cui è ritenuta grande produttrice: «Il precariato è una piaga sociale e in queste condizioni non si può pianificare il futuro, ma noi non li lasceremo soli. Entro un mese e mezzo avremo la ricognizione per i tre gruppi di precari della scuola, dell’università e della ricerca. E questo è il primo passo importante per affrontare questo problema – ha detto a margine della visita – stiamo lavorando sui precari ricercatori, ma non abbiamo ancora una risposta (sul possibile distacco dei precari della ricerca dagli altri precari della Pubblica amministrazione, ndr)». E in mancanza di risposte, come sempre, ci pensa la polizia.
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