G8 Genova non è finita: archiviate le violenze delle forze dell’Ordine. il 14 giugno sentenza in cassazione per Bolzaneto
Colpo di spugna sulle violenze in divisa nelle piazze del G8 ma arrestato un manifestante latitante. Il 14 giuno sentenza sulle torture, le violene e i soprusi compiuti alla caserma Bolzaneto in Cassazione
Arrestato a Barcellona Francesco Puglisi, uno dei condannati a 14 anni di carcere per danni alle cose genovesi durante l’inferno del G8 e chiesta nello stesso giorno, dalla procura di quella città, l’archiviazione di 222 denunce per violenze sulle persone da parte di uomini con la divisa. Non potrebbe esserci asimmetria più odiosa quando, solo tre giorni prima, l’omicidio di un trentunenne romano, Stefano Cucchi, è stato derubricato a banale caso di malasanità con pene massime – e sospese – di due anni per un primario colpevole di un omicidio colposo.
Lo Stato è forte coi deboli e debole coi forti. Anzi complice.
Dunque è stato arrestato a Barcellona, in Catalogna, il trentanovenne catanese Francesco Puglisi latitante dal luglio scorso quando la Cassazione mise una pietra tombale sulle residue speranze di verità e giustizia confermando le tonnellate di anni di galera a dieci manifestanti di quel luglio. Se non è uno scambio di favori con l’apparato torturatore spagnolo che ha preteso indietro il basco Lander poco ci manca.
Puglisi è considerato un pericolo pubblico anarchico, furioso a Genova contro negozi e banche. La velina della digos lo soprannomina Gimmy Molotov. Lo hanno seguito da Catania per vie elettroniche fino in Francia e poi nello stato spagnolo grazie alla scia di un’utenza telefonica francese e a un codice Imei. Il 4 giugno lo hanno in una casa occupata, insieme alla compagna.
Contemporaneamente, ne dà notizia un quotidiano genovese, un colpo di spugna sta per passare sui cosiddetti fatti di strada del G8 del 2001 con le notifiche ai rispettivi avvocati delle richieste di archiviazione per ben 222 denunce di altrettanti manifestanti che chiedevano giustizia per essere stati pestati, oppure denunciati o arrestati senza alcun motivo o addirittura con false imputazioni. Paradossalmente la “resa” ai tempi della prescrizione porta proprio la firma di tre dei quattro pm (Petruzziello, Francesco Cardona Albini e Vittorio Ranieri Miniati) che hanno dedicato dieci anni della loro vita a individuare i responsabili della più grande sospensione dei diritti umani in Occidente dai tempi della seconda guerra mondiale – per usare la formula coniata da Amnesty – l’irruzione alla scuola Diaz e la caserma lager di Bolzaneto.
Uno dei pochi casi di violenze di strada arrivati a sentenza è quello che ha visto condannare a due anni, con la condizionale, Luca Cinti, funzionario del Reparto Mobile di Bologna, imputato di aver detto il falso nel processo a quattro poliziotti condannati in Cassazione a 4 anni per aver arrestato illegalmente due studenti spagnoli durante il G8.
E intanto si avvicina il pronunciamento della Suprema corte, previsto per il 14 giugno, anche per le torture a Bolzaneto. «Chiedo a tutti quelli potranno partecipare di portare un rossetto, una matita, un pennarello rosso col qule segnare una X sulla guancia, il segno, il marchio, col quale furono segnate le persone che furono tradotte nel lager di Bolzaneto – dice Enrica Bartesaghi, presidente del Comitato Verità e Giustizia per Genova – il marchio dei diversi, di tutti coloro che pensavano di recarsi ad una pacifica manifestazione di dissenzo e si trovarono massacrati nelle piazze, nelle strade di Genova. Alla scuola Diaz, nelle caserme di Bolzaneto e di Forte San Giuliano, uccisi in Piazza Alimonda».
Si tratta di oltre 250 parti offese, molte delle quali provenienti dalla Diaz, e di 44 condannati (molti dei quali già prescritti), tra poliziotti, carabinieri, medici ed infermieri, guardie penitenziarie.
In Italia, grazie allo sforzo di Pd e Pdl, la tortura non esiste come reato. Ed è per questo andranno in cavalleria casi di percosse, gas urticanti su ferite, minacce di stupro e di morte, perquisizioni indecenti, piercing strappati, dita divaricate, persone costrette ad abbaiare come cani, costrette a cantare canzoni fasciste, ad inneggiare al duce, a Pinochet, senza alcuna possibilità di contattare i propri familiari, i legali o le ambasciate ed i consolati per gli stranieri. Persone lasciate senza cibo, acqua, senza poter dormire, costrette in piedi con le braccia alzate per ore e ore. Desaparecidos, in balia dei peggiori rappresentanti dello Stato Italiano, nel frattempo nessuno sospeso, alcuni promossi.
Il dibattimento in Cassazione è avvenuto nel silenzio della stampa. Nel frattempo due parti civili sono decedute. Non avranno mai giustizia.
Checchino Antonini da popoff
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