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G8 Genova: L’ultima promozione

L´ultimo in ordine di tempo è Roberto Sgalla. È stato appena nominato capo della Polizia Stradale italiana. In quella notte buia di sette anni fa era il responsabile delle comunicazioni esterne della Polizia di Stato – il pierre della Ps, se perdonate il gioco di parole – , oggi sale anche lui ai vertici del ministero dell´Interno. Come tutti i suoi colleghi. E´ un fortunato destino comune, quello dei funzionari che a diverso titolo furono coinvolti nello sciagurato blitz della scuola Diaz. Il sorprendente elenco è stato fatto in aula dall´avvocato Francesco Romeo, che tutela alcuni dei no-global massacrati di botte ed arrestati con prove false durante l´irruzione del G8. Sorprendente perché la maggior parte dei super-poliziotti è imputata nel processo in corso, accusata di aver contribuito a scrivere una delle pagine più nere della storia della Polizia di Stato. Francesco Gratteri è oggi a capo della Direzione anticrimine centrale. Giovanni Luperi è responsabile del Dipartimento analisi dell´Aisi, l´Agenzia di informazioni e sicurezza interna (ex Sisde). Gilberto Calderozzi è diventato dirigente dello Sco ed è poi stato promosso dirigente superiore «per meriti straordinari» legati alla cattura di Provenzano. Vincenzo Canterini è questore e rappresenta l´Italia come ufficiale di collegamento dell´Interpol a Bucarest. Spartaco Mortola è vice-questore vicario a Torino. Francesco Colucci è prefetto. L´avvocato Romeo ha poi citato Gianni De Gennaro, che dal luglio 2001 è passato da capo della polizia a capo di gabinetto del ministero dell´Interno, quindi commissario straordinario per l´emergenza rifiuti in Campania ed infine direttore del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza. Ma il legale si è ricordato anche dell´attuale capo della polizia, il prefetto Antonio Manganelli. Che allora – anche lui tra i più alti funzionari dello Sco – non mise mai il piede a Genova. Ma che rimase in contatto telefonico con Gratteri. L´avvocato Romeo ha tirato in ballo diverse chiamate tra i due, ricostruendo i ruoli della “catena di comando” dell´operazione-Diaz. Vale la pena di ricordare che nella recente memoria conclusiva dei pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini l´attuale capo della polizia viene citato in alcune occasioni. Antonio Manganelli si era infatti presentato a testimoniare nel corso del dibattimento. I pubblici ministeri ne sottolineano però la «mancanza di equilibrio», la «partecipazione con interesse in causa, in assonanza a capziose impostazioni difensive», e definiscono la testimonianza stessa «stonata». Tornando a Roberto Sgalla, che subito dopo l´irruzione aveva giustificato il sangue sostenendo l´esistenza di «ferite pregresse» dei no-global massacrati dalla polizia, lo scorso anno aveva ricevuto il premio «Comunicazione pubblica» dal Salone europeo della comunicazione di Bologna.Nel corso della stessa udienza ha parlato anche l´avvocato Massimo Pastore, che tra gli altri tutela il giornalista inglese Mark Covell, finito in prognosi riservata per un polmone sfondato a calci dai poliziotti. Dal letto d´ospedale, Covell riuscì a dire una sola frase all´avvocato: «Do me justice». Fate giustizia. Parole che Pastore ha girato a Gabrio Barone, presidente del tribunale.