Non piace proprio a nessuno. Non alla pubblica accusa, che si è vista dare ragione solo in parte e con motivazioni tutte da esplorare. Non alle vittime, una volta di più disilluse. Naturalmente non piace ai condannati, nemmeno a quegli imputati, la maggior parte, che è andata assolta. Ma la sentenza sui soprusi e le violenze nella caserma di Bolzaneto, la prigione del G8, non piace neanche alla Procura Generale. Che a sua volta ha ricorso in appello contro la decisione del 14 luglio scorso. Il procuratore Luciano Di Noto invoca una questione di diritto, contestando la assoluzione di quattro dei responsabili dell´ufficio matricola. Secondo il procuratore generale, infatti, nel centro non ci sarebbe stata alcuna attività di verbalizzazione durante le prime fasi della detenzione. E quindi i quattro responsabili avrebbero commesso un falso. Secondo la prassi, ai fermati si doveva chiedere se volevano avvisare i parenti dell´arresto o le ambasciate e i consolati, in caso di stranieri. Nei verbali sequestrati, però, tutti gli arrestati avrebbero dichiarato di non avere paura e di non volere avvisare nessuno. Durante il processo di primo grado, insiste il procuratore, dalle testimonianze dei trattenuti sarebbe emerso l´esatto contrario. Ovvero che quella domanda non era mai stata rivolta ai fermati e che i verbali erano stati compilati in precedenza. «I punti in rilievo della nostra richiesta di appello – ha spiegato Di Noto – sono due: la domanda che non è stata posta e come è stata verbalizzata la risposta».
Fonte: La Repubblica
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