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G8 Genova: Uno spiraglio di luce per la verita e la giustizia sull’omicidio di Carlo Giuliani

Il giudice del tribunale civile di Genova ha sciolto la riserva e ammette prove e testimoni indicati dalla famiglia di Carlo Giuliani, ucciso da il 20 luglio 2001 da un carabiniere a Piazza Alimoda a Genova durante il vertice del G8.

Il tribunale civile di Genova ha sciolto la riserva e ha fissato quattro nuove udienze, ammesso le prove e tutti i testimoni indicati dalla famiglia di Carlo Giuliani nel processo civile in corso sull’omicidio del ventitreenne il 20 luglio del 2001 al termine di due ore di scontri innescati dalle cariche illegittime dei carabinieri verso un corteo regolarmente autorizzato. Carlo, nella bagarre di piazza Alimonda, vide una pistola impugnata a mo’ di killer spuntare dal lunotto posteriore del defender dei carabinieri, provò a raccogliere un estintore per difendere sé e chi era lì intorno. Fu freddato dal militare ma non ci sarebbe mai stato un processo penale per chiarire la dinamica di un’azione condotta da uomini al comando di ufficiali che frequentano abitualmente i teatri della guerra permanente, dalla Somalia all’Iraq.
Dodici anni dopo, l’unica carta a disposizione di Haidi, Giuliano e della sorella Elena era proprio questo processo civile in cui saranno interrogati sia Mario Placanica, il presunto sparatore reo connfesso, sia il colonnello Fabio Cappello (che comandava i carabinieri in quella piazza).
«Non ci interessa il risarcimento – ha spiegato dopo la scorsa udienza l’avvocato Gilberto Pagani – quello che vogliamo è stabilire la verità e soprattutto le responsabilità che gravitano intorno alla morte di Carlo». Infatti, per la famiglia Giuliani, ci fu immediatamente un tentativo di depistaggio da parte di Lauro, vicequestore responsabile dell’ordine pubblico, che si fece concreto qualche minuto dopo l’omicidio.
Lui è quello che finge di inseguire un manifestante accusandolo di aver colpito Carlo con un sasso e ci sono infatti diverse foto che mostrano come la fronte di Giuliani sarebbe stata colpita, mentre era già morto o forse solo esanime proprio da un sasso che “balla”, in due diversi fotogrammi, prima sul lato destro abbastanza lontano dal corpo, poi sul sinistro, insanguinato, più vicino alla testa. Lauro, chiamato in giudizio assieme ai ministeri della Difesa e dell’Interno, ha ammesso di aver lanciato un sasso verso i manifestanti dando inizio, probabilmente, alla bagarre durante la quale la jeep in fuga si trovò per alcuni istanti con la sensazione di essere bloccata dai manifestanti.
Nella ricostruzione che sarà motivo di analisi processuale anche gli altri elementi che secondo la famiglia Giuliani non sono stati presi in considerazione nell’indagine che portò all’incredibile archiviazione del caso: dalla distanza di Carlo dalla camionetta (era a 4 metri quando viene fotografato con l’estintore in mano, alla mano che impugna la pistola puntandola ad altezza uomo ben prima dell’arrivo Giuliani sulla scena.
Il processo riprenderà perciò il 27 Gennaio 2014 per sentire Lauro e Placanica e per l’ audizione dei primi testimoni. 
Checchino Antonini da Liberazione