Genova: Brutali cariche contro il corteo antifascista. Sparati lacrimogeni ad altezza uomo. Giornalisti picchiati dalla polizia
- maggio 23, 2019
- in antifascismo
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Manganellate, e lacrimogeni, gli antifascisti violentemente e brutalmente caricati dalle forze dell’ordine schierati in difesa di 30 militanti di Casapound. Diversi feriti. Picchiato dagli agenti un giornalista di Repubblica
Manganellate e lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo dalla polizia la Genova antifascista scesa in piazza per manifestare contro il comizio in piazza Marsala dei neofascisti di CasaPound. Il primo evento all’aperto dei fascisti del III millenio a Genova viene vissuto come un ulteriore passo dell’escalation dell’ultradestra nella città medaglia d’oro della Resistenza.
Tre i feriti, tra cui un giornalista di Repubblica e due persone fermate.
Stefano Origone, cronista di Repubblica che stava seguendo fin dall’inizio il presidio all’inizio di via Serra è stato investito da un gruppo di poliziotti in tenuta antisommossa. Come ha raccontato lui stesso è stato ripetutamente colpito con manganellate e a calci anche quando è caduto a terra e ha urlato “Sono un gironalista”: Solo l’intervento di un ispettore della Questura di Genova che lo conosce personalmente ha interrotto l’incredibile pestaggio. Secondo le prime informazioni raccolte ha due dita rotte ad una mano e contusioni ed ecchimosi sulla testa e su tutto il corpo.
Piazza Marsala è stata blindata all’alba da grate e fugorni della polizia come ai tempi della zona rossa del G8. A poche decine di metri gli antifascisti. Oggi a difendere il “fortino” dove non dovrebbero arrivare più di 40-50 militanti di estrema destra ci sono oltre 300 agenti in tenuta antisommossa tra polizia, carabinieri e guardia di finanza.
Alle 18 in piazza Corvetto c’erano circa duemila persone. Un gruppo di diverse centinaia con davanti lo striscione “Genova antifascista” si è mosso varco il varco di grate e cellulari urlando “Via i fascisti dalla città”. La risposta della polizia è stata di rispondere con violente manganellate e lacrimogeni sparati ad altezza uomo. Il presidio antifascista è stato sospinto ad alcune decine di metri all’interno della piazza, lontano dai varchi con le grate.
Due gli antifascisti arrestati, Marco e Simone. Stamattina era atteso il processo per direttissima, non ancora iniziato. Fuori dal tribunale presidio di Genova Antifascista. I due sono accusati di lancio pericoloso di oggetti e resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Intanto la procura annuncia nuove indagini, sia contro gli antifascisti che contro la polizia.
L’aggiornamento a Radio Onda d’Urto di Cristian, compagno di Genova Antifascista. Ascolta o scarica
seguiranno aggiornamenti
La testimonianza del giornalista picchiato a Genova dalla polizia
Origone ha raccontato su Repubblica il pestaggio. Le manganellate in testa, le grida inutili, la paura di morire. Ora è ricoverato con una costola e due dita fratturate, trauma cranico e le impronte degli anfibi sulla schiena.
Ho pensato di morire, non mi vergogno di dirlo». Inizia così la testimonianza su Repubblica di Stefano Origone, il giornalista che è stato pestato dalla polizia nel corso degli scontri del 23 maggio a Genova durante il comizio di CasaPound. «Non smettevano più di picchiarmi, vedo ancora quegli anfibi neri, che mi passavano davanti al volto e, nella testa, mi rimbomba ancora il rumore sordo delle manganellate», ha scritto Origone. «Su tutto il mio corpo, che cercavo di proteggere, rannicchiato in posizione fetale, scaricavano una rabbia che non ho mai incontrato prima, che non avevo mai sentito così efferata in trent’anni di professione, sempre sulla strada».
LA PROCURA DI GENOVA APRE DUE FASCICOLI
Sui fatti di Genova la procura del capoluogo ligure aprirà due fascicoli, al momento entrambi contro ignoti: uno per resistenza, danneggiamento e lancio di oggetti pericolosi per i manifestanti che si sono scontrati con la polizia e l’altro contro il gruppo di poliziotti del reparto Mobile che ha picchiato il giornalista di Repubblica. Le ipotesi di reato sono lesioni aggravate dall’uso dell’arma, cioè il manganello, e dalla gravità delle lesioni.
«MI SONO ARRIVATI ADDOSSO, NON HO AVUTO IL TEMPO DI SCAPPARE»
Il cronista di Repubblica ha ricostruito gli attimi prima del pestaggio: «Mi trovavo in piazza Corvetto, all’angolo con via Serra, l’unica via di uscita di una piazza completamente blindata dai mezzi della polizia e dagli agenti in tenuta antissommossa», ha scritto Origone. «Era una buona posizione, per osservare i contatti tra a polizia e i manifestanti, c’erano già state cariche, ma mi sentivo tranquillo, proprio perchè alle spalle avevo la via di fuga. E poco prima la polizia era anche arretrata».
Poi è successo qualcosa che Origone, ancora adesso, non sa identificare: «Non so cosa sia scattato, non ricordo l’innesco della follia. Mi hanno detto poi che i poliziotti hanno visto un ragazzo vestito di nero e hanno lanciato la carica. So che mi sono arrivati addosso», ha scritto il cronista. «Ho cominciato a scappare, ma non ne ho avuto il tempo».
«IL MIO CORPO NON RESISTEVA PIÙ, NON RIUSCIVO A PROTEGGERMI»
Origone ha provato a dire che lui non era un manifestante: «Ho gridato con tutta la mia voce: “Sono un giornalista, sono un giornalista”». Ma è stato inutile. «Mi hanno fatto cadere e hanno cominciato a picchiare: calci, manganellate, colpi da tutte le parti». Difficile dire quanto il pestaggio sia durato. «A un certo punto», ha spiegato, «mi sono accorto che il mio corpo non resisteva più, che non riuscivo neppure più a proteggermi. Lì ho avuto paura di morire». A fermare la «follia» degli agenti è stato un altro poliziotto, «Giampiero Bove, che conosco da molto tempo»: «Si è buttato sul mio corpo, con il casco: “Fermatevi, fermatevi, cosa state facendo, è un giornalista, fermatevi”, ha gridato. Mi ha salvato», ha scritto Origone. «Gli sarò per sempre grato». Ora il giornalista di Repubblica è ricoverato con una costola fratturata, due dita della mano sinistra rotte, trauma cranico per le manganellate in testa, ecchimosi su tutto il corpo. Sulla schiena, «le impronte delle suole Vibram degli anfibi degli agenti». (da lettera43)