Per la Corte di Appello sono 44 i colpevoli degli orrori di Bolzaneto. A nove anni dai fatti la maggior parte dei reati è prescritta, ma i responsabili pagheranno comunque risarcendo le vittime – per dieci milioni di euro – e con loro dovranno rispondere anche i ministeri di Giustizia, Interno, Difesa. Soddisfazione del Comitato Verità e Giustizia
La tortura ci fu e sono colpevoli in 44 per gli orrori di Bolzaneto. E lo Stato dovrà risarcire le vittime per oltre dieci milioni di euro. La lettura della sentenza d’appello ha visto il ribaltamento del verdetto di primo grado. Anche in quella serata del luglio 2008 il responso fu atteso per una decina di ore e lasciò l’amaro in bocca, alla vigilia del settimo anniversario, l’assoluzione di ben 30 dei 45 imputati. Il reato di “tortura”, non previsto dal nostro codice penale, era stato indirettamente riconosciuto con la condanna a 5 anni per Biagio Antonio Gugliotta, sottufficiale della polizia penitenziaria. Ma dei 76 anni di prigione chiesti dalla procura ne era stato riconosciuto meno di un terzo. A nove anni dai fatti la maggior parte dei reati è prescritta, ma i responsabili pagheranno comunque risarcendo le vittime e con loro dovranno rispondere anche i ministeri di Giustizia, Interno, Difesa. Perché i “torturatori” di Bolzaneto sono poliziotti, ufficiali e carabinieri semplici, generali e guardie penitenziarie, medici e sanitari dell’amministrazione carceraria.
In appello, dunque, sono state inflitte sette condanne a complessivi dieci anni di reclusione nei confronti di quattro guardie carcerarie responsabili di falso – non prescritto – e di tre poliziotti che avevano rinunciato alla prescrizione. I sette condannati sono: il poliziotto, assistente capo, Massimo Luigi Pigozzi (3 anni e 2 mesi) che divaricò le dita di una mano, strappandone i legamenti, a uno dei fermati, gli agenti di polizia penitenziaria Marcello Mulas e Michele Colucci Sabia (1 anno) e il medico Sonia Sciandra (2 anni e 2 mesi). Pene confermate a 1 anno per gli ispettori della Polizia di Stato Matilde Arecco, Paolo Ubaldi e Mario Turco che, al termine della lettura, ha inveito contro i giudici ed è stato accompagnato fuori dall’aula: «È una vergogna. Questa non è giustizia». «Hanno messo tutti nel calderone – ha continuato fuori dall’aula – senza considerare le singole posizioni che erano ben distinte e identificabili nel processo». Turco non ha nascosto le lacrime dopo la conferma della condanna ad un anno di reclusione. «Abbiamo rinunciato alla prescrizione forti della nostra innocenza e alla fine paghiamo per tutti».
Soddisfatti stavolta Haidi e Giuliano Giuliani, Amnesty International e i pubblici ministeri Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati per i quali la sentenza potrebbe valere da deterrente in futuro. In aula era presente anche il procuratore generale Luciano Di Noto, ma anche altri pm della procura come Francesco Cardona Albini, Sabrina Monteverde e Gabriella Marino. «Un atto di sostegno – hanno detto – per i nostri colleghi, per tutto il loro lavoro di questi anni». Alla lettura della sentenza avrebbe dovuto essere presente anche l’avvocato Enzo Fragalà, il legale ucciso a colpi di bastone la settimana scorsa all’uscita del suo studio di Palermo. Il legale difendeva due imputati nel processo, due agenti dell’ufficio matricola.
Il comitato “Verità e giustizia”, animato anche dalle vittime delle violenze di quei luglio 2001, ha chiesto la sospensione per tutti gli imputati: “Il messaggio dei giudici d’appello è chiarissimo e dev’essere colto immediatamente dalle istituzioni. Tutti i condannati nelle forze dell’ordine devono essere immediatamente sospesi dagli incarichi, in modo che non abbiano contatti diretti con i cittadini; gli Ordini professionali devono agire sui propri iscritti con la sospensione: non è più possibile restare nel terreno dell’ambiguità. Se buona parte delle pene è caduta in prescrizione è solo perché in Italia non ha una legge sulla tortura (reato che per la sua gravità non prevede prescrizione), nonostante l’Italia si sia impegnata oltre vent’anni fa ad approvarne una. Il Parlamento ora non ha più scuse: la sentenza dimostra che abbiamo assoluto bisogno di quella legge”.
Prossima fermata: la sentenza d’appello per la Diaz. Anche in questo processo la procura ha chiesto condanne per tutti i 27 poliziotti coinvolti nella mattanza. Compresi i pezzi da 90.
Checchino Antonini
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