Sono state depositate le motivazioni che hanno portato alla condanna dell’ex capo dello Sco della polizia, Gilberto Caldarozzi nell’ambito del massacro poliziesco alla Diaz durante il G8 di Genova del 2001. Per la Cassazione, Caldarozzi si “è prestato a comportamenti illegali di copertura poliziesca propri dei peggiori regimi antidemocratici” e, per questo, legittimamente la magistratura di sorveglianza gli ha negato l’affidamento in prova”. Sono parole nette, pronunciate da giudici della suprema corte, e dovrebbero suscitare almeno una minima discussione su come è stata condotta la vicenda Diaz dal vertice di polizia in tutti questi anni e sull’effetto che questa condotta ha avuto sulla credibilità dell’istituzione.
Caldarozzi è stato condannato in via definitiva a tre anni e otto mesi, da scontare ai domiciliari. Non è andato in carcere perché l’indulto del 2006 ha ridotto la pena di tre anni; per i mesi residui ha chiesto l’affidamento in prova ai servizi sociali, un beneficio che può essere concesso dal giudice di sorveglianza, purché ne ritenga l’imputato meritevole sulla base di alcuni parametri giuridici e di buon senso. Il beneficio è stato negato a , che ha fatto ricorso in Cassazione, senza successo.
Il commento di Marialuisa D’addabbo, legale di parte civile. da Radio Onda d’Urto
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