Ennesimo colpo di scena, la giudice è incita e il giudizio passerà ad altro magistrato con tutto il materiale da riesaminare
La giudice tedesca Wolkenhauer è incinta e sta per andare in maternità. Pertanto il processo Vettorel è tutto da rifare. L’ennesimo colpo di scena – manco a dirlo – è scoppiato al termine dell’udienza di martedì, quando un portavoce del tribunale distrettuale di Altona si è lasciato scappare con la stampa tedesca (lo Spiegel) la notizia inerente la gravidanza della magistrata, che lei stessa aveva cercato di tenere sotto silenzio (sembrerebbe già al quinto mese) «forse perché frutto di disegni più alti?», allude il 19enne Fabio Vettorel, imputato di aver protestato contro il G20 di luglio ad Amburgo.
Non si tratta tanto di un pruriginoso dettaglio privato, ma di un vero e proprio ostacolo all’espletamento della giustizia: il Codice di procedura penale infatti prevede che in caso di impedimento (oltre alla gravidanza un incidente, una malattia), se un giudice non ha provveduto a farsi affiancare da un altro togato per tempo (con almeno 2 mesi di anticipo), va sostituito. Ma non può certo ereditare i fascicoli di un collega, altrimenti non sarebbe garantito uno dei fondamenti del giusto processo.
Di conseguenza l’intero procedimento andrà riscritto assieme ai fascicoli, all’elenco dei testimoni, al calendario delle udienze. Tutto. «Si tratta di 3 mila pagine di relazioni, di oltre 15 ore di filmati, più le foto», enumera il giovane attivista. «Ci vorranno mesi per guardare tutto il materiale raccolto. Cinque, come minimo». E luglio casca in pieno periodo vacanze. Con tutta probabilità il secondo processo Vettorel riprenderà nel mese di settembre. L’ultima udienza con la corte di attuale competenza (al fianco della giudice siedono due giudici popolari, tutti e tre dimostrano un’età inferiore ai 40 anni) si terrà martedì 27 febbraio, giorno in cui Wolkenhauer avrebbe voluto pronunciare la fatidica sentenza di condanna, questo almeno secondo la ricostruzione di Vettorel. Ma la strategia difensiva della doppietta Heinecke-Timmermann non accenna a porgere il fianco.
Nell’ultima seduta infatti ha prontamente ricordato all’accusa che dopo la sfilza di testimoni (soprattutto delle forze di Polizia intervenute la mattina del 7 luglio) invitati al banco da un’agguerrito pubblico ministero, «una dozzina» come ricorda l’attivista sotto processo, «per noi ne sono stati sentiti soltanto un paio, cosa che non ci sembra corretta visto che dovrebbe esserci un certo equilibrio tra le parti in causa prima di arrivare a un verdetto finale».
Il congedo di maternità inizierà a metà marzo. La scadenza dell’udienza più recente suggerisce che la difesa spera già di arrivare a un’assoluzione certa con il nuovo processo, che è quello a cui punta fin dall’inizio ma che sarebbe stato difficile ottenere con una magistrata che fin dalle indagini preliminari si era dichiarata a favore di una condanna dell’imputato feltrino, pur in assenza di prove.
Intanto il militante, accompagnato dalla madre Jamila Baroni, già pensa alla data del rientro a casa, a Feltre, visto che oltre a non sussistere più le misure cautelari come l’obbligo di firma o di residenza, ora non c’è più nemmeno la sfilza di udienzea cui assistere.
C’è solo da sperare che il nuovo procedimento parta con un altro approccio e che assieme a una giusta ricostruzione dei fatti, venga riconosciuto anche il diritto alla libera manifestazione del pensiero. Anche di dissenso.
Francesca Valente
da il Corriere delle Alpi