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Genova: Abusi su una detenuta, sospeso il direttore del carcere

Lei ricorda la casa stanza per stanza ed è in grado di descriverla nei particolari. Lui dice che è entrata solo una volta per fare delle pulizie. Lei racconta nei dettagli le minacce sottili ricevute e il fatto che alla fine ricattata ha preferito sottostare ai suoi desideri. Lui nega e dice che lei si è inventata tutto, travisando magari qualche galanteria. In Procura la definiscono «un’indagine delicata». Perché lei è una carcerata del carcere femminile di Pontedecimo ora trasferita in quello di Monza. Lui è il direttore dello stesso carcere genovese Giuseppe Comparone ed è accusato di violenza sessuale e concussione. Oltre a essere chiamata a decidere su questi reati la gip Adriana Petri dovrà vagliare nei prossimi giorni anche la richiesta di interdizione dagli incarichi formulata dai pm Alessandro Bogliolo e Vittorio Ranieri Miniati che hanno condotto le indagini e se i reati saranno confermati dalla gip intendono chiedere un faccia a faccia tra i due con incidente probatorio. I fatti risalgono al 2008 quando il direttore avrebbe convinto in tre o quattro occasioni la donna ad avere rapporti sessuali minacciandola di non poter più usufruire dei permessi di lavoro esterno. La tesi sarebbe suffragata, secondo la Procura, da diversi aspetti: primo, la donna non si è mai contraddetta. Lo ha detto la prima volta che ha sputato il rospo con gli agenti penitenziari che le chiedevano conto del fatto che non si trovava sul posto di lavoro e ripetuto poi in tre deposizioni verbalizzate dalla polizia del tribunale di Genova, quando è stata sentita come teste. La sua versione non ha mai vacillato e ha sempre sostenuto di aver acconsentito a rapporti sessuali col direttore sotto minaccia. Tra gli aspetti che confermerebbero la sua versione c’è il fatto che la donna aveva nel telefonino il numero di cellulare del direttore e anche di alcune guardie penitenziarie. Ma soprattutto la donna ricorda una gran quantità di particolari della casa in cui si sarebbero consumati i rapporti: quella del direttore che all’epoca dei fatti viveva all’interno del carcere della Valpolcevera. Particolari troppo dettagliati secondo la Procura, e non attribuibili a una visita rapida che secondo l’imputato la donna avrebbe fatto. La versione di Comparone è infatti che la donna per un certo periodo si sarebbe occupata delle pulizie all’interno del carcere e che una sola volta sarebbe entrata per pochi minuti nella casa del direttore per dare una mano a fare qualche lavoro. Così i pm ritengono che il quadro probatorio sia piuttosto forte anche perché la versione della donna di nazionalità marocchina è stata confermata dalle compagne di cella e altre persone che lavorano nel carcere. Diversi hanno detto che il direttore mostrava di avere un debole nei suoi confronti. Da qui i pm sono arrivati a formulare contro il solo direttore i reati di violenza sessuale e concussione. Ieri il gip ha deciso la sospensione per due mesi del direttore del carcere.
fonte: il manifesto