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I frutti avvelenati del “decreto Caivano”

Mai così tanti reclusi negli Istituti di pena minorile. Negli ultimi mesi il dato delle presenze negli istituti oscilla tra 560 e 580. Un’impennata che non trova riscontro rispetto alla criminalità minorile che è in diminuzione, denuncia Antigone. Il decreto varato dal Governo Meloni un anno fa ha portato a un aumento degli ingressi. Nelle strutture, per la prima volta sovraffollate (12 su 17)

di Luca Rondi da altreconomia

Da febbraio 2024 le presenze negli Istituti penali minorili (Ipm) non sono mai scese sotto le 500 unità. “Numeri così alti non si erano mai registrati prima. Negli ultimi mesi il dato oscilla tra le 560 e 580 presenze -denuncia Antigone, associazione che dagli anni Novanta si occupa di giustizia penale-. Un’impennata che non ha eguali e che non trova alcun fondamento in un parallelo aumento della criminalità minorile”. Il motivo di questo aumento sembra essere chiaro: il cosiddetto “decreto Caivano” varato proprio un anno fa.

Se negli undici mesi che vanno dall’insediamento dell’attuale governo nell’ottobre 2022 al settembre 2023, quando è entrato in vigore, le presenze sono aumentate di 59 unità, nei successivi undici mesi l’aumento è stato di 129, ovvero più del doppio”. Un dato “assolutamente falsato al ribasso” secondo l’associazione, che ha pubblicato a ottobre un apposito report per analizzare la situazione, perché molti neomaggiorenni sono stati trasferiti nelle carceri per adulti sempre per quanto previsto dalla nuova norma emanata all’indomani degli stupri di gruppo avvenuti a Caivano (Napoli).

“Lo Stato ci mette la faccia”, aveva dichiarato un anno fa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Ma la realtà è diversa. “Nelle carceri minorili si respira una tensione mai vista prima, data dall’affollamento e dalla progressiva chiusura del sistema -osserva ancora Antigone-. Da tanti Ipm ci segnalano la chiusura di attività, le difficoltà per i volontari, il ritorno a un modello di detenzione fatto solo di cancelli e sbarre, i trasferimenti forzati. Davanti a tutto questo i ragazzi protestano”.

Sono almeno 25 quelle che si sono verificate dall’inizio del 2024, da Torino a Milano passando per Bologna e Bari. Le condizioni di reclusione sono al limite. Gli istituti per la prima volta sono alle prese con il sovraffollamento: i posti in Ipm sono complessivamente 516 a fronte di 569 presenze di metà settembre. Dei 17 istituti presenti sul territorio, riporta Antigone, ben 12 ospitano più persone di quello che dovrebbero. Nei cinque restanti, però, basterebbe solo un ingresso in più per superare i posti disponibili. Per ovviare a questi problemi sono state aggiunte brandine e materassi per terra a Treviso, così come al “Ferrante Aporti” di Torino dove alcune sezioni sono inagibili dopo le proteste. Ma anche a Milano il “Beccaria” versa in condizioni critiche, così come a Roma dove manca la luce da tre settimane e i frigoriferi. “Così i ragazzi riempiono il lavandino d’acqua, vi ripongono cibo o bevande per farli rimanere freddi”.

Il 61% dei presenti è minorenne, con la fascia più rappresentata che è quella di ragazze e ragazzi tra i 16 e i 17 anni: una percentuale che è cresciuta esponenzialmente se si pensa che il 15 settembre 2022 i minori presenti erano il 50%. Il motivo? “La possibilità di trasferire con maggior facilità i maggiorenni negli istituti per adulti e l’allargamento dell’uso della custodia cautelare per i minorenni, misure previste dal decreto Caivano”. Lo raccontano i dati: se nel 2023 erano state 88 (12,7% del totale) le persone uscite dall’Ipm per essere trasferite in carcere, nel 2024 questo dato è cresciuto fino a 123 (15,5% del totale).

Antigone sottolinea poi come questa situazione allarmante non sia in alcun modo giustificata da un aumento della criminalità minorile. “Nel 2023 i ragazzi denunciati e/o arrestati sono diminuiti del 4,15% rispetto al medesimo dato raccolto nel 2022. Distinguendo in base alla nazionalità, si nota come le segnalazioni di minori italiani denunciati e/o arrestati siano diminuite del 2,19%, mentre quelle di minori stranieri si sono ridotte addirittura del 5,93%”. Altro che “emergenza baby gang“.

Tra il 2022 e il 2023 tra l’altro diminuiscono le segnalazioni per rissa (-16,41%) e percosse (-16,52%) mentre crescono quelle per rapina (7,96%), lesioni dolose (1,96%) e violenza sessuale (8,25%). La metà dei reati a carico dei ragazzi in Ipm è contro il patrimonio e il 65% sono reclusi senza una condanna definitiva. “La crescita degli ingressi negli ultimi 12 mesi è fatta quasi interamente di giovani in misura cautelare”, osserva Antigone.

L’associazione dedica ampio spazio sia al tema degli psicofarmaci (qui la nostra inchiesta) sia alla situazione del “Beccaria” di Milano, un tempo istituto modello ma tornato alla ribalta nel maggio 2024 per i presunti atti di tortura ai danni dei giovani per cui sono indagati 13 agenti e otto colleghi. “Questo ha rotto il rapporto fiduciario tra personale penitenziario e comunità ristretta -scrive Antigone-. La drammaticità risultante da tali eventi ha necessariamente prodotto un cambio di clima all’interno dell’istituto, che ora sembra trovarsi in una fase di ‘decantazione’ del trauma. Le proteste e le tentate evasioni sono il sintomo di una ferita che fatica disperatamente a rimarginarsi. Nonostante i buoni propositi di ripresa del modello educativo, l’unica risposta al susseguirsi degli eventi critici è stata la progressiva chiusura”.

Su Milano incidono poi i ritardi sui lavori di ristrutturazione, l’abuso di psicofarmaci e poi -scrive Antigone- i “processi devianti che stanno avvenendo nella città di Milano connessi all’aumento della povertà, della diseguaglianza sociale, dei reati legati alla sopravvivenza e di conseguenza della sensazione di insicurezza”. Il carcere “si rivela in grado di assorbire e poi riflettere in maniera ancora più intensa le contraddizioni e le problematiche del contesto che lo circonda.

Al “Beccaria” i minori stranieri non accompagnati sono la metà della popolazione penitenziaria totale. “Tale categoria è stata spesso descritta come la principale responsabile della crisi attuale del sistema, sebbene sia in realtà la categoria in cui le fragilità si fanno più intense”. E su cui, spesso, incide ulteriormente il trasferimento improvviso in altri istituti italiani.

Emblematico il caso di M., ragazzo nato in Egitto nel 2008, raccontata nel report da Antigone. Lo scorso giugno la sua tutrice volontaria ha contattato il Difensore civico di Antigone denunciando l’improvviso trasferimento di M. dall’Ipm di Milano, dove si trovava in attesa di giudizio, a quello di Airola (Benevento). Secondo la tutrice “questo trasferimento è stato effettuato senza avvisare nessuno. Né me, né il legale, né gli assistenti sociali. Non è stato possibile salutare il ragazzo né recuperare le sue cose. Il minore ha forti fragilità psicofisiche e stava già soffrendo moltissimo la condizione di detenzione. Gli unici legami del minore sono a Milano: io e uno zio. La lontananza e l’impossibilità di vederlo potrebbero essere (anzi saranno) sicuramente per lui altamente dolorosi e peggiorativi”. Il motivo del trasferimento? Il sovraffollamento. Oggi M. è tornato a Milano. “Ma tanti ragazzi continuano a vagare da un Ipm all’altro senza che per loro si trovino soluzioni concrete”.

Per Antigone la situazione è allarmante. “Non avevamo mai visto nulla di simile -scrive l’associazione-. Nonostante la nostra lunga esperienza nel monitoraggio delle carceri italiane, è la prima volta che troviamo un sistema minorile così carico di problemi e denso di nubi. La nostra preoccupazione cresce di giorno in giorno. Non riusciamo a immaginare come potrà finire questa storia”.

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