G20 Amburgo: Fabio da più di due mesi in carcere senza accuse ben definite
- settembre 16, 2017
- in misure repressive
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Fabio resta in carcere. I dubbi restano, anzi aumentano.
Fabio Vettorel, giovane bellunese che da poco ha conosciuto la maggior età è stato arrestato a Amburgo durante le manifestazioni di contestazione al G20. Una detenzione che ha superato i due mesi in attesa del giudizio, con molte versioni accusatorie che cozzano.
Secondo i giudici tedeschi Fabio è «predisposto alla violenza» e ha subito «carenze educative». Poco importa se non è stata commissionata una perizia psicologica o se del processo non c’è nemmeno l’ombra di una data. Tanto le illazioni fatte durante il secondo appello per la convalida del fermo non hanno peso, visto che sono «transitorie e di carattere generale». Non conta niente che la madre Jamila Baroni e le persone che lo conoscono lo credano «innocente e detenuto ingiustamente». Non ha valore la sua affermazione «sono incensurato e non mi ritengo aggressivo»
Ma perché dell’arresto di Fabio e degli altri 4 giovani italiani, tuttora detenuti, se ne parla così poco qui, da noi, in Italia, con un totale disinteresse della politica e del ministro degli esteri Alfano?
A parte la stampa locale e il Tgr Veneto, i quotidiani locali che hanno dato notizia degli sviluppi giudiziari, non sembra esserci la giusta risonanza, a livello nazionale, nonstante le forti contraddizioni emerse nel caso dell’arresto e detenzione di Fabio.
In Germania invece, i dubbi crescono, tanto che non si esita a parlare di capro espiatorio.
L’interrogativo lo alza una tv tedesca, la Ndr. Fa un’inchiesta sugli scontri al summit dei potenti e ricorda come, a violenze calde, la politica chiedesse punizioni forti, col sindaco di Amburgo a metterci la faccia davanti alle telecamere. Inevitabile, guardando il reportage, chiedersi se le prese di posizione istituzionali abbiano in qualche modo influenzato la giustizia tedesca. Creando un clima da capro espiatorio.
Fabio è accusato di aver agito contro l’ordine pubblico, il tribunale lo considera implicato in gravi atti di violenza durante le manifestazioni. Secondo le ricostruzioni in sua difesa, si era semplicemente fermato per soccorrere un’altra manifestante che si era fratturata una gamba. Una forma di istintiva solidarietà dunque, come quella mostrata da Maria Rocco: bellunese come Fabio, anche lei finita dentro e poi rilasciata.
Fabio è ancora in carcere in attesa di giudizio. Le carte dei giudici tedeschi raccontano di violenze simili a quelle di una guerra civile, ma nel servizio dell’emittente Ndr fa notizia un video, girato dalla stessa polizia, in cui si vede la carica degli agenti partire rapidissima verso i manifestanti. In mezzo soltanto qualche oggetto, tra cui probabilmente un fumogeno, lanciato sulla strada.
Un video che in Germania alimenta nuove domande sul caso. Tanto che altri giornalisti vanno in carcere a intervistare Vettorel. Facendo emergere altre contraddizioni. Si veda quella tra la descrizione del giovane come affetto da carenze educative, come predisposto alla violenza, parole usate nei documenti che stanno accompagnando la sua detenzione, e il volto del bellunese quando risponde a queste parole. Con quel “non capisco su quali prove si basino”. Ma la più lampante, tra le contraddizioni, è ancora nelle immagini. Altro video della polizia durante la manifestazione che ha portato all’arresto di Vettorel: lo si vede che raccoglie un oggetto, tranquillamente. Di violenza non c’è impressione.
In più parti del verbale si legge che Fabio «era consapevole», o che «avrebbe potuto fare». Allusioni non avallate da prove. E a fronte del rigetto dell’Alta Corte Federale contro il ricorso dell’avvocato per il suo rilascio, la speranza è che le ovvietà, almeno queste, vengano riconosciute.
«La dignità umana è la cosa più importante che esiste, per me», afferma Fabio contro l’accusa dei giudici, «è per questo che ero ad Amburgo quel giorno».