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Fratelli d’Italia vuole militarizzare anche i Centri per i poveri

La proposta è stata firmata dal deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone, nell’ambito dell’iter del provvedimento sui senza fissa dimora in esame a Montecitorio. Prevede agenti a guardia delle strutture in cui devono tenersi percorsi di cura e recupero.

di Stefano Iannaccone da il Domani

I senzatetto rinchiusi in appositi centri sotto il controllo (anche) della polizia per avviare percorsi di cura e recupero. Un’edizione riveduta in ottica metropolitana dei Cpr, i Centri per i migranti, che nel caso delle persone più disagiate hanno il principale intento di salvaguardare il “decoro urbano”, riducendo la vicenda a un problema di ordine delle città.

L’emendamento shock è stato firmato da Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Cultura alla Camera, nell’ambito dell’iter del provvedimento sui senza fissa dimora in esame a Montecitorio. La proposta di legge punta a fornire gli strumenti adeguati a garantire un supporto ai più bisognosi, i “senza dimora”, che non corrispondono per forza di cose ai senzatetto. Talvolta si tratta di soggetti che hanno perso la residenza anagrafica e quindi hanno visto venire meno i diritti basilari, compresa l’assistenza sanitaria.

Da qui l’iniziativa legislativa, voluta dal deputato del Pd Marco Furfaro, per prenderli eventualmente in carico laddove si avverta il bisogno. Il parlamentare dem, nonostante sia all’opposizione, è stato indicato come relatore, evidenziando il carattere bipartisan del progetto. E in effetti la maggioranza ha appoggiato la proposta, aprendo al dialogo in commissione, a Montecitorio. In quella sede sono stati limati alcuni aspetti della norma, approdata in aula all’inizio di questa settimana a ruota dell’autonomia differenziata.

Il clima costruttivo è andato verso un’unica battuta d’arresto: Fratelli d’Italia, attraverso un suo noto esponente, non ha perso occasione di spingere verso una “militarizzazione” del progetto, palesata dall’emendamento di Mollicone, che prospetta una soluzione più dura e di matrice sanzionatoria. La povertà diventa una sottospecie di reato, che porta alla chiusura dei clochard nei centri. La modifica prospettata dal parlamentare di FdI prevede nel dettaglio che la Protezione civile e la Croce rossa allestiscano, entro due mesi dall’approvazione della legge, dei “centri per l’assistenza sanitaria per i soggetti senza fissa dimora di seguito denominati “centri rifugio per senza fissa dimora”.

Il tutto, appunto, in collaborazione con le forze dell’ordine. Gli agenti dovrebbero svolgere una funzione di controllo e supervisione delle strutture. I centri devono essere individuati dagli enti locali, tra le aree dismesse, e devono poter assicurare il ricovero per (testuale) “percorsi di cura e di recupero”. L’obiettivo? “La tutela della salute pubblica nelle città e nei centri storici”. La traduzione dell’emendamento è che la condizione di senzatetto viene vista essenzialmente come un problema di salute, con la conseguente necessità di “recuperarli”. La povertà diventa una malattia da affidare anche al controllo alla polizia.

E così il problema di chi ha perso un’abitazione stabile non viene affidato alle politiche sociali, e agli investimenti per aumentare le tutele e i diritti, ma viene immaginata una delega agli agenti delle forze dell’ordine, attingendo le risorse economiche – ancora da quantificare – da quelle stanziate per la legge di Bilancio. C’è poi un ulteriore intervento: l’estensione del reato di omissione di soccorso. Chiunque non presti cura ai senzatetto potrebbe essere indagato.

Casi precedenti – All’interno della maggioranza, nei settori più moderati, c’è chi è rimasto sorpreso dalla mossa di Mollicone, proprio perché cozza con lo spirito unitario che anima la riforma. Secondo quanto apprende Domani, sarebbe in corso addirittura una moral suasion di Palazzo Chigi per convincere Mollicone al ritiro dell’emendamento. C’è anche una scusa buona per farlo: il reperimento delle coperture.

Mollicone non è certo l’ultimo dei peones, anzi. È un volto rampante del partito di Giorgia Meloni, tanto da diventare presidente della commissione Cultura alla Camera. Nell’ambito culturale, almeno nella sua città natale, Roma, ha costruito una serie di relazioni che lo hanno reso centrale, per esempio, nella gestione del festival del cinema della capitale. Ma, nonostante il ruolo di maggiore visibilità, è qualche volta autore di proposte sopra le righe, come l’istituzione di una commissione per certificare le notizie contro le fake news propagate soprattutto sui social.

Insomma, il meloniano non è nuovo a provocazioni del genere, sebbene in quel caso abbia rettificato: ha sostenuto di esser stato frainteso. E del resto Fratelli d’Italia continua a dimostrare una scarsa sensibilità verso le persone in difficoltà. Di recente ha fatto cassa sulle misure di sostegno per finanziare altri progetti. È successo già con il decreto Agricoltura, firmato da Francesco Lollobrigida: 83 milioni di euro sono stati attinti dall’Assegno di inclusione, il surrogato del vecchio Reddito di cittadinanza, per garantire degli sgravi alle imprese agricole.

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